ITALIA-ALGERIA, NON SOLO GAS INTESA PER L’ALTA FORMAZIONE

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 15/05/2024

Il Piano Mattei aiuta a sviluppare le competenze in settori chiave come l’agritech, l’informatica e il digitale

Italia e Algeria guardano oltre il settore, seppur florido, del gas naturale e pensano al futuro rafforzando la cooperazione nel campo della formazione professionale accademica, preparandosi insieme al modello universitario del futuro, l’Università 4.0. È quanto emerge dalla missione della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, giunta ieri in Algeria dove ha incontrato l’omologo, Kamel Baddari. Per la ministra, è la terza missione in Africa nell’ambito del Piano Mattei, dopo le visite in Tunisia e Libia dove si è recata con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Il Piano Mattei è un progetto strategico del Governo dentro cui c’è un’idea di cooperazione e sviluppo per l’Africa. In questo quadro l’alta formazione è un pilastro della strategia. Puntiamo a formare classi dirigenti, fornendo ai giovani africani gli strumenti per partecipare attivamente al progresso e alla crescita dei loro paesi. Con l’Algeria ci lega un rapporto storico e profondo che questo accordo rinnova e rafforza”, ha affermato Bernini.

Il riferimento al Piano Mattei, che include l’Algeria come uno dei paesi target, mira ad approfondire le dinamiche della formazione in settori chiave che vanno oltre l’energia, come l’agritech, l’informatica, il digitale e l’innovazione. Pur potendo contare su solidi legami storici di amicizia, infatti, l’Italia e l’Algeria intendono guardare al futuro e affrontare insieme sfide comuni. Per farlo, è fondamentale preparare i giovani ai lavori del futuro, cioè ai ruoli professionali che potrebbero emergere (basti solo pensare alla rivoluzione dell’Intelligenza artificiale) e che necessitano oggi più che mai di una prontezza adattiva.

L’intesa firmata ieri ad Algeri mira a una serie di obiettivi: incoraggiare la cooperazione tra gli istituti di istruzione superiore e di ricerca e scambiare informazioni e punti di vista su questioni di carattere scientifico e tecnologico; promuovere la partecipazione a conferenze regionali e internazionali, simposi, workshop ed eventi; incoraggiare la mobilità in entrata e in uscita, bidirezionale, di studenti, docenti e ricercatori; sostenere e promuovere la ricerca accademica e l’insegnamento delle lingue, delle letterature, delle culture e delle storie di entrambi i paesi; favorire lo scambio di personale accademico e amministrativo, docenti, scienziati, ricercatori, esperti di scienza e tecnologia, cooperando così allo sviluppo delle risorse umane; promuovere la collaborazione diretta tra gli istituti di istruzione superiore e di ricerca dei due paesi. Non solo. Il protocollo mira anche a collegare i ricercatori e gli esperti di scienza e tecnologia e facilitare la condivisione e l’accesso alle infrastrutture di ricerca; implementare i progetti congiunti tra gli istituti di istruzione superiore e di ricerca e le imprese nei settori della ricerca, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico (tenendo conto delle aree di cooperazione di comune interesse, come agritech, water management e protezione del Mar Mediterraneo); promuovere l’imprenditorialità, le startup innovative e gli spin-off; promuovere la collaborazione congiunta in programmi multilaterali rilevanti (ad esempio Prima, Horizon Europe, Erasmus+ ecc.).

Prima della conferenza, i due ministri hanno avuto un incontro, durante il quale hanno affermato che “la nostra fratellanza culturale, le nostre radici comuni, saranno le radici del nostro futuro insieme e questo è il senso del memorandum” firmato ieri, ha spiegato Bernini. “Noi siamo sicuri che questa collaborazione porterà una grande crescita alle nostre comunità accademiche e scientifiche e ai nostri paesi. I nostri investimenti sul futuro sono comuni, come è comune la nostra storia. Percorreremo una strada di ricerca scientifica e tecnologica che ci consentirà di affrontare insieme, perché solo così lo si può fare, le sfide complesse (…) che il nostro futuro ci propone”, ha affermato la ministra. Secondo i due ministri, Italia e Algeria hanno la “grande responsabilità” di formare una nuova generazione di studenti e ricercatori, che “affronteranno un futuro in parte non ancora conosciuto, e dobbiamo dare loro strumenti, competenze e professionalità per prepararsi a mestieri che in parte ancora non esistono”, ha detto Bernini, evidenziando la necessità di lavorare insieme attraverso “interdisciplinarità e flessibilità”.

La visita è stata anche l’occasione per incontrare alcune aziende italiane attive in Algeria, come Eni, Bonifiche ferraresi e Leonardo, e impegnate in progetti di alta formazione e ricerca. La cooperazione scientifica fra Italia e Algeria ha radici profonde. Il primo accordo intergovernativo di cooperazione nel settore scientifico e tecnologico fra i due Paesi è stato firmato nel 1975. Alla voce accordi universitari si contano 30 collaborazioni, firmate tra il 2017 e il 2023, che interessano 18 università. Gli accordi interuniversitari sono 79. I settori di intervento sono: agrifood (rural development, land management, agrifood and food supply chains), energie rinnovabili, gestione risorse idriche, scienze sociali (religione, estremismo, radicalizzazione, integrazione). Il territorio algerino è caratterizzato da scarsità d’acqua e bassa produttività agricola. Per questo, la maggior parte delle iniziative mappate dal Coordinamento universitario per la cooperazione allo sviluppo (Cucs) per questo Paese si concentrano sulla risoluzione di tali problematiche.

I progetti di ricerca locale in agricoltura e gestione delle risorse idriche sono prevalenti. Altri focus sono le energie rinnovabili. La presenza di studenti algerini nel nostro Paese è costantemente aumentata nel tempo: dai 142 del 2017-18 ai 351 del 2022-23. Dati che fanno essere l’Algeria il decimo Paese africano per studenti iscritti a corsi di laurea in Italia. Mentre è il quarto Paese africano (dopo Egitto, Etiopia e Tunisia) per studenti iscritti a un percorso di dottorato nel nostro Paese, pari a 66 (9,2 per cento sul totale degli studenti africani).

Quanto al Piano Mattei, vale la pena ricordare che al fondatore dell’Eni è largamente riconosciuto in Algeria un altissimo ruolo di sostegno, amicizia e vicinanza durante gli anni della guerra di liberazione nazionale (1954- 1962). Infatti, Mattei ha storicamente sostenuto sia il Fronte di liberazione nazionale, sia il Governo provvisorio della Repubblica algerina, al quale ha fornito un apporto significativo all’interno dei negoziati degli Accordi di Evian. Il suo nome evoca anche il numero elevato di studenti algerini, futuri quadri e dirigenti dell’industria petroliera ed energetica, formati su sua iniziativa nelle scuole dell’Eni a San Donato Milanese.