Ciad, dopo il Niger gli Usa rischiano di perdere avamposto strategico per la lotta al terrorismo

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 29/04/2024

Dopo il Niger, gli Stati Uniti potrebbero presto dover rinunciare ad un altro avamposto strategico per il contrasto al terrorismo nella regione del Sahel. Fonti del Pentagono citate dal “New York Times” han – no infatti riferito che già nei prossimi giorni gli Usa ritireranno 75 uomini delle forze speciali dell’esercito di stanza nella capitale ciadiana, N’Djamena. Secondo le stesse fonti, tuttavia, se la decisione di lasciare il Niger è “definitiva”, l’auspicio del Pentagono è di rilanciare colloqui sulla cooperazione militare con il Ciad subito dopo le elezioni che si terranno nel Paese il prossimo 6 maggio.

La notizia di un’imminente partenza del contingente militare Usa dal Ciad circolava già da alcune settimane, e sembrerebbe ora trovare conferma in una lettera indirizzata dal governo di N’Djamena ai vertici militari Usa, in cui si minaccia di porre fine all’accordo di sicurezza con Washington, tuttora in vigore. La lettera, scrive il “Nyt”, non chiede direttamente alle forze armate Usa di lasciare il Ciad, ma limita la richiesta alla sola task force per le operazioni speciali che opera da una base militare ciadiana nella capitale N’Djamena e funge da importante “hub” per il coordinamento delle missioni di addestramento e consulenza militare Usa nella regione.

Attualmente circa 75 “berretti verdi” del 20mo gruppo delle forze speciali, un’unità della Guardia nazionale dell’Alabama, prestano servizio nella task force. La lettera, secondo il “Nyt”, è stata inviata dal capo di Stato maggiore dell’aeronautica del Ciad, Idriss Amine, e avrebbe colto di sorpresa i diplomatici e gli ufficiali militari statunitensi, anche perché non è stata inviata attraverso i canali diplomatici ufficiali. Una mossa che, secondo alcuni funzionari, potrebbe essere una tattica negoziale di alcuni membri dell’esercito e del governo ciadiano per fare pressione su Washington affinché raggiunga un accordo più favorevole prima delle elezioni di maggio.

Salvo sviluppi diplomatici dell’ultimo minuto, le truppe Usa dovrebbero iniziare a lasciare il Paese già a partire dal prossimo fine settimana, e completare la partenza verso la Germania (dove ha sede il quartier generale del Comando Usa per l’Africa, Africom) entro il primo maggio. Sebbene la Francia, ex potenza coloniale della regione, abbia una presenza militare molto più ampia in Ciad, anche gli Stati Uniti hanno fatto affidamento sul Paese come partner fidato per la sicurezza. La guardia presidenziale del Ciad è infatti una delle meglio addestrate ed equipaggiate nel Sahel.

Il Paese ha inoltre ospitato esercitazioni militari condotte dagli Usa e costituisce un partner importante nello sforzo che ha coinvolto diversi Paesi nel bacino del lago Ciad per combattere il gruppo jihadista nigeriano Boko Haram. “Il Comando Usa per l’Africa continua a impegnarsi nella costruzione di partenariati duraturi con il Ciad e altre nazioni africane nel Sahel per affrontare le preoccupazioni reciproche in materia di sicurezza e per contribuire a promuovere un futuro pacifico e prospero nella regione”, aveva affermato il generale Michael Langley, capo dell’Africom, durante una visita in Ciad a gennaio. In quel frangente, Langley aveva incontrato il generale Abakar Abdelkerim Daoud, capo di Stato maggiore militare del Ciad, e altri leader militari della giunta di N’Djamena, con cui aveva discusso delle sfide alla sicurezza regionale e degli sforzi del Ciad per contrastare l’estremismo violento nel Sahel.

La notizia del ritiro dei militari statunitensi dal Ciad giunge dopo che la scorsa settimana l’amministrazione Usa ha dovuto accettare la richiesta, da parte della giunta militare del Niger, di ritirare il proprio contingente di oltre 1.100 uomini dal Paese. Una decisione che segue l’annuncio con cui, lo scorso 16 marzo, la giunta di Niamey ha interrotto “con effetto immediato” l’accordo di cooperazione militare firmato con gli Stati Uniti nel 2012. Decisivi, in tal senso, si sono rivelati i colloqui intercorsi tra le parti – gli ultimi la scorsa settimana a Washington tra il vicesegretario di Stato Usa, KurtCampbell, e il primo ministro nigerino Ali Lamine Zeine – da cui è emerso che una delegazione statunitense si recherà presto a Niamey per definire un calendario per il ritiro.

La partenza dei militari statunitensi in entrambi i Paesi avviene nel momento in cui il Niger, così come i vicini Mali e Burkina Faso (tutti Paesi teatri di colpi di Stato negli ultimi quattro anni), si stanno allontanando dall’orbita occidentale e stanno formando partenariati con la Russia. Sebbene il Ciad – che da tre anni è guidato da una giunta militare con a capo Mahamat Deby Itno, figlio dell’ex presidente Idriss Deby Itno, ucciso dai ribelli nell’aprile 2021 – sia stato finora risparmiato dalla penetrazione russa, numerosi osservatori considerano il Paese come il prossimo obiettivo di Mosca e dei paramilitari dell’ex gruppo Wagner (ora ribattezzato Africa Corps) nella sua strategia di penetrazione in Africa. Un allarme in tal senso era stato lanciato lo scorso anno dal “New York Times” che, citando fonti di intelligence, aveva riferito che gli Usa avrebbero avvertito il presidente Deby di un possibile complotto di mercenari russi per uccidere lui e tre esponenti di alto livello della giunta militare al potere a N’Djamena. Mosca, secondo le stesse fonti, sosterrebbe i ribelli ciadiani – già responsabili dell’ucci – sione del presidente Idriss Deby Itno – che si ammassano nella vicina Repubblica Centrafricana, a sua volta già saldamente dell’orbita russa.