Spagna, ok alla legge di amnistia per i leader indipendentisti catalani

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 15/03/2024

Tra le polemiche il Congresso dei deputati spagnolo ha dato ieri il via libera al provvedimento favore dei soggetti coinvolti nel processo per il referendum illegale del 2017

Il Congresso dei deputati spagnolo ha dato ieri il via libera tra le polemiche alla legge di amnistia per i leader indipendentisti catalani coinvolti nel processo per il referendum illegale del 2017 con 178 voti a favore e 172 contrari. Il governo è riuscito a ricomporre la maggioranza che ha permesso l’investitura alla guida dell’esecutivo di Pedro Sanchez, dopo che Uniti per la Catalogna (JxCat) aveva bocciato il testo il 30 gennaio scorso rinviandolo in Commissione Giustizia. Dopo complesse trattative, la formazione del leader in esilio Carles Puigdemont è riuscito a far rientrare nel testo alcune modifiche, inizialmente escluse dal Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) a tutela delle personalità più importanti del fronte indipendentista. Tra di esse spiccano, in particolare, l’estensione della copertura temporale dell’amnistia, che passa dal primo gennaio 2012 al primo novembre 2011.

Gli atti classificati come reati di terrorismo che erano esclusi dal testo iniziale sono stati adattati alla Direttiva europea che considera come tali gli omicidi, i sequestri, gli attentati o la presa di ostaggi, senza adeguarli al codice penale spagnolo. Questo, pertanto, dovrebbe assicurare all’ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, di non essere colpito dalle inchieste dei giudici che lo hanno imputato per il reato di terrorismo nell’ambito del processo “Tsumani Democratic”. La legge, infine, ha amnistiato tutti atti di malversazione, tranne quelli legati ad arricchimento personale o vantaggio patrimoniale. Quindi potranno beneficiare della legge le persone coinvolte in atti in cui sono stati utilizzati fondi pubblici per la preparazione e l’attuazione del referendum del 2017 e quelli finalizzati a promuovere l’indipendenza della Catalogna.

La legge inizia ora un percorso tortuoso al Senato, dove sarà presumibilmente respinta grazie alla maggioranza assoluta del Partito popolare (Pp). Il principale partito d’opposizione non potrà però “congelare” la legge per più due mesi. Il testo sarà poi inviato nuovamente al Congresso dei deputati per la sua approvazione definitiva. Se le scadenze saranno rispettate, la legge sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato (Boe) nel bel mezzo dell’incertezza elettorale: tra le elezioni catalane, anticipate al 12 maggio, e le elezioni europee del 9 giugno. Durante il dibattito in Aula, JxCat ha evidenziato che si tratta della “migliore legge” di amnistia possibile ed “immediatamente applicabile, non lasciando fuori nessuna persona pro-indipendenza”.

Per il presidente Sanchez con questa legge si “apre un nuovo periodo di convivenza e prosperità in Catalogna”, definendola un “passo coraggioso e necessario” verso il “ricongiungimento” delle sensibilità politiche nazionali. Dall’altra parte, il leader del Pp, Alberto Nunez Feijoo, ha affermato che non è una “riconciliazione, ma una sottomissione del governo ai partiti pro-indipendenza”. Il capo dell’opposizione ha chiesto ai socialisti se cederanno anche sul referendum per l’indipendenza nonostante al momento “neghino” tale scenario. In questo contesto, bisogna aggiungere come poche ore prima dell’approvazione della legge un terremoto politico ha scosso la Catalogna. Il presidente della regione, Pere Aragones, ha indetto elezioni anticipate il 12 maggio prossimo, nove mesi prima della fine naturale della legislatura, dopo la bocciatura della legge di bilancio 2024. “Le linee rosse e i blocchi dall’uno all’altro hanno portato alla bocciatura del bilancio con il maggior numero di risorse della storia”, ha detto Aragones in una dichiarazione pubblica. Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc) ed il Partito socialista catalano (Psc) non sono riusciti a ottenere il sostegno degli altri partiti presenti in Parlamento, in particolare Uniti per la Catalogna .

Questa decisione ha avuto un effetto diretto ed immediato sulla politica nazionale spagnola. Il governo, infatti, rinuncerà a presentare il bilancio dello Stato 2024 e si concentrerà su quello 2025. Secondo fonti governative consultate dal quotidiano “El Pais”, il premier Sanchez ritiene che non abbia senso negoziare i conti con i partiti in attesa delle elezioni catalane. La negoziazione sarebbe molto complicata nel bel mezzo della campagna elettorale perché ogni partito vorrebbe ottenere il massimo possibile e alzerebbe la “posta in gioco”. Per questo motivo Sanchez ha chiesto ai suoi più stretti collaboratori, guidati dalla ministra delle Finanze, Maria Jesus Montero, di iniziare a lavorare ai conti pubblici 2025 “con calma” e quando la situazione politica in Catalogna sarà chiarita. L’idea sarebbe, in tal caso, di approvarli alla fine dell’anno, iniziando la loro elaborazione a settembre o ad ottobre.