Burkina Faso: Mosca e il Mali in campo contro un possibile golpe

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 21/06/2024

Vacilla, ancora una volta, il fragile equilibrio su cui si regge il Burkina Faso dopo il doppio colpo di Stato che nel 2022 ha portato al potere il colonnello Ibrahim Traoré. L’ufficiale militare e presidente di transizione del Paese rischia di essere bersaglio di un’ennesima azione di forza da parte dell’esercito, nei cui ranghi serpeggia il malumore, e per questo sarebbe stato tratto in luogo sicuro dal suo servizio di sicurezza. A dirlo sono diverse fonti della sicurezza citate dal quotidiano “Le Monde”, che nel ricostruire alcuni eventi degli ultimi giorni solleva interrogativi sul futuro dell’attuale giunta militare.

Da mercoledì scorso, fatta eccezione per una rapida apparizione pubblica, Traoré si è fatto più discreto, dando forza alle voci di un possibile ammutinamento di parte dell’esercito. A difendere la sua persona, ha rivelato l’emittente “Rfi”, sarebbero già arrivati nella capitale Ouagadougou tra gli 80 e i 120 militari maliani e mercenari russi dell’ex gruppo Wagner, ora integrati nell’Africa Corps sotto il controllo del ministero della Difesa di Mosca. I siti specializzati nel tracciamento dei voli hanno confermato che un aereo noleggiato dalla compagnia russa Abakan Air – un Ilyushin (II-76), velivolo da trasporto militare in grado di ospitare un gran numero di uomini e grandi quantità di equipaggiamenti – ha viaggiato quattro volte da Gao, nel nord del Mali, a Ouagadougou, tra sabato 15 e lunedì 17 giugno, per poi effettuare diverse rotte tra Bamako e Ouagadougou tra lunedì 17 e martedì 18 giugno. Secondo la ricostruzione dei media locali, il colonnello Traoré sarebbe stato fatto uscire segretamente da palazzo Koulouba (sede della presidenza) di Ouagadougou la scorsa settimana, nel quadro di un protocollo di emergenza attivato dopo l’attacco jihadista di Mansila (al confine con il Niger) del 12 giugno e la sparatoria avvenuta l’indomani nei pressi dell’edificio dove Traoré si trovava.

La sparatoria, secondo le fonti, avrebbe coinvolto membri della guardia presidenziale di Traoré, l’unità militare che si è resa protagonista di entrambi i colpi di Stato condotti nel Paese, il primo il 23 gennaio 2022 per deporre l’ex presidente Roch Marc Christian Kaboré, il secondo il settembre successivo per rovesciare il colonnello – a sua volta golpista – Paul- Henri Sandaogo Damiba. L’incidente ha causato anche danni ad alcuni veicoli e macchinari parcheggiati nel cortile, e per accertarsi dell’accaduto sul posto è rapidamente arrivata una delegazione governativa guidata dal ministro della Comunicazione, della Cultura, delle Arti e del Turismo, Jean Emmanuel Ouedraogo. Considerato uno degli attacchi più gravi subiti dalle forze armate del Burkina Faso, l’attacco di Mansila è stato definito da alcune fonti della sicurezza interpellate da “Le Monde” la goccia che ha fatto traboccare il vaso del già precario equilibrio militare del Paese.

Mentre furiosi combattimenti a colpi di arma da fuoco fervevano intorno al campo militare della città, infatti, iniziava a girare voce di un possibile ammutinamento di parte dell’esercito e sui social compariva un documento intitolato “Appello a tutti i soldati”, che chiedeva a tutti i “militari e combattenti patriottici” di “restare mobilitati per porre fine a questo regime”. Il documento viene attribuito a figure dei Volontari della Patria (Vdp), l’unità di autodifesa formata da privati cittadini che affiancano l’esercito nella lotta al terrorismo, e si rivolge a militari di ogni ordine e grado (Vdp, polizia, gendarmi). Secondo una fonte della sicurezza citata da “Le Monde”, delle vere e proprie trattative sarebbero tuttora in corso all’interno dello stesso esercito allo scopo di organizzare un nuovo colpo di Stato. A sostegno di questa tesi vanno i numerosi rapimenti ed arresti di più esponenti dell’esercito, appartenenti a diversi corpi d’armata, che hanno contribuito ad aumentare il livello di frustrazione e rabbia tra i ranghi militari.

Nel Paese, del resto, la lista dei colpi di Stato – riusciti o tentati – è lunga. Il 26 settembre del 2023 uno sventato golpe ha portato all’arresto di diversi ufficiali della gendarmeria, così come il 20 gennaio scorso un’altra tentata azione di forza ha coinvolto ufficiali militari in funzione, radiati, civili ed attivisti. Oltre all’episodio del 12 giugno, spari vicino alla presidenza di Ouagadougou erano già stati registrati lo scorso 17 maggio, sollevando preoccupazioni sulla stabilità del governo militare al potere. Gli episodi dell’ultima settimana hanno anche dato chiara dimostrazione degli impegni che Burkina Faso, Mali e Niger – stretti nell’Alleanza dei Paesi del Sahel (Aes) – hanno assunto per una reciproca difesa.

Se l’avvicinamento a Mosca ed il sodalizio regionale sono da tempo elementi palpabili nelle manifestazioni pro-giunta tenute all’indomani di sventati golpe a Ouagadougou, dove campeggiano bandiere di Mali, Niger e Russia, l’arrivo in Burkina Faso di un centinaio di militari maliani e mercenari Africa Corps è una concreta espressione di difesa territoriale allargata ad un Paese alleato. L’operazione testimonia il sempre minor controllo che i militari al potere in Burkina Faso riescono ad esercitare sul loro territorio, per più del 60 per cento in mano alle scorribande jihadiste, oltre che del difficile esercizio dell’autorità che i giovani leader militari sono chiamati ad imparare, rimanendo di fatto esposti alle mutevoli ambizioni ed alle forti insoddisfazioni dei generali d’armata.