Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 05/06/2024
Visita congiunta in piena campagna elettorale della premier Giorgia Meloni con il primo ministro albanese, Edi Rama, a Shengjin e Gjader, le due aree selezionate attraverso il protocollo di collaborazione tra i due Paesi
Una visita ai cantieri delle strutture per l’accoglienza dei migranti, nonostante le polemiche sui costi e sui ritardi: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ci mette la faccia e, nel culmine della campagna elettorale per le europee che si terranno domenica, si recherà oggi in Albania per una visita congiunta con il primo ministro albanese, Edi Rama, a Shengjin e Gjader, le due aree selezionate dal protocollo di collaborazione in materia migratoria.
L’accordo siglato fra Italia e Albania è certamente una delle bandiere del governo Meloni che, in più di un’occasione ha definito tale protocollo come “innovativo” e possibile “modello di esempio” per gli altri Paesi dell’Ue intenzionati seriamente ad affrontare il dossier migratorio. Al contempo, tuttavia, non sono mancate le polemiche: prima quelle sollevate dalla sinistra europea contro Rama, evidentemente accusato di fornire “una sponda” a una rivale in ascesa; poi quelle dell’opposizione albanese che ha contestato la legittimità dell’accordo a livello costituzionale, uno scenario scongiurato dalla Consulta di Tirana; e, più recentemente, quelle sollevate dal Partito democratico al seguito di una missione parlamentare in Albania, al termine della quale si è parlato dei costi eccessivi dei lavori, oltre che dei ritardi visto che, ufficialmente, i cantieri si sarebbero dovuti chiudere il 20 maggio, una scadenza poi slittata a novembre. Infine, il presunto cambiamento di rotta di Rama, smentito dallo stesso premier albanese ma che comunque ha posto alcuni dubbi sul progetto.
È in questo contesto certamente non semplice, e con non pochi detrattori da convincere, che Meloni ha deciso di recarsi in Albania e visitare i cantieri dei due centri. L’intento è, evidentemente, rinsaldare il rapporto con Rama, che da parte sua è stato ben rapido nello smentire le dichiarazioni in cui, di fatto, si definiva il protocollo come un completo fallimento.
Per la premier, che sulla questione migratoria ha incentrato gran parte della sua attività di governo in politica estera, è fondamentale ribadire il sostegno al progetto – perlomeno in questa fase in cui le attività dei centri non sono ancora iniziate –, in particolare visto l’appropinquarsi delle elezioni europee.
Bruxelles, e più nello specifico i vari vertici europei susseguitisi negli ultimi due anni, sono stati il principale terreno di confronto per Meloni sul dossier migratorio e il vero successo della premier è stato proprio “riportare” questo tema al centro dell’agenda dell’Ue, e questo grazie anche alla sponda offerta dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Date tali premesse si comprende perché la premier abbia deciso di fare uno “strappo alla regola” ed effettuare una visita, seppur rapida, all’estero prima dell’appuntamento elettorale di domenica.
Il protocollo Italia-Albania siglato lo scorso 6 novembre prevede che il Paese balcanico ospiti delle strutture di accoglienza per i migranti intercettati durante gli attraversamenti nel Mediterraneo e le attività di soccorso in mare. Nelle due strutture ricettive, situate a Shengjin e Gjader, si applicherà la giurisdizione italiana. A Shengjin, città portuale nell’area nord occidentale dell’Albania, verrà realizzato il centro di prima ricezione per le procedure di sbarco e identificazione. In questa sede opereranno gli agenti di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, che saranno impiegati nelle attività di identificazione e fotosegnalamento dei migranti. La seconda struttura sorgerà invece a Gjader, ancora più a nord, e funzionerà come un Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr). In questa sede verranno trasferite tutte le persone considerate come “non vulnerabili”: richiedenti asilo a cui verranno applicate le procedure di frontiera, ma anche persone che non hanno presentato domanda di asilo o alle quali è stata respinta. Ovviamente, nell’ultimo caso, tali persone resteranno a Gjader in attesa della loro espulsione in Paesi terzi o nei loro Stati di origine.