Pubblicato da – Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 03/07/2024
Potrebbe essere vicina ad una svolta la lunga crisi diplomatica che da mesi vede protagoniste Etiopia e Somalia, ai ferri corti dopo il controverso memorandum d’intesa firmato a gennaio dal governo di Addis Abeba con l’autoproclamata repubblica del Somaliland, per ottenere l’accesso al Mar Rosso in cambio del riconoscimento dell’indipendenza di Hargheisa.
Lunedì primo luglio iministri degli Esteri dei due Paesi, rispettivamente l’etiope Taye Atske-Selassie e il somalo Ahmed Moallim Fiqi, si sono infatti incontrati ad Ankara, alla presenza del capo della diplomazia turca Hakan Fidan, grazie alla cui mediazione hanno concordato di proseguire il dialogo e di riunirsi nuovamente ad Ankara il prossimo 2 settembre.
I due ministri, si legge in un comunicato diffuso dal ministro degli Esteri etiope, hanno avuto colloqui “franchi, cordiale e lungimiranti” volti a risolvere le divergenze e hanno “esplorato le prospettive per risolverle in un quadro reciprocamente accettabile”.
I colloqui di Ankara rappresentano una svolta per certi versi attesa, dal momento che la scorsa settimana, dopo mesi di toni accesissimi che avevano lasciato presagire il peggio, il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud aveva dichiarato – a sorpresa – che la Somalia non intende impedire all’Etiopia di avere accesso al Mar Rosso, ma chiede che questo avvenga nelle stesse modalità di cooperazione con cui viene garantito ad altri Paesi, e non accetterà alcuna soluzione che vada oltre questi termini.
“Se l’Etiopia vuole avere l’accesso al mare della Somalia, noi lo accogliamo con favore, ma vogliamo che abbia accesso allo stesso modo in cui l’Uganda ha accesso al mare del Kenya, allo stesso modo in cui Burundi e Ruanda hanno accesso al mare della Tanzania, ed allo stesso modo in cui la Somalia ha accesso al mare di Gibuti”, aveva detto Mohamud in un discorso pronunciato a Mogadiscio sul rafforzamento della cooperazione regionale nella comunità dell’Africa orientale (Eac).
Dichiarazioni che hanno finito per scatenare la rabbia dell’opinione pubblica somala e reazioni indignate sui social media. Firmato lo scorso primo gennaio dal primo ministro etiope Abiy Ahmed e dal leader del Somaliland, Muse Bihi Abdi, il memorandum d’intesa prevede la concessione all’Etiopia 20 chilometri di terra lungo la costa del Golfo di Aden del Somaliland per un periodo di almeno 50 anni, in cambio del riconoscimento dell’indipendenza di Hargheisa e di una sua partecipazione nella compagnia di bandiera etiope, Ethiopian Airlines.
Per Addis Abeba l’intesa rappresenterebbe un punto di svolta significativo per l’interscambio commerciale etiope, offrendo una preziosa via commerciale alternativa al porto di Gibuti, da cui dipende oggi per oltre l’85 per cento delle sue importazioni ed esportazioni.
L’intesa ha tuttavia scatenato una crisi diplomatica fra Etiopia e Somalia, che lo considera un’aggressione alla sua sovranità, e ha finito per coinvolgere attori regionali, in primis appunto la Turchia.
Nel tentativo di consolidare le relazioni con Paesi amici, e di tutelarsi da una temuta azioneminaccia etiope, a fine febbraio il governo di Mogadiscio ha così firmato un accordo di cooperazione militare con Ankara che prevede l’adde – stramento e la fornitura di attrezzature alla Marina somala, consentendo alla Somalia di proteggere le sue acque territoriali da minacce come il terrorismo, la pirateria e le “interferenze straniere”.
Per la Turchia, d’altro canto, l’accordo è un passaggio cruciale per assicurarsi un posto in prima fila all’imbocco del Mar Rosso, dove sta cercando nuove opportunità commerciali dopo l’esclusione dal Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec), lanciato in occasione del vertice G20 di Nuova Delhi del settembre scorso.