Gaza, i negoziati sono in stallo dopo l’approvazione della risoluzione Onu

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 27/03/2024

Proseguono gli scontri tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas

A un giorno dall’approvazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco immediato a Gaza, la situazione nella Striscia è rimasta invariata: gli scontri tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas proseguono, mentre i negoziati indiretti ospitati a Doha, la capitale del Qatar, sono in fase di stallo. Il governo israeliano ha infatti deciso di richiamare la sua delegazione di negoziatori dalla capitale qatariota, accusando Hamas di avere avanzato delle “richieste deliranti”. L’ufficio del primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha riferito che la decisione del movimento islamista di rifiutare un compromesso promosso dagli Stati Uniti è “una chiara prova del fatto che non è interessato a continuare i colloqui”, nonché “una triste testimonianza dei danni causati dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.

Secondo un funzionario diplomatico israeliano citato dai media in lingua ebraica, Hamas ha rifiutato la proposta di un ritorno graduale dei cittadini palestinesi nel nord di Gaza, in quanto vorrebbe ottenere invece un ritorno immediato, con il ritiro completo delle Forze di difesa israeliane (Idf) dalla Striscia, e non avrebbe nemmeno affrontato la questione del rilascio degli ostaggi. Secondo il ministero degli Affari esteri del Qatar, i negoziati non sono tuttavia sospesi, ma proseguono attraverso il dialogo dei team tecnici. Inoltre, una parte della delegazione israeliana si troverebbe ancora a Doha, secondo quanto riferito dal quotidiano israeliano “Haaretz”. Nel frattempo, il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, si è recato in Iran per incontrare i leader della Repubblica islamica.

Parlando da Teheran, dove ha incontrato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, Haniyeh ha affermato che la risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza Onu evidenzia “l’isolamento senza precedenti” di Israele, pur recriminando alcune “lacune” nel testo approvato. “Nonostante tutte le pesanti spese, il regime sionista (Israele) non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi militari e oggi sta perdendo sostegno politico e internazionale”, ha osservato il capo dell’ufficio politico di Hamas. “Gli Stati Uniti non hanno il potere di imporre la propria volontà alla comunità internazionale. Questo dimostra la forza della resistenza islamica e del popolo palestinese”, ha aggiunto Haniyeh, sottolineando che “la battaglia dell’operazione Alluvione di Al Aqsa (l’attacco lanciato da Hamas contro Israele il 7 ottobre scorso) continua”.

Intanto, secondo quanto emerge dagli ultimi sviluppi sul campo di battaglia nella Striscia di Gaza, Israele prosegue l’assedio dell’ospedale Al Shifa, a Gaza City, dove oggi circa 30 palestinesi sono stati uccisi da un bombardamento delle Forze di difesa israeliane (Idf) che ha colpito un’abitazione nelle vicinanze della struttura medica. Ma le operazioni militari delle Idf continuano anche nel sud della Striscia, in particolare nell’area dell’ospedale Al Amal di Khan Yunis, da dove pazienti e personale sanitario sono stati evacuati, come riferito dalla Mezzaluna rossa palestinese. Inoltre, nella zona di Rafah, sempre nell’area meridionale della Striscia di Gaza, sono state uccise 18 persone nella sola giornata di oggi, mentre si continua a temere la potenziale invasione di terra delle Forze israeliane, in una zona che accoglie circa 1,5 milioni di sfollati palestinesi. “Oggi Rafah è irriconoscibile a causa della congestione, delle tende agli angoli delle strade e dei terreni sabbiosi.

La gente dorme per strada, negli edifici pubblici, in qualsiasi altro spazio vuoto disponibile”, ha affermato il portavoce del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), James Elder. “Gli standard globali per le emergenze umanitarie dicono che un bagno dovrebbe essere utilizzato da un massimo di 20 persone. A Rafah c’è circa un bagno ogni 850 persone. Per le docce, il numero è quattro volte superiore: una doccia ogni 3.600 persone”, ha proseguito il portavoce, spiegando che “si tratta di un’infernale mancanza di rispetto per i bisogni umani fondamentali e per la dignità”. Gli stessi standard, ha aggiunto Elder, “dicono che le persone hanno bisogno di 15 litri d’acqua a testa, ogni giorno, e un minimo assoluto di tre litri solo per sopravvivere”. “Quando sono stato qui a novembre, le famiglie e i bambini della Striscia di Gaza facevano affidamento su tre litri o meno di acqua al giorno per persona.

Oggi, in media, le famiglie intervistate hanno accesso a meno di un litro di acqua sicura per persona al giorno”, ha concluso il portavoce dell’Unicef. Non si placano le tensioni nemmeno sul secondo fronte della guerra, quello al confine tra Libano e Israele. Il movimento palestinese Jihad islamica ha annunciato che un miliziano delle Brigate Al Quds, il braccio armato del gruppo, è stato ucciso in un presunto bombardamento delle forze israeliane nel sud del Libano. Il partito sciita libanese filo-iraniano Hezbollah ha invece annunciato la morte di un suo combattente, il 248esimo dall’8 ottobre 2023 quando, all’indomani dell’attacco del movimento islamista palestinese Hamas contro lo Stato ebraico, sono cominciati gli scontri tra lo stesso movimento sciita e le Idf lungo il confine israelo-libanese, che hanno ucciso ad oggi almeno 326 persone in Libano e causato decine di migliaia di sfollati da entrambi i lati della frontiera. Oggi un attacco rivendicato dalle Idf ha inoltre colpito per la terza volta l’area nei pressi del distretto di Baalbek, situato nella zona orientale del Libano vicina al confine con la Siria e a circa 100 chilometri di distanza dalla frontiera israeliana, accrescendo le preoccupazioni di un eventuale allargamento del conflitto.