Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 25/05/2024
II l ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), Adolfo Urso, si recherà all’inizio della prossima settimana in Tunisia per una visita di lavoro, proseguendo il suo tour per lo sviluppo del Piano Mattei, che lo ha già portato in Libia e lo vedrà successivamente in Kenya. Durante un incontro a Palazzo Piacentini con la ministra dell’Economia tunisina, Feryel Ourghi Sebai, Urso ha recentemente sottolineato l’importanza di rilanciare la cooperazione industriale bilaterale. “Questo rilancio dovrà basarsi sulla duplice transizione green e digitale, con una sinergia mirata nel campo dell’energia rinnovabile e nell’approvvigionamento delle materie prime critiche, essenziali per raggiungere l’autonomia strategica”, ha spiegato Urso su X il 15 maggio scorso. Il ministro ha inoltre espresso la volontà di collaborare nei settori della ricerca, della farmaceutica, della formazione nella pubblica amministrazione e dello sviluppo dell’intelligenza artificiale.
La missione del ministro Urso, peraltro, avviene a pochi giorni dall’approvazione da parte dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp), il foro legislativo della Tunisia, di tre accordi sui prestiti concessi dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers, 45 milioni di euro), dalla Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Birs, 20 milioni) e dalla KfW Bank (35 milioni di euro) alla Società tunisina dell’elettricità e del gas (Steg) per finanziare il progetto di interconnessione elettrica Tunisia-Italia (Elmed) e lo sviluppo della produzione di energie rinnovabili. Per l’interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia, realizzata per la parte italiana da Terna, è previsto un investimento complessivo di circa 850 milioni di euro, di cui 307 milioni stanziati dalla Commissione europea tramite il programma di finanziamento Connecting Europe Facility (Cef), destinato allo sviluppo di progetti chiave che mirano al potenziamento delle infrastrutture energetiche comunitarie. È la prima volta che l’Unione europea finanzia un progetto in cui uno dei paesi coinvolti non fa parte dell’Unione. Per quanto riguarda il lato italiano, l’opera ha ricevuto lo scorso 15 maggio l’autorizzazione del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase). L’Italia, peraltro, potrebbe giocare un ruolo da protagonista nello sviluppo del settore agricolo della Tunisia, dove gli effetti dei cambiamenti climatici hanno conseguenze nefaste sulle colture: basti pensare alla prolungata siccità degli ultimi anni, che ha favorito la diffusione nel Paese nordafricano di agenti patogeni altamente dannosi per la salute delle piante. In questo quadro, la Tunisia deve far fronte alla carenza di risorse idriche per l’irrigazione dei terreni (circa 3 milioni di ettari statali sono inutilizzati o sfruttati in maniera insufficiente) e alla mancanza delle tecnologie adeguate, come gli impianti di desalinizzazione per il trattamento dell’acqua a elevata salinità, che richiedono un’enorme quantità di elettricità, di cui il Paese nordafricano attualmente non dispone nonostante il potenziale derivante dalle fonti di energia rinnovabile.
A tal proposito, l’elettrodotto sottomarino Elmed potrebbe essere usato per esportare in Tunisia l’energia richiesta per alimentare un impianto di desalinizzazione tecnologicamente avanzato. È un ribaltamento di prospettiva: il cavo non verrebbe usato per importare energia pulita dalla Tunisia all’Italia, che al momento il Paese nordafricano produce in piccole quantità (la produzione delle rinnovabili è pari al 5 per cento, a fronte di un piano per arrivare al 35 per cento entro il 2030), ma per aiutare i dirimpettai nordafricani a coltivare le proprie terre. La guerra in Ucraina ha evidenziato un grave deficit alimentare a cui la Tunisia potrebbe sopperire, almeno in parte, con la bonifica di terre inutilizzate. Ma per farlo serve acqua. Per avere acqua servono know-how ed energia. E in questo l’Italia potrebbe fornire un importante contributo. Con un prodotto interno lordo di oltre 45 miliardi di euro e una popolazione di 12,2 milioni di abitanti, la Tunisia si presenta come un’opportunità per gli investitori italiani grazie in primis alla sua prossimità geografica. Il Paese rivierasco rappresenta una piattaforma produttiva naturale per le imprese italiane che mirano a diversificare le proprie attività e penetrare nuovi mercati nel Maghreb, nell’Africa subsahariana e nel Golfo, anche grazie all’adesione al Mercato comune dell’Africa orientale e meridionale (Comesa), all’Unione del Maghreb arabo (Uma) e all’Area araba allargata di libero scambio (Gafta). L’Italia è il secondo partner commerciale della Tunisia dopo la Francia, con un interscambio commerciale di 6,865 miliardi di euro nel 2023. Roma è il principale fornitore di Tunisi, con esportazioni che ammontano a 3,349 miliardi di euro e una quota di mercato del 13,89 per cento, superando concorrenti come Francia (11,18 per cento), Germania (6,89 per cento), Spagna (3,93 per cento) e Regno Unito (0,97 per cento).
Le esportazioni italiane verso la Tunisia sono guidate da prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori, che rappresentano il 22,9 per cento del totale, pari a 756 milioni di euro. Seguono i metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti, che costituiscono il 18,2 per cento delle esportazioni (609 milioni di euro).