Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 12/07/2024
I dati della relazione dell’Arera
Dopo la crisi energetica scatenata dall’invasione russa in Ucraina, e la conseguente diminuzione delle importazioni di gas da Mosca, è evidente una recuperata centralità del Mediterraneo per quel che riguarda l’approvvigionamento e la sicurezza energetica non solo dell’Italia ma dell’intera Unione europea. E’ uno degli elementi emersi con forza l’altro ieri nel corso della presentazione della Relazione al Parlamento dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente Arera. Il presidente Stefano Besseghini, nell’illustrare i dati contenuti nella relazione ha ricordato come “in presenza della fornitura russa, abbondante e a basso costo, lo sguardo dell’Europa verso il Mediterraneo era inevitabilmente uno sguardo residuale e concentrato, al più, sulla possibilità di coinvolgere questi Paesi in iniziative di decarbonizzazione spesso di dubbia sostenibilità rispetto alle loro esigenze di sviluppo”.
Il cambio di asse nella fornitura di gas e l’evoluzione del ruolo del Gnl, secondo Arera, permettono di “rilanciare un nuovo protagonismo del Mediterraneo: certamente il Mediterraneo non è tutto in Europa ma l’Europa non può fare a meno di tutto il Mediterraneo”. Alla luce di questo, per il presidente, “è facile immaginare come una maggiore presenza dell’Unione Europea nel Mediterraneo, non solo finalizzata agli approvvigionamenti energetici, possa aprire ad una logica di sviluppo integrato, industriale, sociale ed economico di cui tutta l’Europa non potrebbe che trarre benefici”. Un cambio di visione testimoniato anche dai dati. Nel 2023 i Paesi dell’Ue hanno importato 155 mld m3 di gas via tubo (-48 mld m3) con un calo del 24 per cento determinato principalmente dalla riduzione delle importazioni dalla Russia e dalla Norvegia.
Quest’ultima, tuttavia, è rimasta il principale fornitore via gasdotto per l’UE, con il 54 per cento della fornitura totale, mentre l’Algeria ha rappresentato il 19 per cento e la Russia il 17 per cento. Si sono registrati aumenti marginali nella quota di fornitura da parte dei restanti fornitori: l’Azerbaigian è aumentato dal 6 per cento nel 2022 al 7 per cento nel 2023 e la Libia dall’1 per cento al 2 per cento. Di contro è cresciuta, seppur di poco, l’importazione di Gnl in Europa, arrivata a 134,3 mld m3 (+2,7 per cento rispetto al 2022), principalmente in arrivo dalle Americhe, (50 per cento) seguite da Africa (19 per cento), Russia (13 per cento) e Medioriente (14 per cento).
A livello nazionale la provenienza del gas importato nel 2023 vede diversi Paesi con quantitativi importanti: 25,5 mld m3 dall’Algeria, 10 mld m3 dall’Azerbaigian, 6,8 mld m3 dal Qatar, 5,3 mld m3 dagli Stati Uniti, 6,6 mld m3 da Norvegia e Olanda, 2,5 mld m3 dalla Libia e i restanti 2 mld m3 da altri Paesi. Nel 2023 circa 14,5 mld m3 sono giunti via nave: l’88 per cento di tutto il Gnl importato è giunto da Qatar, Algeria e Stati Uniti, che nel 2021 contavano insieme per il 94 per cento. Da questi dati emerge come la sostituzione del gas russo sia avvenuta in parte aumentando i quantitativi di gas che giungono in Italia via tubo dagli altri paesi con cui l’Italia è collegata (principalmente quelli dall’Algeria e dall’Azerbaigian) e in parte accrescendo la quota di gas naturale liquido che arriva in Italia attraverso le navi metaniere. Infatti le importazioni di Gnl sono aumentate quasi del 70 per cento in due anni.