Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 26/06/2024
Saif al Islam, figlio del defunto colonnello libico Muammar Gheddafi, riappare in una fotografia insieme al figlio di Al Ajmi al Atir, comandante della brigata Abu Bakr al Siddiq che lo arrestò nel sud della Libia nel 2011. Molti libici ritengono che il “delfino” dell’ex Jamahiriya sia scomparso: le sue apparizioni pubbliche sono estremamente rare e non si sa dove viva né quale sia la sua attività. La fotografia, pubblicata sui social media nelle scorse ore, mostra invece Saif con la mano destra appoggiata a un bastone, evidenziando la falange del dito medio destro amputata dopo la cattura nel 2011. Indossa un berretto nero da baseball della marca statunitense Under Armour e accenna un sorriso sotto una lunga barba bianca e nera. Il suo sguardo appare stanco dietro gli occhiali da vista trasparenti, ma fa comunque il segno del pollice alzato con la mano destra, imitato dal giovane accanto a lui.
Sullo sfondo si intravede un paesaggio montuoso, simile alla catena del Jubail, vicino alla città di Zintan, a circa 150 chilometri a sud di Tripoli. Tuttavia, l’immagine sembra parzialmente alterata: il pollice della mano destra appare sfocato, come se si volesse nascondere qualcosa, e alcune parti dello sfondo potrebbero essere state modificate per impedire l’esatta localizzazione. Secondo un rapporto redatto da Tim Eaton, ricercatore del centro studi britannico Chatham House, tra i massimi esperti di Libia, “alcuni membri delle forze di Zintan sono passati dall’essere i carcerieri di Saif al Islam Gheddafi a far parte della sua guardia personale”. La cattura del figlio del colonnello, nel novembre 2011, da parte delle forze di Zintan ha fornito una significativa influenza politica alla città. In particolare Saif al Islam fu posto sotto la custodia della brigata Abu Bakr al Siddiq del comandante Al Ajmi al Atir, formata da soldati e combattenti principalmente della tribù Awlad Issa.
Nel 2014, le forze di Atir si sono rifiutate di consegnare Saif al Islam al procuratore generale di Tripoli, adducendo “preoccupazioni per la sicurezza”. Lo hanno rilasciato poi nel 2015 e si dice che successivamente abbiano fornito la sua protezione. Dal 2015, stando a quanto riferisce Eaton, le forze di Atir hanno rinunciato a qualsiasi affiliazione a un’entità statale formale. Il figlio di Muammar Gheddafi ed ex erede è visto come una minaccia per i piani del generale Khalifa Haftar, e per la discesa in campo nell’agone politico dei suoi figli. Da mesi, infatti, Saif al Islam subisce una dura campagna repressiva nella regione sud-occidentale libica del Fezzan. Le ritorsioni includono l’arresto dei suoi lealisti, tra cui un membro della sua squadra politica e uno dei notabili del Fezzan, Ali Abu Sabiha, un uomo di 80 anni. Questo potrebbe aver spinto Saif a lasciare il Fezzan e a limitare i suoi spostamenti a Zintan, una regione dove gode di maggiore sicurezza. Lo scorso aprile, poco dopo le dimissioni dell’inviato Onu in Libia, il senegalese Abdoulaye Bathily, una colonna di circa 200 veicoli armati e decine di uomini armati ha sfilato per le strade di Zintan, giurando fedeltà all’erede politico del “rais”. “Noi, le forze sociali, militari e di sicurezza di Zintan, affermiamo il nostro sostegno alla candidatura alle elezioni presidenziali di Saif al Islam Gheddafi, perché gode di un ampio sostegno popolare, ha spiccate doti di leadership, è sinceramente impegnato per la nazione libica e ha vasta esperienza politica”, afferma un uomo nel filmato pubblicato a metà aprile sui canali social dei “verdi”, i nostalgici dell’ex regime gheddafiano, spiegando di parlare a nome delle “tribù di Zintan”.
Sugli stessi canali social, un’altra foto mostra quello che sembrerebbe essere Saif al Islam Gheddafi di spalle, vestito con una tunica bianca, seduto sul sedile anteriore di un veicolo fuoristrada Toyota che percorre una strada nel deserto. La didascalia della foto afferma che Saif al Islam Gheddafi avrebbe usato una sura del Corano per ringraziare “i fratelli della tribù di Zintan”. “Solo Dio, Muammar e la Libia” è invece il coro che ha riecheggiato nei giorni scorsi a Tarhuna, città situata 90 chilometri a sud-est di Tripoli, nota per le atrocità commesse dalla milizia Kaniyat nel periodo 2019-2020. Un filmato pubblicato sui social network libici mostra decine di persone in fila per prelevare denaro dalla Republic Bank in vista dell’Eid al Adha, la festa islamica del sacrificio. Durante l’attesa, qualcuno –forse un agente addetto alla sicurezza in mimetica militare – inizia a scandire uno dei più noti slogan dell’era Gheddafi, seguito da molti altri presenti. Nel novembre del 2021, Saif al Islam Gheddafi aveva presentato personalmente la sua candidatura alle elezioni presidenziali libiche (che poi non si sono più tenute) nella città di Sebha, nella regione meridionale del Fezzan. Si era trattato della prima (e unica) apparizione in pubblico di Saif al Islam Gheddafi dal 2011.