Sisma in Marocco, le vittime già oltre 2800 e si continua a scavare

Pubblicato da Quotidiano della Calabria – L’Altravoce dell’Italia – 13/09/2023

Continua a salire il bilancio del devastante terremoto di magnitudo 6.8 che ha colpito le regioni centrali del Marocco lo scorso 8 settembre, mentre i soccorritori continuano a scavare tra le macerie alla ricerca di eventuali sopravvissuti. Secondo l’ultimo bilancio diffuso dal ministero dell’Interno, 2.862 persone hanno finora perso la vita, mentre i feriti sono 2.562. La sola provincia di Al Haouz, la più colpita, ha registrato 1.604 vittime. Le altre aree più colpite sono quelle di Taroudant, con 764 vittime, e Chichaoua, con 202. Nel frattempo, continuano senza sosta le ricerche di eventuali sopravvissuti al sisma e in alcuni villaggi di montagna, dove è più difficile l’accesso dei soccorsi, si scava ormai a mani nude.

Come riferito dalle autorità del Regno, i soccorsi sono resi difficili dai danni alle infrastrutture in al- cune zone rurali di montagna colpite dal violento sisma, tra cui le località di Tafeghaghte e Moulay Brahim. Tra le vittime figurano anche quattro cittadini francesi, come confermato dal ministero degli Esteri di Parigi. Secondo l’ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il Mediterraneo orientale, sono più di 300 mila le persone colpite dal sisma a Marrakech e nelle aree circo- stanti. Sono ore cruciali per i soccorsi, mentre continuano ad arrivare messaggi di solidarietà da tutto il mondo. Lo stesso ambasciatore del Marocco in Italia, Youssef Balla, intervistato da “Agenzia Nova”, si è detto “colpito dallo straordinario sentimento di solidarietà, amicizia e vicinanza che sta ricevendo ogni giorno da parte degli italiani”. Ripercorrendo le prime ore dopo il violento sisma, l’ambasciatore ha evidenziato “la rapida e spontanea reazione da parte delle autorità italiane e della società civile, che sin dal primo momento hanno mostrato la volontà di aiutare”.

“L’Italia è stata tra i primi Paesi a farlo e noi siamo profondamente colpiti dalle generose proposte di aiuto dettate anche da storici e forti legami tra i due Paesi”, ha proseguito il diplomatico, chiarendo che la situazione attuale “implica la necessità di individuare e identificare i bisogni concreti sul campo, che saranno poi comunicati agli amici italiani”. “Al momento è necessario liberare le strade e facilitare l’accesso affinché si possa arrivare ovunque con aiuti umanitari e me- dici e questo sta avvenendo grazie alle capacità nazionali”, ha detto l’ambasciatore, evidenziando la piena operatività delle strutture ospedaliere “che per fortuna non sono state colpite”. Parlando della situazione sul campo, il diplomati- co ha spiegato che si tratta di una zona geografica difficile. “Non è un centro urbano, parliamo   di 1.500 o 2.000 metri di altitudine in alcuni casi. Ci sono ancora alcuni centri abitati con strade dissestate e i militari devono ristabilire gli accessi”, ha precisato il diplomatico. Commentando i danni subiti dalla medina di Marrakech, patrimonio dell’Unesco le cui mura del XII secolo hanno subito ingenti danni a causa del sisma, l’ambasciatore ha spiegato che “finora non è stata fatta una valutazione economica dei danni ma è certo che sono considerevoli: tante persone sono rimaste senza casa e nella città di Marrakech c’è anche il danno al patrimonio architettonico, artistico e culturale”. Per rialzarsi, oltre alle proprie forze, per adesso Rabat ha accettato gli aiuti solo da Spagna, Regno Unito, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, nonostante le decine di offerte di assistenza. In un comunicato, il ministero dell’Interno del Marocco ha spiegato perché le autorità abbiano “risposto favorevolmente in questa fase specifica alle offerte di sostegno” dei quattro Paesi, “che si erano offerti di mobilitare squadre di ricerca e soccorso”.

Una scelta consapevole, dettata dal fatto che “la mancanza di coordinamento in tali situazioni potrebbe essere controproducente”. “Nell’ambito di un approccio coerente con gli standard internazionali in tali circostanze, le autorità marocchine hanno effettuato una valutazione precisa delle esigenze sul posto, tenendo conto che la mancanza di coordinamento in tali situazioni potrebbe essere contro- producente”, ha spiegato il ministero.

Da parte sua, la viceconsole onoraria italiana di Agadir, Antonella Bertoncello, ha confermato ad “Agenzia Nova” che la famiglia italiana che era rimasta bloccata sull’Atlante “sta bene” e “sta rientrando” verso Agadir per poi riprendere la strada per Fes da dove ha il volo di rientro il 14 settembre.

Le condizioni di salute sono buone, “è andato tutto bene, erano in un posto sicuro”, ha aggiunto la viceconsole onoraria. In ogni caso, il governo non esclude di chiedere aiuto ad altri Paesi, se necessario: “Con l’avanzamento delle operazioni di intervento, la valutazione dei possibili bisogni potrebbe evolversi, il che consentirebbe di sfruttare le offerte di sostegno presentate da altri paesi amici, secondo le esigenze specifiche di ogni fase”. Il ministero ha inoltre ricordato che re Mohammed VI, durante una sessione di lavoro presieduta lo scorso 9 settembre, ha espresso il ringraziamento del Marocco “ai Paesi amici e fraterni che hanno dimostrato la loro solidarietà con il popolo marocchino”.

Anche l’Italia, tramite il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, si è detta pronta ad inviare squadre di soccorso. Tajani ha inoltre evidenziato che gli italiani in Marocco sono “tutti in salvo” e ha elogiato l’azione svolta dal dicastero, in particolare dall’Unità di crisi. Da parte sua, la Francia ha annunciato che stanzierà 5 milioni di euro alle organizzazioni non governative attive nei soccorsi in Marocco, mentre l’Unione europea ha stanziato un primo aiuto umanitario di un milione di euro per aiutare le persone più colpite. La stessa Algeria, con i cui i rapporti sono da tempo ai minimi storici, ha riaperto lo spazio aereo per favorire il passaggio degli aiuti umanitari e ha dichiarato di essere pronta a inviare una squadra di intervento della Protezione civile composta da 80 persone specializzate nella ricerca e soccorso, “se il Marocco dovesse accettare l’offerta di aiuto”.

La scossa è stata registrata dai sismografi alle 23:11 di venerdì, 8 settembre, e l’epicentro è stato localizzato al centro del Paese, a 16 chilometri dal villaggio Tata N’Yaaqoub, nel municipio di Ighil, 72 chilometri a sud-ovest di Marrakech. Il movimento ondulatorio è durato circa 30 secondi. La scossa ha fatto tremare Agadir, Rabat, Casablanca, provocando danni in un raggio di oltre 400 chilometri ed è stata avvertita anche in Algeria, Spagna e Portogallo. Secondo i me- dia marocchini, si tratta del sisma più potente che abbia mai colpito il Regno.