Spagna, Sanchez guida la “linea dura” nell’Ue per il riconoscimento dello Stato palestinese

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 03/04/2024

Il presidente chiede intanto conto all’esecutivo di Netanyahu della uccisione di 7 operatori umanitari

La Spagna si prepara a riconoscere lo Stato palestinese “prima dell’estate”. L’indiscrezione lanciata da “El Pais” viene attribuita direttamente al presidente del governo, Pedro Sanchez, che lo ha rivelato in una conversazione informale con i giornalisti che lo accompagnano in un viaggio ufficiale in Giordania, Arabia Saudita e Qatar. Le dichiarazioni di Sanchez, peraltro, giungono mentre è stata resa nota a Gaza l’uccisione di sette operatori umanitari della World Central Kitchen (Wck) dello chef spagnolo, José Andrés: una notizia che ha provocato la dura reazione di Madrid e che, insieme alle indiscrezioni sul riconoscimento della Palestina, rischia di acuire la tensione tra il governo spagnolo e quello di Israele. Sanchez, peraltro, ha chiesto all’esecutivo di Benjamin Netanyahu di chiarire le circostanze del “brutale” bombardamento. “Spero e chiedo che il governo israeliano chiarisca al più presto le circostanze di questo brutale attacco che ha tolto la vita a sette operatori umanitari che non stavano facendo altro che aiutare”, ha ammonito Sanchez in una dichiarazione istituzionale senza domande dal campo profughi di Hussein Camp dell’Agenzia delle Nazioni Unite.

In relazione al riconoscimento della Palestina, Sanchez ha spiegato che la decisione passerà dall’approvazione del Consiglio dei ministri anche se si prevede un intervento al Congresso dei deputati per riferirne le ragioni. Già nel novembre scorso, a un mese dallo scoppio del conflitto in seguito all’attacco terroristico del 7 ottobre da parte del movimento islamista palestinese Hamas contro Israele, il leader socialista aveva annunciato nel suo discorso di insediamento al Congresso dei deputati che il riconoscimento dello Stato palestinese sarebbe stata una “priorità” del suo governo. Dopo aver stigmatizzato l’attacco di Hamas, il premier aveva affermato di condannare “altrettanto chiaramente l’uccisione indiscriminata di palestinesi a Gaza e in Cisgiordania”. “Chiediamo un cessate il fuoco immediato, la cessazione dei bombardamenti, la fornitura di aiuti per soddisfare i bisogni umanitari del popolo palestinese e l’apertura della strada alla diplomazia con l’organizzazione di una conferenza di pace urgente”, è stata la linea adottata sin dal principio dall’esecutivo di Madrid.

La linea “dura” della Spagna aveva portato il 30 novembre scorso ad uno dei momenti più critici nelle relazioni diplomatiche tra i due Paesi con il richiamo per consultazioni dell’ambasciatrice israeliana a Madrid, Rodica Radian-Gordon, a causa delle “parole oltraggiose” del leader socialista. In un’intervista alla televisione spagnola “Tve”, Sanchez aveva ammonito che Israele dovrebbe sostenere le sue azioni “sulla base del diritto umanitario internazionale”. Parole definite dal premier israeliano “vergognose”. L’ambasciatrice ha poi fatto rientro nella capitale spagnola il 4 gennaio scorso, senza che, tuttavia, si sia raggiunto un chiaro disgelo tra i due governi. La diplomazia di Madrid ha recentemente cercato di coordinarsi con altri Paesi europei per non compiere da sola il passo del riconoscimento dello Stato palestinese e non a caso il 22 marzo scorso, i leader di Spagna, Slovenia, Irlanda e Malta hanno approvato una dichiarazione congiunta in cui hanno espresso la volontà di procedere in tal senso quando tale atto darà “un contributo positivo” e le circostanze si dimostreranno “appropriate”.

Sebbene sia passato un decennio da quando il Congresso dei deputati spagnolo ha sollecitato il governo, allora presieduto dal popolare Mariano Rajoy, a riconoscere la Palestina come Stato, la decisione è stata sempre rinviata. Fonti del governo citate dal quotidiano “El Pais” il viaggio di Sanchez di ieri e oggi in Giordania, Arabia Saudita e Qatar si pone tra gli obiettivi principali quello di convincere Riad e Doha a riconoscere Israele. Le stesse fonti ritengono che ci sarà una “finestra di opportunità” quando finiranno i bombardamenti su Gaza – una fattispecie che secondo gli interlocutori del “Pais” avverrà nei prossimi mesi – e prima delle elezioni statunitensi di novembre. Queste elezioni, in caso di vittoria di Donald Trump, d’altronde, potrebbero seppellire il sostegno di Washington alla formula dei due Stati. Data l’impossibilità che i 27 Stati dell’Ue approvino in blocco il riconoscimento della soluzione dei due Stati per le diverse posizioni in campo, la Spagna ha deciso di guidare una “coalizione di volenterosi”. Se l’impegno si concretizzerà, coinciderà prevedibilmente con la campagna elettorale europea del 9 giugno o verrà assunto nelle settimane immediatamente successive.