Schengen, Piantedosi: controlli a frontiere unica misura utile per la sicurezza nazionale

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 25/10/2023

“Monitoriamo costantemente l’evoluzione della situazione sia l’efficacia del dispositivo di prevenzione messo in atto e le misure relative alla reintroduzione dei controlli alle frontiere interne”, ha evidenziato il ministro, chiarendo che alla data di lunedì 23 ottobre risultavano controllate 3.142 persone in ingresso sul territorio nazionale e 1.555 veicoli. Sono stati rintracciati 66 stranieri in posizione irregolare, con 28 respingimenti e due arresti, uno dei quali per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e 12 denunce all’autorità giudiziaria.

Il governo italiano considera la costituzione dell’area Schengen come uno dei risultati più preziosi del processo di integrazione europea e ha deciso per il temporaneo ripristino dei controlli solo come extrema ratio, in quanto non vi erano altre misure preventive utili a garantire la sicurezza nazionale. A precisarlo è il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che nel corso di un’informativa presso il Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, sul ripristino temporaneo dei controlli alla frontiera tra Italia e Slovenia, ha spiegato che la decisione notificata il 18 ottobre dall’esecutivo italiano all’Ue e agli altri Stati membri è stata dovuta principalmente a “un aumentato rischio di penetrazione terroristica dei flussi lungo la rotta balcanica che, per caratteristiche geografiche e di provenienza prevalente dei migranti, appare particolarmente vulnerabile”.

Oltre alla vulnerabilità intrinseca della rotta, ha sottolineato il ministro, una complicazione aggiuntiva viene dal fatto che il già elevato numero di attraversamenti illegali della frontiera potrebbe subire un forte incremento a causa del ripristino dei controlli alle frontiere da parte di altri Stati dell’area Schengen dell’Europa centrale, quali Slovenia, Austria, Polonia e Repubblica Ceca. Il che, in sostanza, implica il rischio di un “effetto domino”, per cui “l’introduzione di controlli da parte di più Stati crea un percorso d’ingresso a danno dei Paesi che non assumano misure di chiusura”.

La decisione, la cui notifica all’Unione europea è avvenuta tramite la procedura d’urgenza del codice Schengen che permette agli Stati il ripristino dei controlli alla frontiera per dieci giorni, poi prorogabili, ha vigore dal 21 al 30 ottobre. Contestualmente, gli Stati membri sono stati informati anche sui vali- chi di frontiera interessati e sulle modalità di vigilanza.

In termini di numeri, i valichi stradali e ferroviari coinvolti nel ripristino temporaneo dei controlli alla frontiera tra Italia e Slovenia sono 57, tutti localizzati nelle province di Trieste, Gorizia e Udine, e il dispositivo delle forze di Polizia necessarie ai controlli è stato potenziato al momento con 285 unità di operatori. “Monitoriamo costantemente l’evoluzione della situazione sia l’efficacia del dispositivo di prevenzione messo in atto e le misure relative alla reintroduzione dei controlli alle frontiere interne”, ha evidenziato il ministro, chiarendo che alla data di lunedì 23 ottobre risultavano controllate 3.142 persone in ingresso sul territorio nazionale e 1.555 veicoli. Sono stati rintracciati 66 stranieri in posizione irregolare, con 28 respingimenti e due arresti, uno dei quali per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e 12 denunce all’autorità giudiziaria. E proprio in un’ottica di cooperazione transfrontaliera degli organi di polizia, Piantedosi ha annunciato un incontro per il 2 novembre a Trieste con gli omologhi sloveno e croato.

Il governo italiano ha però rimarcato a più riprese il titolare del Viminale, è “ben consapevole dell’importanza della libertà di circolazione dei cittadini europei” e “non solo auspica ma è in prima fila per favorire il più rapido ritorno al regime di libera circolazione”. Nel frattempo, in ossequio al principio di proporzionalità, “è stato fatto ogni sforzo per ridurre l’impatto effettivo della misura sulle persone e sul sistema produttivo”.