Sudan, Usa in allarme per l’ipotesidi uno Stato separatista del Darfur

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 13/06/2024

Washington teme che venga favorita la penetrazione di Mosca in un’area già molto permeata dagli interessi russi

L’ eventuale caduta di El Fasher, la capitale del Nord Darfur che da quasi due mesi è sotto assedio da parte delle Forze di supporto rapido (Rsf) sudanesi, preoccupa molto la comunità internazionale, in particolare gli Usa, e non solo per la drammatica situazione umanitaria che affligge centinaia di migliaia di persone in fuga dal conflitto.

CATASTROFE UMANITARIA

Si tratta, infatti, dell’ultima città del Darfur ancora sotto il controllo delle Forze armate sudanesi (Saf), e una sua conquista da parte delle milizie del generale Mohamed Hamdan Dagalo significherebbe per quest’ultimo avere il controllo totale della regione, ricca di risorse minerarie e, in particolare, di giacimenti d’oro. Un’eventualità che preoccupa particolarmente gli Usa, timorosi che una piena conquista della regione da parte dei combattenti del generale Dagalo possa essere propedeutica alla creazione di uno Stato separatista del Darfur. Un simile scenario è stato evocato apertamente dall’inviato degli Usa per il Sudan, Tom Perriello, che in un’intervista alla “Bbc” ha messo in guardia dalla possibile caduta di El Fasher. «Penso che se c’è qualcuno che pensa che prendere El Fasher significhi in qualche modo avere diritto allo Stato del Darfur, deve disilludersi da quel mito», ha detto Perriello, precisando che «in nessuna circostanza» gli Usa riconosceranno un Darfur indipendente. L’inviato è quindi tornato a chiedere un cessate il fuoco nella città, sotto assedio delle Rsf da metà aprile. «Vediamo più di un milione di persone innocenti morire di fame a causa dell’assedio delle Rsf- ha detto – I bombardamenti hanno ucciso persone all’interno degli ospedali. Vediamo 45mila donne incinte che non solo non hanno una reale assistenza prenatale, ma non hanno neanche abbastanza pasti al giorno per essere nutrite a sufficienza per una gravidanza sana. E per quanto grave già sia, la situazione potrebbe peggiorare da un giorno all’altro se El Fasher cadesse, non solo per gli orrori che deriverebbero dalla battaglia, ma anche per la fuga delle persone». L’ipotesi di uno Stato separatista del Darfur, anche se remoto, agita gli Usa, poiché potrebbe favorire ulteriormente la penetrazione di Mosca in un’area già molto permeata dagli interessi russi.

GLI INTERESSI RUSSI

In Sudan, come noto, Mosca ha coltivato stretti legami con il tenente generale Mohamed Hamdan Dagalo, meglio conosciuto come “Hemeti”, che dall’aprile 2023 ha ingaggiato un duro confronto militare con l’esercito regolare guidato dal generale Abdel Fattah al Burhan. Come è stato messo in luce da numerosi rapporti di intelligence e, più di recente, dal ministero del Tesoro Usa, le società russe che operano in Sudan – in primis Meroe Gold e M Invest, che furono entrambe sanzionate da Washington nel luglio 2020 – traggono infatti profitto dalle esportazioni illegali di oro, le cui spedizioni sono aumentate dall’invasione russa dell’Ucraina. L’ex gruppo Wagner – che dopo la morte del suo fondatore Evgenij Prigozhin è stato ribattezzato Africa Corps e riorganizzato sotto il diretto controllo del ministero della Difesa di Mosca – è notoriamente uno stretto alleato di Dagalo, che dal 2017 utilizza i suoi uomini per assumere il controllo di una delle miniere d’oro più redditizie del Paese, quella di Jebel Amer, nel Nord Darfur.