Iran, Ghalibaf sembra il candidato più fortema sarà determinante l’affluenza

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 11/06/2024

Resi noti i nomi dei sei candidati che si sfideranno nelle elezioni presidenziali iraniane convocate per il 28 giugno

In anticipo sulle tempistiche previste, sono stati resi noti i nomi dei sei candidati che si sfideranno alle prossime elezioni presidenziali iraniane, convocate per il 28 giugno dopo la morte del presidente Ebrahim Raisi, del ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian e altri funzionari in un incidente in elicottero lo scorso 19 maggio. Il Consiglio dei guardiani, un organo composto da sei teologi nominati dalla guida suprema, l’ayatol – lah Ali Khamenei, e da sei giuristi approvati dal Parlamento, che ha il compito di verificare l’idoneità dei candidati, ha ammesso Mustafa Pourmohammadi, Massoud Pezeshkian, Saeed Jalili, Alireza Zakani, Mohammad Bagher Ghalibaf e Amirhossein Ghazizadeh Hashemi. Mentre candidati come l’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad, l’ex presidente del parlamento Ali Larijani e l’ex vicepresidente Eshaq Jahangiri sono stati esclusi. Gli iraniani sono chiamati al voto dopo che le elezioni parlamentari di marzo avevano registrato un’af – fluenza del 41 per cento, la più bassa nella storia della Repubblica islamica. Un dato che conferma una volta di più la profonda crisi di legittimità della leadership di Teheran dopo l’ondata di proteste del 2022.

Nonostante la figura del presidente non sia la più rilevante all’in – terno dell’ordinamento iraniano, retto dalla guida suprema, queste elezioni potrebbero rivelarsi di particolare importanza. Non solo a causa del contesto internazionale e regionale che si fa sempre più preoccupante, ma anche e soprattutto per le dinamiche e per gli equilibri di potere interni alla Repubblica islamica. “Questo presidente, così come questo Parlamento, potrebbero dover gestire la transizione della leadership”, spiega Nicola Pedde, direttore dell’Institute for Global Studies (Igs), ricordando l’importanza del tema della successione di Khamenei, che ha 85 anni. Si tratta di “un passaggio molto complicato, che potrebbe portare all’elezione di una terza guida o addirittura a una transizione costituzionale che, come è successo nel 1989, cambierebbe completamente i parametri e il quadro istituzionale”. I possibili scenari “sono tutti molto importanti e delicati, proprio per questo credo che ci sia un interesse condiviso a impedire che frange ultraconservatrici possano alterare un meccanismo di continuità che rappresenta l’unica garanzia per la Repubblica islamica di poter transitare a una nuova fase generazionale”, prosegue l’esperto. In quest’ottica il candidato più idoneo a garantire questa transizione sarebbe Mohammad Bagher Ghalibaf, che “è sicuramente il più conosciuto e probabilmente anche quello più stimato nell’ambito della compagine dei conservatori”, secondo Pedde.

“Si è guadagnato una reputazione abbastanza positiva, soprattutto durante gli anni in cui è stato sindaco di Teheran” (dal 2005 al 2017). Ghalibaf, che si candida alle elezioni per la quarta volta, è l’at – tuale presidente del Parlamento ed è stato capo della polizia iraniana dal 2000 al 2005, oltre che comandante dell’aeronautica dei Guardiani della rivoluzione dal 1997 al 2000. Si tratta di un candidato che appartiene all’area principalista, spiega Pedde, ovvero “quell’area che tende a promuovere una linea di continuità meno conflittuale possibile nell’ambito della transizione generazionale e del potere, pur essendo notoriamente rispettosa della guida suprema e degli esponenti di prima generazione”. Chi fa parte di quest’area rappresenta una “cerniera tra la prima e la seconda generazione, ma che comunque ha sempre rispettato i canoni istituzionali fondamentali della Repubblica islamica”, afferma l’esperto, ricordando che a questa compagine appartengono anche altri due candidati: Alireza Zakani e Mustafa Pourmohammadi. Nessuno dei due contendenti sembra avere la capacità di attirare grande consenso, secondo Nicola Pedde. Zakani, attuale sindaco della capitale Teheran, “non si è particolarmente distinto in questo ruolo ed è stato anche al centro delle critiche per una questione di nepotismo negli ultimi mesi”, spiega l’esperto, aggiungendo che “il suo partito (Società dei seguaci della rivoluzione islamica) è considerato molto opportunista dall’elettorato, per aver appoggiato in passato l’ultraconservatore Ahmadinejad”.

Un vantaggio di Zakani potrebbe essere però la sua posizione di sindaco di Teheran, “che gli permette di organizzare una campagna elettorale più incisiva”, aggiunge Pedde, spiegando che nonostante questo i sondaggi della stampa iraniana lo considerano al momento l’ultimo tra i candidati. L’altro principalista, Pourmohammadi, l’unico esponente del clero a essere stato ammesso nella corsa elettorale, “è una figura altamente controversa, molto discussa e rischia veramente di alimentare un rifiuto verso il voto”, afferma Pedde. La vera sfida sarà dunque probabilmente quella tra Ghalibaf e Saeed Jalili, secondo il direttore dell’Institute for Global Studies.