Missione Ue a Tripoli e Bengasi: focus su migrazioni e frontiere

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 29/06/2024

Una delegazione tecnica dell’Unione europea inizia oggi un’importante visita in Libia, focalizzata su migrazioni e gestione delle frontiere. La missione si recherà nella capitale Tripoli e, per la prima volta, anche a Bengasi, il capoluogo della regione libica orientale sotto il controllo dell’Esercito nazionale libico (Enl) del generale Khalifa Haftar. Lo scopo è valutare i progressi compiuti dalle autorità libiche su una serie di fascicoli di primaria importanza: dal rispetto dei diritti umani dei migranti al miglioramento delle procedure di ricerca e soccorso in mare; dalle attività delle agenzie delle Nazioni Unite per fornire aiuti ai centri di detenzione alla semplificazione dei ritorni volontari assistiti. Fonti diplomatiche di Bruxelles riferiscono ad “Agenzia Nova” che dal successo di questa missione dipenderà anche il livello di partecipazione dell’Europa e degli Stati membri alla conferenza sulle migrazioni che il Governo di unità nazionale (Gun) con sede a Tripoli del primo ministro Abdulhamid Dabaiba sta organizzando per il 17 luglio prossimo.

La vera novità è che Bruxelles ha autorizzato un passaggio anche a Bengasi, consapevole che la Libia orientale non può essere esclusa dal dialogo in un argomento cruciale come quello delle migrazioni. L’aeroporto internazionale di Benina è un hub per i migranti asiatici che entrano nel Paese come lavoratori, ma finiscono per attraversare il Mar Mediterraneo per andare in Grecia o più spesso verso l’Italia. Senza contare che le vaste e porose frontiere desertiche meridionali vengono “bucate” da decine di migliaia di profughi sudanesi in fuga dalla guerra, mentre nella città-oasi di Kufra si è creata una vera e propria emergenza umanitaria. L’ambasciatore dell’Unione europea in Libia, Nicola Orlando, si è recato nelle scorse settimane a Bengasi proprio per preparare il terreno per questa missione. La visita a est sarà sotto il coordinamento di Saddam Haftar, capo di Stato maggiore delle Forze terrestri dell’Enl, il figlio del comandante in capo Khalifa Haftar, considerato “più aperto” all’Occidente degli altri figli Khaled e Belgassem. Si tratta, a ben vedere, di un primo tentativo di approccio dell’Ue con Bengasi su temi come la protezione dei rifugiati sudanesi di Kufra e il miglioramento delle capacità per salvare vite in mare. Da tempo le autorità della Libia orientale, non riconosciute a livello internazionale, cercano di attirare l’attenzione dell’Occidente sul fenomeno migratorio, divenuto ingestibile per stessa ammissione di Bengasi. Al di là dei temi migratori, l’obiettivo politico più ampio della missione è quello di cercare di “scollare” gli Haftar dall’orbita della Russia.

La nuova ambasciatrice degli Stati Uniti in Libia, Jennifer Gavito, parlando alla Commissione per le relazioni estere del Senato statunitense, ha recentemente messo in guardia sulle attività russe in Libia. La diplomatica ha parlato della presenza russa, che ha recentemente integrato le forze Wagner in Libia in un’attività militare più ampia, e degli sforzi del Cremlino per creare un “rapporto di difesa” più aperto e formale con i soggetti libici, nell’intento di “destabilizzare il fianco sud della Nato”.

Nella capitale Tripoli, i delegati europei avranno anche degli incontri bilaterali con le agenzie delle Nazioni Unite come Oim e Unhcr. L’intento è sviluppare una visione comune, tenendo a mente che l’Ue è il primo finanziatore delle attività dell’Onu in Libia, tema dei flussi migratori incluso. Con le parti libiche, la missione tecnica dell’Ue dovrà verificare il rispetto delle aspettative dell’Europa a partire dai diritti umani, in particolare dopo che la Libia ha ratificato la Convenzione sui diritti del fanciullo.

Con il sostegno dell’Unione europea, infatti, è possibile realizzare dei centri controllati per donne e bambini, in modo da poter fare almeno un primo screening.

Il primo ministro Dabaiba ha firmato un decreto per creare un comitato “ad hoc” per studiare la possibilità di spostare i minori e i “caregivers” dai centri gestiti dall’Agenzia per il contrasto all’immigrazione illegale (Dcim) negli orfanotrofi gestiti dal ministero degli Affari sociali, in vista del ritorno nel loro Paese di origine o di un reinsediamento in uno Stato terzo. “Togliere i bambini dalla strada e dai centri di detenzione sarebbe un obiettivo politico che potrebbe giustificare una presenza dell’Ue alla conferenza di luglio”, riferisce a “Nova” una fonte di Bruxelles.