ISRAELE, PIANO MILITARE PER EVACUARE I CIVILI PALESTINESI DA RAFAH

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 23/04/2024

L’operazione avverrebbe in coordinamento con gli Stati Uniti, l’Egitto e altri paesi arabi

Le Forze di difesa israeliane (Idf) si starebbero preparando a evacuare i civili palestinesi da Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, in vista dell’offensiva militare pianificata. Lo ha rivelato ieri il quotidiano statunitense “Wall Street Journal”, citando funzionari israeliani ed egiziani. Secondo le fonti egiziane, le prime due o tre settimane dell’operazione prevedrebbero l’evacuazione dei civili, in coordinamento con gli Stati Uniti, l’Egitto e altri paesi arabi. Stando a quanto riferito, l’evacuazione comporterà lo spostamento di civili nella vicina città di Khan Yunis, tra le altre aree, e la creazione di rifugi con tende, cibo e strutture mediche. Successivamente, proseguono le fonti, le Idf sposteranno gradualmente le truppe a Rafah e prenderanno di mira “le aree in cui Israele ritiene che si nascondano leader e combattenti di Hamas”. 

I funzionari egiziani affermano che i combattimenti a Rafah dovrebbero durare almeno sei settimane, secondo il rapporto, anche se la tempistica “resta incerta”. L’indi – screzione giunge in pieno periodo festivo in Israele, dove stasera inizieranno le celebrazioni di Pesach, la Pasqua ebraica. Domenica scorsa, il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha detto che il Paese “sferrerà ulteriori e dolorosi colpi” al movimento islamista palestinese Hamas per aumentare la pressione sul gruppo affinché liberi gli ostaggi. L’assenza degli ostaggi durante le imminenti festività “non fa altro che rafforzare la nostra determinazione a riportarli indietro. Sfortunatamente, fino ad ora, tutte le proposte per il rilascio dei nostri ostaggi sono state completamente respinte da Hamas”, ha affermato. 

Netanyahu ha inoltre aggiunto: “Invece di ritirarsi dalle sue posizioni estreme, Hamas fa leva sulla divisione interna e trae incoraggiamento dalle pressioni dirette sul governo israeliano. Di conseguenza, non fa altro che inasprire le condizioni per il rilascio dei nostri ostaggi. Pertanto, gli assesteremo ulteriori e dolorosi colpi – e ciò accadrà presto”. “Nei prossimi giorni aumenteremo la pressione militare e politica su Hamas perché questo è l’unico modo per liberare i nostri ostaggi e ottenere la vittoria”, ha concluso. In un’in – tervista all’agenzia di stampa “Ana – dolu”, il capo dell’ufficio politico del movimento palestinese Hamas, al potere a Gaza, Ismail Haniyeh, ha dichiarato che se Israele dovesse avviare un’operazione militare a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, “il popolo palestinese non alzerà la bandiera bianca” e che “i combattenti della resistenza a Rafah sono pronti a difendersi e resistere agli attacchi”. “Invito tutti i Paesi fratelli, i nostri fratelli in Egitto, i nostri fratelli in Turchia, i nostri fratelli in Qatar come mediatori, e i Paesi europei ad agire per frenare l’aggressione (israeliana) e prevenire l’operazione a Rafah, così come il completo ritiro (dell’esercito israeliano) dalla Striscia di Gaza e la fine degli attacchi a Gaza”, ha aggiunto. 

Nel fine settimana, gli Stati Uniti hanno stanziato 26 miliardi di dollari di aiuti a Israele, compresi 9,1 miliardi destinati a bisogni umanitari. Al contempo, secondo indiscrezioni stampa, gli Stati Uniti intendono sanzionare il battaglione Netzah Yehuda. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno affermato di non essere a conoscenza delle notizie relative al battaglione, parte della Brigata Kfir, che è composto da truppe in gran parte di militari ultra-ortodossi, ed è attualmente schierato sul fronte della Striscia di Gaza, dopo mesi al confine siriano. In precedenza era stato di stanza quasi definitivamente in Cisgiordania, dove le sue truppe erano state coinvolte in una serie di incidenti controversi e violenti. “Se verrà presa una decisione sulla questione, sarà rivista”, fanno sapere le Idf. “Negli ultimi anni, le truppe del battaglione sono state al centro delle attività operative 24 ore su 24, per mantenere la sicurezza dei cittadini dello Stato di Israele, oltre ad essere un battaglione leader nell’integrazione delle truppe ultra-ortodosse nelle Idf”, continua la dichiarazione. 

Secondo alcune indiscrezioni dei media, gli Stati Uniti starebbero valutando di imporre sanzioni al battaglione Netzah Yehuda per presunte violazioni del diritto internazionale. Il battaglione è stato al centro di diverse controversie in passato legate all’estremismo di destra e alla violenza contro i palestinesi, in particolare la morte nel 2022 di Omar As’ad, un palestinese-statunitense di 78 anni morto dopo essere stato arrestato, ammanettato, bendato e successivamente abbandonato in condizioni di quasi congelamento dai soldati del battaglione. Citando fonti Usa, il portale “Axios” ha affermato che le sanzioni impedirebbero il trasferimento di armi statunitensi all’unità di fanteria in gran parte ultra-ortodossa e impedirebbero ai suoi soldati di addestrarsi con le forze statunitensi o di partecipare a qualsiasi attività con finanziamenti statunitensi, secondo le leggi Leahy. La notizia relativa alle possibili sanzioni Usa al battaglione delle Idf ha provocato un’ondata di critiche da parte del governo israeliano. Il primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha detto: “Le sanzioni non devono essere imposte alle forze di difesa israeliane. Nelle ultime settimane ho lavorato contro l’imposizione di sanzioni contro i cittadini israeliani, anche nelle mie conversazioni con alti funzionari dell’amministrazione Usa. In un momento in cui i nostri soldati combattono i mostri del terrore, l’intenzione di imporre sanzioni contro un’unità dell’esercito rappresenta il massimo dell’assurdità e un basso livello morale. 

Il governo da me presieduto si opporrà con ogni mezzo a queste iniziative”. Da parte sua l’ex capo di Stato maggiore della Difesa e attualmente membro del gabinetto di guerra, Benny Gantz, ha scritto su X: “Apprezzo molto i nostri amici statunitensi, ma la decisione di imporre sanzioni a un’unità delle Idf e ai suoi soldati costituisce un pericoloso precedente e trasmette il messaggio sbagliato ai nostri comuni nemici in tempo di guerra. Intendo agire affinché questa decisione venga modificata”. Sul campo, intanto, è salito a 34.151 morti e 77.084 feriti il bilancio delle vittime palestinesi dall’inizio delle operazioni delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza, avviate il 7 ottobre 2023 in risposta all’attacco del movimento islamista Hamas contro lo Stato ebraico. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, aggiungendo che nelle ultime 24 ore sono state uccise 54 persone. Si tratta di dati che non possono tuttavia essere verificati in maniera indipendente e che includono sia vittime civili che membri del movimento islamista. I dati del dicastero gestito da Hamas stimano inoltre “circa 8 mila corpi sepolti negli edifici bombardati”. Secondo quanto riferito dalle Idf, nelle operazioni lanciate a Gaza sono stati uccisi oltre 13 mila miliziani, mentre i militari israeliani morti sono in totale 604, di cui 260 deceduti durante l’operazione di terra nella Striscia.