L’Iran sta negoziando con il Niger l’acquisto di 300 tonnellate di uranio

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 04/05/2024

In cambio Teheran si impegnerebbe a fornire generatori di grande capacità per colmare il deficit energetico del Paese

Le autorità dell’Iran stanno negoziando con la giunta militare del Niger l’acquisizione di 300 tonnellate di uranio per un valore complessivo di circa 56 milioni di dollari.

È quanto riferiscono fonti citate dal sito “Africa Intelligence”, secondo cui Teheran si impegnerebbe in cambio a fornire generatori di grande capacità a Niamey per colmare il deficit energetico del Paese, oltre che a sostenere gli sforzi di trasformazione agricola avviati dal governo di transizione nigerino, salito al potere con un colpo di Stato lo scorso 26 luglio. Il piano, riferiscono le stesse fonti, coinvolgerebbe anche il primo ministro nigerino Ali Lamine Zeine, guidato dal generale Salifou Modi, numero due della giunta militare nigerina, che ha incontrato discretamente emissari iraniani durante un viaggio a Bamako, in Mali, nell’agosto 2023. Teheran ha inoltre ricevuto delegazioni di attivisti “pana-fricani” al servizio delle giunte golpiste di Mali, Niger e Burkina Faso, teatro negli ultimi quattro anni di altrettanti golpe filorussi. Queste discussioni si svolgono sotto lo sguardo preoccupato di Washington, le cui truppe si preparano a lasciare il Niger e che ha espresso in numerose occasioni le sue preoccupazioni riguardo al riavvicinamento con l’Iran.

Sarebbe stato proprio il timore di un avvicinamento all’Iran, e i tentativi di Teheran di ottenere la fornitura di uranio nigerino, a determinare la decisione di Niamey di interrompere “con effetto immediato” l’accordo di cooperazione militare firmato con gli Stati Uniti nel 2012. L’annuncio in tal senso è arrivato lo scorso 16 marzo, al termine di una visita di una delegazione statunitense guidata da Molly Phee, assistente segretaria di Stato per gli Affari africani, e comprendente anche il generale Michael Langley, capo del Comando Usa per l’Africa (Africom). Una visita durante la quale, come denunciato dal portavoce della giunta nigerina, la delegazione Usa avrebbe lanciato l’accusa “cinica” di aver stretto un accordo segreto per fornire uranio all’Iran e la “minaccia di ritorsioni”.

Il portavoce ha contestato anche le obiezioni che gli Usa avrebbero sollevato sugli alleati scelti dal Niger, nonché il mancato rispetto del protocollo diplomatico: il Niger non sarebbe stato informato della composizione della delegazione, della data di arrivo e dell’agenda della missione. Come conseguenza dell’annuncio, lo scorso 26 aprile il Consiglio nazionale per la protezione della patria (Cnsp), la giunta militare al potere a Niamey, ha annunciato che gli Stati Uniti e il Niger discuteranno presto un calendario per il ritiro dei militari Usa dal Paese. La notizia fa seguito peraltro all’incontro avvenuto di recente a Washington tra il primo ministro nigerino Ali Mahaman Lamine Zeine e una delegazione del dipartimento di Stato Usa guidata dal vice segretario di Stato, Kurt Campbell, il quale ha preso atto della decisione del Niger concordando la decisione di “sviluppare congiuntamente un calendario ragionevole che consenta il ritiro ordinato e responsabile delle forze armate americane dal Niger”. A questo scopo, conclude la dichiarazione, a Niamey si terranno dei colloqui tra i rappresentanti del governo degli Stati Uniti e il ministero della Difesa del Niger per definire un calendario per il ritiro delle forze Usa, e lo stesso Campbell ha annunciato la sua intenzione di visitare Niamey in una data da stabilire attraverso i canali diplomatici. Secondo diversi osservatori, la scelta del Niger di avvicinarsi all’Iran potrebbe comportare sanzioni Usa e il Paese potrebbe anche essere considerato un obiettivo legittimo da parte del governo israeliano. Il Niger non è l’unico Paese del Sahel al quale gli Usa potrebbero dover rinunciare nel prossimo futuro. Secondo quanto riferito nei giorni scorsi alla “Cnn” dal portavoce del Pentagono, il maggiore Pete Nguyen, più della metà dei circa 100 militari di stanza in una base militare francese nella capitale del Ciad, N’Djamena, hanno lasciato il Paese e si sono trasferiti in Germania, dove aveva sede la task force per le operazioni speciali prima di trasferirsi in Ciad nel 2021.

Secondo altre fonti militari, alcuni militari Usa rimarranno nel Paese lavorando presso l’ambasciata, oltre ai Marines che continueranno a garantire la sicurezza della sede diplomatica. La notizia del ritiro delle Truppe Usa dal Ciad era stata anticipata nelle scorse settimane dal “New York Times” che, citando fonti del Pentagono, aveva riferito dell’imminente partenza di 75 uomini delle forze speciali dell’esercito di stanza a N’Djamena. Secondo le stesse fonti, tuttavia, se la decisione di lasciare il Niger è “definitiva”, l’auspicio del Pentagono è di rilanciare colloqui sulla cooperazione militare con il Ciad subito dopo le elezioni che si terranno nel Paese il prossimo 6 maggio. La notizia di un’imminente partenza del contingente militare Usa dal Ciad ha trovato conferma di recente in una lettera indirizzata dal governo di N’Djamena ai vertici militari Usa, in cui si minaccia di porre fine all’accordo di sicurezza con Washington, tuttora in vigore. La lettera, scrive il “Nyt”, non chiede direttamente alle forze armate Usa di lasciare il Ciad, ma limita la richiesta alla sola task force per le operazioni speciali che opera da una base militare ciadiana nella capitale N’Djamena e funge da importante “hub” per il coordinamento delle missioni di addestramento e consulenza militare Usa nella regione.