Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 02/07/2024
Il Paese è uno snodo cruciale dei flussi di migranti verso la Ue
Come ampiamente previsto alla vigilia, il presidente uscente della Mauritania, Mohamed Ould Ghazouani, si appresta a conquistare il suo secondo mandato alla guida del Paese dopo aver vinto le elezioni presidenziali che si sono tenute lo scorso 29 giugno.
Con quasi il 100 per cento delle schede scrutinate, Ghazouani – eletto per la prima volta nel 2019, e che vanta nel Parlamento una solida maggioranza dopo le elezioni legislative del maggio dello scorso anno – ha ottenuto infatti il 56,1 per cento dei voti sopravanzando il candidato del movimento contro la schiavitù Biram Dah Abeid, arrivato secondo col 22,1 per cento, e il candidato del partito islamista Tawassoul (Raggruppamento nazionale per la riforma e lo sviluppo), Hamadi Mohamed Abdi, col 12,7 per cento. Segue El Id Mohameden M’Bareck, avvocato e deputato della coalizione Frud (Fronte repubblicano per l’unità e la democrazia), col 3,6 per cento.
Circa 1,9 milioni di elettori, su una popolazione di 4,7 milioni di persone, sono stati chiamati alle urne ed è stata registrata un’affluenza del 55,3 per cento. Il risultato ottenuto consente così al presidente uscente Ghazouani di evitare il ricorso al ballottaggio, che avrebbe dovuto tenersi il prossimo 13 luglio. I risultati, ancorché non definitivi, sono stati respinti dal secondo classificato, l’attivista del movimento contro la schiavitù Biram Dah Abeid, che ha parlato di presunte irregolarità nelle operazioni di voto. Già prima delle elezioni, Abeid – che negli ultimi anni è stato più volte arrestato e minacciato dalle autorità – aveva avvertito che il suo partito non avrebbe accettato i risultati se avesse sospettato di brogli. Anche nelle precedenti elezioni del 2019 alcuni candidati dell’opposizione avevano messo in dubbio la credibilità del voto, scatenando proteste su piccola scala.
I sostenitori del presidente in carica affermano che egli abbia significativamente allontanato il governo dall’esercito e abbia costruito un governo più inclusivo rispetto ai suoi predecessori. Ghazouani ha infatti nominato primo ministro Mohamed Ould Bilal, esponente della minoranza nera del Paese, e alcuni altri membri di spicco del governo provenienti da comunità non arabe storicamente svantaggiate come gli afro-mauritani. Il suo governo ha inoltre posto fine al dominio del presidente di lungo corso Ould Abdel Aziz, al potere dal 2009 al 2019, prima di essere arrestato nel giugno 2021 con l’accusa di corruzione ed essere condannato a cinque anni di reclusione nel dicembre 2023 per arricchimento illecito e riciclaggio di denaro.
Tuttavia, Ghazouani ha dovuto affrontare numerose critiche per le crescenti violazioni dei diritti, in particolare quelle rivolte ai critici del governo e ai politici dell’opposizione. Inoltre, i suoi legami con l’esercito hanno anche fatto sì che l’ala militare sia ancora influente nel processo decisionale. Sebbene i suoi oppositori lo abbiano accusato di corruzione e cattiva gestione, Ghazouani rimane popolare tra i mauritani che lo vedono come un faro di stabilità. Il rieletto capo dello Stato, che detiene la presidenza di turno dell’Unione africana, ha saputo infatti mantenere il Paese al riparo dalle turbolenze che attraversano il Sahel e dal terrorismo islamista che controlla ampie fette di territorio in altri Paesi della regione. Il 67enne ex capo di Stato maggiore dell’esercito e ministro della Difesa, eletto per la prima volta nel 2019, si è impegnato ad aumentare gli investimenti per stimolare il boom delle materie primenel Paese dell’Africa occidentale che si prepara a iniziare a produrre gas naturale entro la fine dell’anno, accingendosi ad entrare nel mercato del gas in cooperazione col Senegal per gestire il giacimento offshore Grand Tortue Ahmeyin (Gta), a cavallo tra i due Paesi. Sotto il mandato di Ghazouani, inoltre, la Mauritania è diventata negli ultimi anni uno snodo cruciale dei flussi dei migranti che cercano di raggiungere l’Europa, di qui la crescente importanza assunta dal Paese – a maggior ragione in quanto presidente di turno dell’Unione africana – nei rapporti con l’Ue.
In questo senso, nel febbraio scorso la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in visita a Noukchott insieme al presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez, ha firmato un accordo di cooperazione allo sviluppo da 60 milioni di euro per progetti da attuare nei prossimi quattro anni, oltre a 40 milioni di euro aggiuntivi per altre iniziative che saranno individuate insieme alla Banca mondiale per gli investimenti. In secondo luogo, attraverso la collaborazione delle imprese spagnole, saranno mobilitati nei prossimi anni 200 milioni di euro in particolare in progetti di viabilità e di energie rinnovabili. Sanchez ha infine evidenziato come il fenomeno dell’immigrazione irregolare colpisca con particolare intensità i due Paesi. Per questa ragione, il premier spagnolo ha annunciato un rafforzamento dei progetti di collaborazione già esistenti attraverso, soprattutto, il controllo delle frontiere.