ATTACCO A DAMASCO, TROPPI FRONTI PER ISRAELE: RISCHIO ESCALATION

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 03/04/2024

Il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha dichiarato che il bombardamento israeliano “non rimarrà senza risposta”

L’attacco attribuito a Israele contro un edificio dell’ambasciata dell’Iran a Damasco, in Siria, in cui sono morte almeno 11 persone, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi, comandante della Forza Qods dei Guardiani della rivoluzione islamica (i cosiddetti Pasdaran) in Siria e Libano, rischia seriamente di aprire un nuovo fronte del conflitto in corso nella Striscia di Gaza. Il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha dichiarato che il bombardamento israeliano “non rimarrà senza risposta”, mentre il ministro degli Esteri, Hosseiin Amir-Abdollahian, ha recapitato “un messaggio importante” agli Stati Uniti, ritenuti “responsabili” dei “crimini terroristi” dello Stato ebraico. La guida suprema della Repubblica islamica, Ali Khamenei, ha promesso che Israele “si pentirà di questo crimine”. Se per l’Unione europea “un’ulteriore escalation nella regione non è nell’interesse di nessuno”, gli Stati Uniti, da parte loro, hanno comunicato all’Iran di “non essere coinvolti” né di essere stati precedentemente a conoscenza dell’attacco sferrato da Israele.

Intanto, dopo settimane di tregua, un attacco di un drone attribuito alle milizie irachene filo-iraniane in Siria ha preso di mira una base militare degli Stati Uniti ad Al Tanf, nel governatorato di Homs, vicino al confine con l’Iraq e la Giordania. “Agenzia Nova” ne ha parlato con Giuseppe Dentice, analista del Centro studi internazionali (CeSI). Il bombardamento israeliano, secondo Dentice, ha valenza simbolica e politica. “Simbolica perché non è stato colpito un target casuale, ma l’ambasciata iraniana, e tra le vittime vi è un alto rappresentante dei Pasdaran che è di fatto l’anello di collegamento tra la sovrastruttura iraniana e il regime di Bashar Assad. Politica perché fa capire quanto gli israeliani puntino a ripristinare la loro capacità di deterrenza”, afferma l’analista, rilevando un tentativo israeliano di ampliare il fronte della guerra in corso a Gaza. “Sta succedendo in Libano, dove Israele non colpisce più solo le aree intorno alla Linea Blu, ma addirittura la valle di Baalbek che è nell’entroterra e più a nord. Sta succedendo in Siria, dove i raid israeliani qualche giorno fa avevano colpito Aleppo e adesso sono tornati a Damasco”.

Secondo Dentice, l’obiettivo di Israele è spingere Pasdaran e Hezbollah “a produrre una reazione fuori luogo e non calcolata, che possa quindi condurre ad una azione, poi legittima, israeliana per controbattere e lanciare un attacco contro il regime di Teheran”. L’esperto del CeSI invita a riflettere su quanto questo tipo di azioni siano effettivamente frutto di una strategia militare o, piuttosto, di scelte dell’apparato politico per trascinare gli Stati Uniti nel conflitto. Uno scenario comunque molto rischioso. “La guerra a Gaza non è finita. La situazione in Cisgiordania è una polveriera. Aprire più fronti simultanei rischia di esporre la sicurezza israeliana a più minacce contemporanee che non sono tutte gestibili allo stesso modo dall’esercito o dall’apparato di sicurezza israeliano. Questo tipo di situazioni possono avere anche delle controindicazioni. Se la scommessa di Israele è ottenere l’appoggio americano, che presumibilmente ci sarà, bisogna dire che gli ultimi sviluppi, anche a Gaza, hanno dimostrato che questa fiducia non è più incondizionata”, riferisce ancora Dentice. Nella prospettiva di lungo di periodo, aggiunge l’esperto, Israele sembra puntare su un cambio alla Casa Bianca. “Quella israeliana è una scommessa ambiziosa, che può avere delle ripercussioni se non attentamente calcolate” conclude Dentice.

Le autorità di Israele intanto ammettono di aver commesso un “tragico errore” nell’attacco aereo che ha ucciso “involontariamente” sette cooperanti della Ong statunitense World Central Kitchen (Wck), inclusi quattro cittadini stranieri, mentre consegnavano aiuti alimentari a civili nella Striscia di Gaza. “Può succedere in guerra”, ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, promettendo di “verificare fino in fondo i fatti”. L’emittente televisiva statunitense “Cnn” ha ottenuto video che riprenderebbero i corpi senza vita dei cooperanti dopo un attacco aereo israeliano a Deir al Balah. Nel video vengono esibiti anche un passaporto britannico, uno australiano e uno polacco.

Le Forze di difesa di Israele (Idf) hanno poi ammesso la responsabilità dell’attacco. “Come esercito professionale impegnato nel rispetto del diritto internazionale, ci impegniamo a esaminare le nostre operazioni in modo approfondito e trasparente”, ha affermato il portavoce militare delle Idf, Daniel Hagari, esprimendo “sincero dolore” per l’episodio in cui sono stati uccisi operatori internazionali. “Israele dovrebbe fare di più per proteggere le vite dei civili innocenti”, ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken a Parigi, chiedendo una “indagine indipendente” sull’uccisione dei cooperanti. Anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha chiesto un’indagine sull’attacco aereo israeliano. Condanne sono arrivate anche dall’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.