Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 28/06/2024
La promessa del capo dello Stato di non firmare la finanziaria non basta a calmare la piazza
Non si sono calmate le proteste contro il governo in Kenya, dove i 22 morti causati dalla violenta repressione dei manifestanti nei giorni scorsi da parte della polizia ha spinto decine di persone a tornare nelle strade anche giovedì, 27 giugno, nel chiaro intento di contestare l’amministrazione del presidente William Ruto. A poco è servita la promessa del capo dello Stato di non firmare il contestato disegno di legge finanziaria, annunciata mercoledì in un discorso alla nazione: secondo i manifestanti, anche dopo la revoca di alcune contestate imposte, il testo contiene aumenti fiscali insostenibili per i cittadini e le imprese, già gravati dall’alto costo della vita. Come annunciato nei giorni scorsi dal movimento di protesta senza una leadership formale, giovedì a Nairobi sono tornate a manifestare decine di persone, che gli agenti hanno disperso con il lancio di lacrimogeni ed un rafforzato dispositivo di sicurezza organizzato nel quartiere degli affari della capitale keniota e nei pressi delle istituzioni.
La mobilitazione è stata di minor entità rispetto a quella di martedì, stimata in un centinaio di manifestanti nella capitale, anche per l’imponente dispositivo di sicurezza dispiegato dalle autorità. Nei giorni scorsi, in una serie di post pubblicati sulla piattaforma X, i sostenitori del movimento di protesta avevano usato l’hashtag #tutanethursday (in un misto tra lingua swahili e inglese che significa “ci vediamo giovedì”), facendo circolare un programma che prevedeva l’occupazione del parlamento martedì 25 giugno e l’occupazione della State House, l’ufficio e la residenza del presidente, giovedì 27 giugno. Su quest’ultimo punto, tuttavia, è emersa una spaccatura tra i manifestanti: nelle ultime ore una parte crescente dei contestatori si è espressa a favore di un’azione dimostrativa che non preveda “l’assalto” del palazzo dello Stato, nel timore che questo possa sfociare in un nuovo bagno di sangue come quello di martedì. Nel discorso pronunciato mercoledì in diretta televisiva, Ruto ha dichiarato che non firmerà la controversa legge finanziaria 2024 votata dal parlamento. “Ascoltando con attenzione il popolo del Kenya, che ha detto ad alta voce che non vuole avere nulla a che fare con questa legge finanziaria 2024, non firmerò la legge finanziaria 2024, che sarà ritirata”, ha detto Ruto.
Il capo dello Stato ha inoltre affermato che la sua amministrazione ha lavorato duramente e con costanza affinché il prezzo di beni essenziali scendesse da 240 scellini (circa 1,8 dollari) a 100 scellini (0,76 dollari). “Abbiamo ridotto il prezzo del fertilizzante da 7.500 (57,6 dollari) a 2.500 scellini (19,2 dollari). Anche lo scellino si è rafforzato rispetto al dollaro”, ha sottolineando Ruto, sostenendo che il Kenya sia sulla buona strada per liberarsi dal peso del debito che grava sul Paese da decenni. Le dichiarazioni del presidente non hanno tuttavia convinto i dimostranti. Se infatti le imposte più contestate sono state ritirate dal disegno di legge – una tassa sulle vendite di pane al 16 per cento e sull’olio da cucina al 25 per cento; l’introduzione di una tassa annuale sulla proprietà dei veicoli pari al 2,5 per cento del valore del veicolo -, il testo approvato contiene altri aumenti tariffari ritenuti inaccettabili.
La finanziaria introduce ad esempio un’imposta del 16 per cento sui beni e servizi destinati alla costruzione e sull’attrezzatura di ospedali specializzati con una capacità minima di 50 posti letto, misura che per i detrattori porterà ad un inevitabile aumento dei costi sanitari. Una tassa sui prodotti che contribuiscono ai rifiuti e danneggiano l’ambiente è stata un’altra disposizione chiave del disegno di legge che il governo ha proposto di modificare, tuttavia al momento senza proporre un’alternativa concreta. Il disegno di legge propone inoltre di aumentare l’aliquota sulle importazioni dal 2,5 al 3 per cento del valore dell’articolo, a carico dell’acquirente, dopo che la stessa imposta era stata ridotta (dal 3,5 al 2,5 per cento) solo un anno fa.
Ad infiammare la contestazione ha contribuito senza dubbio la violenta reazione della polizia, al cui interno sussistono unità che negli anni scorsi sono più volte state accusate di violazioni ed abusi. Nel 2020, durante la pandemia di Covid-19, un rapporto di Human Rights Watch (Hrw) ha testimoniato di numerosi casi di uso di una forza eccessiva nei confronti delle persone che non hanno rispettato il coprifuoco imposto dalle autorità per limitare i casi di contagio, picchiando e lanciando gas lacrimogeni sulle persone che tornavano a casa dal lavoro. Durante e dopo le elezioni presidenziali del 2017, la stessa Ong ha documentato oltre 100 casi di sostenitori dell’opposizione uccisi dalla polizia e da milizie filogovernative.
Anche negli eventi di questi giorni, le opposizioni ed i manifestanti sostengono che gli agenti abbiano fatto uso di proiettili veri, sparando sulla folla e reprimendo con violenza i dimostranti.