«LA GUERRA CONTRO HAMAS RICHIEDERÀ DIVERSI MESI»

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 15/12/2023

Secondo indiscrezioni diffuse la scorsa settimana, gli Stati Uniti avrebbero sollecitato Israele a concludere l’operazione a Gaza entro la fine dell’anno. Durante l’incontro di ieri le parti hanno discusso degli sviluppi operativi a Gaza, al confine settentrionale con il Libano, e della necessità di consentire ai cittadini israeliani di tornare alle loro case nel nord. Gallant e Sullivan hanno discusso di “varie minacce nella regione del Medio Oriente, inclusa l’aggressione iraniana attraverso i gruppi affiliati in Libano, Yemen, Iraq e Siria.

La guerra tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas nella Striscia di Gaza richiederà un certo periodo di tempo e “durerà più di diversi mesi”. È quanto affermato ieri dal ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant, nel suo incontro con il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan.

Annunciando che Israele riuscirà a vincere la guerra e “distruggere Hamas”, Gallant ha detto: “Hamas è un’organizzazione terroristica che si è costruita nell’arco di un decennio per combattere Israele, e ha costruito infrastrutture sotto terra e sopra la terra, e non è facile distruggerle”. Gli Stati Uniti e Israele “condividono interessi comuni, valori comuni e in questa guerra – a Gaza – condividiamo anche obiettivi comuni”, ha affermato il ministro israeliano, aggiungendo che la condivisione di interessi comuni “è importante per lo Stato di Israele ed è essenziale per il resto della regione, per il Medio Oriente”. La visita del consigliere Usa a Tel Aviv giunge dopo oltre due mesi dall’attacco di Hamas in Israele, avvenuto il 7 ottobre scorso, e il conseguente avvio dell’operazione nella Striscia di Gaza. Secondo indiscrezioni diffuse la scorsa settimana, gli Stati Uniti avrebbero sollecitato Israele a concludere l’operazione a Gaza entro la fine dell’anno.

Durante l’incontro di ieri, le parti hanno discusso degli sviluppi operativi a Gaza, al confine settentrionale con il Libano, e della necessità di consentire ai cittadini israeliani di tornare alle loro case nel nord. Gallant e Sullivan hanno anche discusso di “varie minacce nella regione del Medio Oriente, inclusa l’aggressione iraniana attraverso i gruppi affiliati in Libano, Yemen, Iraq e Siria”. Riferendosi agli attacchi dei ribelli sciiti filo-iraniani dello Yemen Houthi, Gallant ha sottolineato che lo Stato d’Israele sosterrà gli sforzi internazionali per contrastare le minacce navali e si difenderà da qualsiasi minaccia. In merito al fascicolo degli ostaggi, Gallant ha espresso il suo profondo apprezzamento all’amministrazione statunitense per il continuo sostegno fornito allo Stato di Israele.

A Tel Aviv, Sullivan ha incontrato il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, insieme al consigliere per la Sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi, e all’inviato del presidente degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Brett McGurk. Secondo quanto riferito da fonti egiziane, citate dal quotidiano di proprietà qatariota “Al Araby al Jadeed”, Israele avrebbe chiesto all’Egitto di mediare un nuovo accordo con Hamas per il rilascio degli oltre 130 ostaggi israeliani tuttora nella Striscia di Gaza, in cambio della cessazione delle ostilità.

I colloqui per un eventuale nuovo cessate il fuoco punterebbero a trovare un accordo simile a quello in vigore dal 24 novembre al primo dicembre, che ha portato al rilascio di un centinaio di ostaggi israeliani in cambio di circa 300 prigionieri palestinesi. Tuttavia, il responsabile del dipartimento politico di Hamas a Gaza, Bassem Naim, ha dichiarato ad “Al Araby al Jadeed” che “non vi sono nuovi negoziati tra i mediatori e il movimento Hamas per un cessate il fuoco simile a quello avvenuto a Gaza lo scorso mese”. Naim ha poi ribadito la posizione del gruppo islamista sui negoziati, ovvero che non vi sarà nessun accordo sul rilascio degli ostaggi senza prima ottenere il cessate il fuoco. La notizia di colloqui informali tra Israele e Hamas, mediati da Qatar ed Egitto, è confermata da fonti palestinesi citate dal quotidiano israeliano “Haaretz”.

Secondo le autorità israeliane, a Gaza si troverebbero ancora 135 ostaggi, 20 dei quali morti, dopo il rilascio nelle scorse settimane di 105 civili, rapiti il 7 ottobre scorso dai miliziani di Hamas in Israele. Intanto, nel 69esimo giorno di guerra, Israele ha messo una taglia di 400 mila dollari sul leader di Hamas nella Striscia, Yahya Sinwar, in cambio di informazioni sul suo conto, secondo quanto si legge nei volantini lanciati a Gaza dalle Forze di difesa israeliane (Idf). Chi dovesse fornire informazioni sul fratello del leader di Hamas, Muhammad Sinwar, riceverebbe 300 mila dollari, mentre la rivelazione di notizie su Muhammad Deif – il comandante delle Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas – verrebbe ricompensata con 100 mila dollari. Nel frattempo, secondo quanto reso noto dalle Idf, almeno 70 presunti membri di Hamas si sono arresi alle forze israeliane, consegnando le armi e l’equipaggiamento in loro possesso, presso l’ospedale Kamal Adwan, nel nord della Striscia di Gaza. I “pentiti” sono stati trasferiti in altre località per essere interrogati.

Nei giorni scorsi, i militari della Brigata corazzata 460 delle Idf e l’intelligence hanno localizzato un edificio usato dai miliziani vicino all’ospedale. Sin dall’inizio dell’operazione militare delle Idf nella Striscia di Gaza, i militari si sono concentrati nelle aree vicini agli ospedali, ritenuti dei nascondigli sicuro. In autunno, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre in Israele, le Idf hanno lanciato un’operazione militare, volta a smantellare l’organizzazione. Nelle ultime settimane, le operazioni si sono concentrate nel sud di Gaza, in particolare a Khan Younis, dove gli israeliani ritengono si nasconda la leadership di Hamas.Nell’exclave palestinese, il ministero della Sanità, gestito da Hamas, ha contato almeno 18.787 morti e 50.897 feriti negli attacchi delle Idf dall’inizio del conflitto. Inoltre, secondo Ashraf al Qudra, portavoce del dicastero, “un gran numero di vittime si trova ancora sotto le macerie e per le strade”.

Da parte israeliana, il bilancio dei soldati uccisi nell’offensiva di terra contro Hamas, lanciata dalle Idf a fine ottobre, è di almeno 116 vittime. Anche in Cisgiordania proseguono le incursioni e gli scontri dei palestinesi con le Idf. Dal 7 ottobre, secondo i dati diffusi dall’organizzazione non governativa Palestinian Prisoners’ Club, sono stati oltre 4.400 i palestinesi arrestati dalle forze israeliane in varie città della Cisgiordania, tra cui Gerusalemme Est, Jenin, Betlemme, Nablus, Ramallah, Hebron e Tubas. Martedì, 12 dicembre, le forze israeliane hanno avviato un’operazione contro i gruppi armati a Jenin.