Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 01/05/2024
Il premier israeliano: «Elimineremo i battaglioni di Hamas per ottenere una vittoria totale». Proseguono i negoziati su Gaza
In attesa della risposta di Hamas all’ultima proposta per una tregua a Gaza, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha confermato che Israele effettuerà un’operazione di terra a Rafah, la città più a sud della Striscia, indipendentemente dai risultati dei negoziati in corso con il movimento islamista palestinese.
Parlando ai rappresentanti delle famiglie degli ostaggi detenuti da Hamas a Gaza dal 7 ottobre 2023, Netanyahu ha detto: “L’idea di fermare la guerra prima di raggiungere tutti gli obiettivi non è un’opzione. Entreremo a Rafah ed elimineremo i battaglioni di Hamas lì presenti – che ci sia o meno un accordo – per ottenere una vittoria totale”. Secondo quanto riferito da una dichiarazione rilasciata dall’ufficio del premier, durante l’incontro i rappresentanti dei familiari degli ostaggi hanno esortato Netanyahu e il consigliere per la Sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi, a continuare la guerra e a resistere alle pressioni internazionali.
Nel frattempo, gli Stati Uniti continuano a dichiararsi contrari a un’operazione militare israeliana su larga scala nella città di Rafah, che attualmente ospita più di un milione di rifugiati in fuga dal conflitto.
Intanto, in riferimento alla proposta presentata al Cairo dai mediatori dell’Egitto alla delegazione di Hamas, un funzionario israeliano ha riferito al quotidiano “Times of Israel” che Israele non accetterà di dichiarare la fine della guerra nella Striscia di Gaza, ma si discute una tregua di dieci settimane insieme al rilascio di 33 ostaggi ancora nelle mani del movimento islamista palestinese. “Israele è andato ben oltre la flessibilità per raggiungere un accordo”, ha spiegato la stessa fonte, secondo cui il governo guidato da Netanyahu ha aperto alla possibilità di far tornare i palestinesi nel nord della Striscia di Gaza senza passare attraverso controlli di sicurezza israeliani. A detta del funzionario citato da “The Times of Israel”, una delle possibilità allo studio “è che l’Egitto sia responsabile dei controlli di sicurezza, ma non c’è ancora nulla di definitivo”.
L’emittente “Channel 12” ha riferito che Israele, per la liberazione tra i 20 e i 33 ostaggi di Hamas, sarebbe disposto a rilasciare circa 900 prigionieri palestinesi. Questo si tradurrebbe in un numero compreso tra i 27 e i 45 prigionieri rilasciati per ogni ostaggio liberato. Secondo i media israeliani, Hamas dovrebbe rispondere alla proposta nella giornata di oggi. Stando alle indiscrezioni, Israele invierà una sua delegazione al Cairo per i colloqui con le parti solo dopo la risposta del movimento islamista palestinese.
Da parte di Hamas pare ci siano dei passi verso l’approvazione della proposta egiziana per una tregua umanitaria, ma il gruppo islamista palestinese vuole chiarimenti e garanzie sulla prima e sulla seconda fase del piano. Lo ha dichiarato una fonte che ha familiarità con i negoziati al quotidiano “Asharq al Awsat”, aggiungendo che la delegazione di Hamas che si è recata ieri al Cairo vuole “rivedere alcune disposizioni relative alle due fasi dell’accordo”. In particolare, sono ancora da verificare il numero di ostaggi israeliani da rilasciare, la modalità di ritiro delle Forze di difesa di Israele (Idf) dalla Striscia e il ritorno degli sfollati nel nord di Gaza. “Hamas ritiene che questi problemi possano essere superati e che la cosa più importante sia ottenere garanzie che la seconda fase includa negoziati per fermare definitivamente la guerra”, ha spiegato la fonte.
Nel frattempo, proseguono gli scontri tra i militari israeliani e il movimento sciita libanese filoiraniano Hezbollah al confine tra Libano e Israele, e resta alta la tensione nel Mar Rosso, dove da novembre scorso il gruppo yemenita Houthi lancia attacchi contro navi commerciali e militari dirette o legate in qualche modo allo Stato ebraico. Per quanto riguarda Gaza, nello specifico, dall’inizio delle operazioni delle Forze di difesa israeliane avviate il 7 ottobre 2023 in risposta all’attacco di Hamas contro lo Stato ebraico, è salito a 34.535 morti e 77.704 feriti il bilancio delle vittime palestinesi, secondo quanto reso noto dal ministero della Sanità della Striscia, gestito dal gruppo islamista.
Si tratta di dati che non possono tuttavia essere verificati in maniera indipendente e che includono sia vittime civili che membri del movimento islamista. Secondo quanto riferito dalle Idf, nelle operazioni lanciate a Gaza sono stati uccisi oltre 13 mila miliziani, mentre i militari israeliani morti sono in totale 604, di cui 261 deceduti durante l’operazione di terra nella Striscia.