Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 17/07/2024
Progetti di ricerca comuni formazione e borse di studio
Interscambio di saperi e studenti con le università del Mediterraneo allargato, progetti di ricerca comuni per crescere insieme, formazione condivisa e più borse di studio. Sono alcuni degli obiettivi tracciati dalla ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, che ieri mattina è stata audita dalla commissione Esteri e Difesa del Senato sulla centralità del Mediterraneo nelle priorità politiche, economiche, sociali e di sicurezza dell’Italia nel quadro dell’appartenenza all’Unione europea e alla Nato. Un’audizione che è stata anche l’occasione per tracciare la linea che l’Italia intende seguire nei rapporti con il Mediterraneo allargato, e in particolare con il continente africano, anche grazie al Piano Mattei.
Sarà “il secolo dell’Africa perché in Africa ci giocheremo una parte del nostro futuro, non solo diplomatico ma economico, infrastrutturale, sociale finanziario e umano, nel senso di demografia”, ha sottolineato la ministra. Entrando nel dettaglio di temi come università e ricerca, Bernini ha voluto sottolineare come il rapporto con il Mediterraneo allargato, e in particolare con il Nord Africa, sia consolidato: “Esistono realtà, accordi di programma, di collaborazione e memorandum fatti da università pubbliche o da Federazioni di università pubbliche che hanno creato dei contesti di lavoro comune, degli scambi di studenti”. Questo grazie anche alle tante borse di studio concesse nei Paesi del Mediterraneo, di cui la gran parte extra Ue.
Di certo, ha rimarcato la ministra, l’interscambio di studenti con gli atenei nel continente africano “già esiste, ma non in maniera sistemica”. Tanto che uno degli obiettivi del Piano Mattei è proprio quello di stimolare “un interscambio di classe dirigente che, formandosi insieme, riesca a parlare la stessa lingua” sul piano economico e sociale. Questo,non solo in ambito universitario e nel settore della ricerca, “è il vero senso del Piano Mattei: creare funzionari, una classe dirigente, non rubando il capitale umano da un Paese all’altro ma formandosi insieme”. Ora dunque, grazie proprio al Piano Mattei, si tratta di “unire i puntini, che sono tanti e basati sull’utilizzo comune di infrastrutture già esistenti o da creare insieme”.
Volgendo lo sguardo più al nostro Paese – dove “il 40 per cento degli studenti frequenta le università gratuitamente” – la ministra ha insistito sulla necessità di mantenere alto “il livello dell’offerta formativa e di far rientrare, e se possibile non far più fuggire all’estero, i nostri cervelli e quelli di altri Paesi. Per farlo bisogna dare loro ‘una ragione e la ragione per tornare sono le infrastrutture di ricerca”. I ricercatori, ha concluso con una battuta, sono come le rondini “seguono, i progetti di ricerca” e dunque “non basta dare loro uno sgravio fiscale, chiudendoli in una stanzetta con un computer”. Hanno invece bisogno di “interfacciarsi con la comunità internazionale e per questo noi puntiamo moltissimo sulle infrastrutture di ricerca”.