Le macerie di edifici distrutti dai bombardamenti israeliani a Khan Yunis

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 16/05/2024

Continua a peggiorare la crisi umanitaria nell’exclave palestinese, dove le strutture mediche sono completamente distrutte o prossime al collasso. L’ospedale europeo a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, è “fuori servizio” perché i suoi generatori di elettricità hanno smesso di funzionare a causa della mancanza di carburante

Prosegue per il 222esimo giorno la guerra in corso tra il movimento islamista palestinese Hamas e Israele nella Striscia di Gaza, mentre sale la tensione sul fronte al confine con il Libano. Almeno dieci palestinesi sono morti in un presunto bombardamento israeliano contro una clinica dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi (Unrwa) nel quartiere Sabra, a Gaza City, nel nord della Striscia.

Lo ha reso noto l’emittente panaraba satellitare di proprietà qatariota “Al Jazeera”. Da parte sua, l’Unrwa ha dichiarato che le proprie strutture sono state colpite ripetutamente dalle forze di Israele dall’inizio della guerra a Gaza il 7 ottobre 2023, e 171 di esse sarebbero state danneggiate. Negli scorsi giorni sono stati inoltre attaccati i locali della sede dell’agenzia a Gerusalemme.

Continua a peggiorare la crisi umanitaria nell’exclave palestinese, dove le strutture mediche sono completamente distrutte o prossime al collasso. L’ospedale europeo a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, è “fuori servizio” perché i suoi generatori di elettricità hanno smesso di funzionare a causa della mancanza di carburante. Lo ha riferito l’agenzia di stampa palestinese “Wafa”.

La situazione “minaccia centinaia di feriti e pazienti all’interno dell’ospedale, che è uno dei pochi ospedali rimasti e funzionanti nella Striscia di Gaza”, aggiunge l’agenzia. L’artiglieria israeliana, nel frattempo, ha continuato a bombardare i quartieri di As Salam e Al Jenina, a est della città meridionale di Rafah, e nei dintorni di Tel al Zaatar nel campo di Jabaliya, nella parte settentrionale della Striscia.

Sale così ad almeno 35.233 morti e 79.141 feriti il bilancio delle vittime palestinesi dall’inizio delle operazioni delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza, avviate il 7 ottobre 2023 in seguito all’attacco del movimento islamista Hamas contro lo Stato ebraico. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, precisando che nelle ultime 24 ore sono state uccise almeno 60 persone. Si tratta di dati che non possono essere tuttavia verificati in maniera indipendente e che includono sia vittime civili che membri del movimento islamista.

Da parte loro, le Idf hanno annunciato la morte del sergente Ira Yair Gispan, 19 anni, del 75esimo battaglione della settima Brigata corazzata. Si tratta della prima vittima nell’operazione “circoscritta” avviata la scorsa settimana dalle Idf nella città di Rafah, nel sud di Gaza. E’ salito così a 273 il bilancio dei militari delle Forze di difesa d’Israele (Idf) morti dall’inizio dell’operazione di terra contro Hamas nella Striscia di Gaza e nelle zone di confine a ottobre 2023.

Sale la tensione al confine tra Israele e Libano, dopo che ieri sera un membro del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah è morto in un attacco delle Forze di difesa israeliane (Idf) a sud della città di Tiro, nel Libano meridionale. Le Idf lo hanno confermato, annunciando di aver “eliminato un alto comandante” del gruppo libanese, Hussein Makki, che sarebbe stato “responsabile della pianificazione e dell’attuazione di numerose operazioni terroristiche” contro Israele. Secondo quanto spiegato da Hezbollah in un comunicato stampa, Makki era nato nel 1969 ed era originario di Beit Yahoun, nel sud del Libano. L’uccisione del miliziano ha provocato la rappresaglia del movimento libanese, che ha lanciato decine di razzi contro il nord di Israele e ha sferrato un attacco alla base di sorveglianza aerea di Meron, provocando il malfunzionamento delle apparecchiature. Sempre dal Libano hanno colpito le Brigate Ezzedine al Qassam, braccio armato del movimento islamista palestinese Hamas, che hanno affermato di aver lanciato razzi lanciati sulla caserma di Liman, nel nord di Israele “in risposta al proseguimento dell’aggressione e dei massacri sionisti contro i civili a Gaza”. Lo riferisce Hamas su Telegram. Secondo quanto riferi- sce il quotidiano francofono libanese “L’Orient Le Jour”, “uno dei razzi sarebbe caduto in territorio libanese, nei pressi di Tiro, ferendo cinque siriani”.

Mentre la guerra prosegue i negoziati appaiono di nuovo in stallo e una prospettiva per un futuro post-bellico sembra lontana. Lo confermano le parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che oggi ha ribadito che qualsiasi discussione sul futuro governo di Gaza non ha senso finché Hamas non sarà sconfitto. “Finché non sarà chiaro che Hamas non governa militarmente Gaza, nessun attore sarà pronto ad accettare il governo civile della Striscia per paura della propria sicurezza”, ha affermato il premier, aggiungendo: “Non c’è alternativa alla vittoria militare Il tentativo di aggirarla con ogni sorta di rivendicazione è semplicemente avulso dalla realtà. C’è solo un’alternativa alla vittoria: la sconfitta. Una sconfitta militare e diplomatica, una sconfitta nazionale. Il mio governo non accetterà mai”. Il premier ha poi criticato la risoluzione approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per chiedere al Consiglio di sicurezza di considerare nuovamente una proposta per l’adesione della Palestina all’Onu. “Nessuno impedirà a noi, Israele, di adempiere al nostro diritto fondamentale di difenderci”, ha dichiarato Netanyahu, “non l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e nessun altro attore.