Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 06/06/2024
Appare delinearsi sempre di più l’accordo che la Russia dovrebbe presto concludere con le Forze armate sudanesi per la costruzione di un suo snodo logistico a Port Sudan, in cambio della fornitura a Khartum di attrezzature militari. Secondo indiscrezioni raccolte dal quotidiano qatariota “Al Sharq” da fonti a conoscenza del progetto, l’intesa avrà una validità di 25 anni e dovrebbe entrare in vigore subito dopo la firma delle parti. In base alla bozza, lo snodo logistico prevederebbe la presenza di un massimo di 300 unità di personale russo e di non più di quattro navi da guerra attraccate in contemporanea, mentre l’equipaggiamento militare sarà concesso alle Forze armate sudanesi (Saf) secondo un protocollo separato.
Sul progetto, di lunga data, si era espresso di recente il vicecomandante in capo delle Saf, Yasser Al Atta, che lo scorso 25 maggio aveva annunciato che una delegazione militare si recherà in Russia nel prossimo futuro per concludere un accordo che prevede la fornitura di “armi e munizioni vitali” in cambio di un hub logistico russo a Port Sudan. La struttura logistica, aveva precisato Al Atta, non sarà “esattamente una base militare”. Del progetto, coltivato da tempo da Mosca, il capo del Consiglio sovrano di transizione e comandante in capo delle Forze armate sudanesi Abdel Fattah al Burhan ha discusso a febbraio con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in visita a Khartum, e il 28-29 aprile con il viceministro degli Esteri russo e rappresentante speciale del presidente in Africa e Medio Oriente Mikhail Bogdanov, a sua volta in visita nel Paese africano.
Il progetto di una base russa sul Mar Rosso ha ripreso vigore negli ultimi tempi dopo anni di stallo. L’idea era stata discussa già sotto la presidenza dell’ex uomo forte del Sudan, Omar al Bashir, ed approvato dal presidente russo Vladimir Putin a novembre del 2020, prima di essere rivisto dalle autorità sudanesi a giugno dell’anno successivo nel quadro degli sviluppi politici sudanesi legati alla deposizione dello stesso Bashir, rovesciato nel 2019 al culmine di settimane di manifestazioni prodemocrazia. Le discussioni sull’iniziativa sembravano essere state definitivamente accantonate in seguito al secondo golpe militare, condotto nel 2021 da al Burhan con l’appoggio del suo allora numero due, il generale Mohamed Hamdan “Hemeti” Dagalo – i due generali sono oggi in guerra per il controllo del Paese – ma sono riprese nel 2022 in occasione della visita a Mosca dello stesso Dagalo, leader delle Forze di supporto rapido (Rsf).
A febbraio del 2023, infine, il Consiglio militare sudanese ha formalmente autorizzato il progetto russo per la costruzione di una base navale sul mar Rosso, la prima in Africa, alimentando il dibattito sul ritorno della Guerra fredda nel continente. L’accordo tra Mosca e Khartum, infatti, permetterebbe alla Russia di affacciarsi su una delle rotte marittime più battute al mondo, suscitando i timori dei governi occidentali. L’avvicinamento di Mosca alle Forze armate sudanesi segnerebbe peraltro un possibile cambio di schieramento e una modifica degli equilibri nel conflitto sudanese, in corso dal 15 aprile del 2023 fra le Saf e le Rsf con un drammatico bilancio umanitario.
Nell’ultimo periodo, Mosca ha manifestato il suo interesse anche per un secondo porto affacciato sul Mar Rosso: quello di Massaua, in Eritrea. A fine marzo, il capo di Stato maggiore della Difesa eritrea, generale Filipos Woldeyohannes, ha accolto nella città portuale africana una delegazione di alto livello guidata dal vice ammiraglio Vladimir Kasatonove, vice comandante in capo della Marina russa. La delegazione russa è arrivata a Massaua in occasione della commemorazione del 30esimo anniversario delle relazioni diplomatiche strette tra la Federazione Russa e l’Eritrea, seguendo di pochi giorni l’approdo nello stesso porto della fregata Maresciallo Shaposhnikov, la prima nave da guerra russa a visitare il Paese del Corno d’Africa nella sua storia recente.
Ad accogliere la delegazione erano presenti anche il commissario eritreo alla Cultura e allo Sport, Zemede Tekle, ed alti ufficiali dell’esercito, oltre a rappresentanti dell’amministrazione locale e delle forze navali eritree, come dichiarato in un comunicato dalla Flotta russa del Pacifico. Lo scalo in Eritrea, ha precisato Mosca, è stato “legato a questioni commerciali e programmato su diversi giorni”, dopodiché la fregata ha continuato a svolgere i compiti secondo il programma che prevedeva una campagna navale a lunga distanza