Summit internazionale contro le migrazioni illegali. Dalla Libia appello per un coordinamento mediterraneo

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 09/07/2024

Parteciperanno diversi leader europei e africani. L’Italia ha confermato la sua presenza, così come Spagna, Malta e Germania

Il ministro di Stato per la Comunicazione e gli Affari politici del Gun (Governo di unità nazionale) della Libia con sede a Tripoli, Walid al Lafi, ha annunciato ad “Agenzia Nova” l’organizzazione di una conferenza internazionale sulla lotta alle migrazioni illegali che si terrà a Tripoli il 17 luglio.

Al Lafi è una figura pubblica di rilievo in Libia, è un editore e politico con una lunga esperienza nel campo dei media e della comunicazione. Fondatore e presidente del Salam Media Network, istituito nel 2019, ha accumulato oltre 16 anni di esperienza nel settore pubblico, gestendo numerosi progetti e sviluppando diversi sistemi per istituti pubblici.

L’EMERGENZA MIGRANTI

«La genesi di questo forum si inserisce nel contesto della situazione sempre più grave riguardante la migrazione illegale e le condizioni umanitarie in peggioramento per i migranti – dice al Lafi – L’idea era in cantiere da tempo, ma ha preso slancio concreto dopo le visite diplomatiche del primo ministro nelle principali capitali europee e africane. Queste visite sono state fondamentali per gettare le basi di questa iniziativa. Recentemente, diversi leader europei e africani hanno mostrato un notevole interesse e disponibilità a partecipare. A oggi, l’Italia ha confermato la sua partecipazione, insieme ad altre nazioni come Spagna, Malta e Germania».

Gli ultimi dati del ministero dell’Interno italiano visionati da “Agenzia Nova” confermano il sorpasso della Libia sulla Tunisia come primo Paese di partenza. Almeno 25.692 persone sono arrivate sulle coste italiane al 5 luglio, in calo del 60,85% rispetto ai 67.102 arrivi dello stesso periodo del 2023. Il dato è inferiore anche ai 29.670 arrivi registrati nello stesso periodo del 2022. L’analisi dei Paesi di partenza evidenzia che dalla Libia sono arrivati 14.755 migranti al 5 luglio 2024, in diminuzione del 47,44% anno su anno. Dalla rotta tunisina sono arrivati invece “solo” 10.247 migranti, un tracollo del 71,24% rispetto al boom di 35 mila arrivi nei primi sei mesi del 2023.

Le partenze dalla costa libica hanno coinvolto quasi esclusivamente la Tripolitania, area occidentale del Paese, mentre 583 migranti giunti in Italia sono partiti dalla Cirenaica, nell’est. L’esatto opposto rispetto alla prima metà del 2023, quando dalla parte orientale del Paese – dominata dal generale Khalifa Haftar, comandante in capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico con sede a Bengasi – erano partiti, a sorpresa, più migranti irregolari rispetto a quelli delle coste occidentali.

LA CRISI UMANITARIA

Parlando delle principali rotte che vengono utilizzate dai migranti per entrare in Libia e di come queste siano monitorate, Al Lafi ha sottolineato che «il controllo delle frontiere libiche affronta sfide significative a causa dei suoi 4.300 chilometri di confini condivisi con sei Paesi, che richiedono risorse considerevoli, unità politica e stabilità, condizioni attualmente carenti. Le autorità libiche si concentrano principalmente sulle rotte interne del deserto e sui centri delle reti di contrabbando, impiegando vari metodi che vanno dalle pattuglie a terra all’uso di veicoli aerei senza pilota».

L’aeroporto internazionale di Benina, a est, è un hub per i migranti asiatici (come i bengalesi, prima nazionalità dei migranti sbarcati in Italia) che entrano in Libia come lavoratori, ma finiscono per attraversare il Mediterraneo per andare in Grecia o, più spesso, verso l’Italia. Inoltre, la guerra in Sudan ha spinto almeno 20 mila sudanesi a fuggire in Libia dall’inizio del 2023, secondo i dati forniti da Unhcr.

Questo ha creato una crisi umanitaria a Kufra, città-oasi di 50 mila abitanti nel deserto della Libia sud-orientale. «Rispetto alle amministrazioni precedenti – ha detto Al Lafi, interrogato sulle misure specifiche implementate dalla Libia per combattere la migrazione illegale – il Governo di unità nazionale ha dimostrato un forte impegno nell’affrontare questo problema, prendendo misure significative sia in ambito di sicurezza che di aiuti umanitari. Le iniziative includono l’istituzione di centri di assistenza, la coordinazione con partner nazionali e l’intensificazione delle operazioni di sicurezza mirate alle rotte di contrabbando e ai centri di traffico degli esseri umani».

Rispondendo a una domanda sul perché la missione aeronavale dell’Unione europea “Irini” non abbia più ripreso l’addestramento della Guardia costiera e della Marina militare della Libia, interrotto da anni, Al Lafi ha risposto: «Le comunicazioni in corso con la leadership di Irini stanno affrontando la cooperazione e la formazione, ma i dettagli sono ancora in fase di discussione e non sono stati ancora finalizzati ».

Nel frattempo, la formazione dell’Amministrazione generale per la sicurezza costiera è appannaggio della Turchia. Lo dimostra il fatto che nei giorni scorsi, almeno 23 guardiacoste hanno ricevuto un attestato di frequentazione di un corso in materia di navigazione marittima e manutenzione di motori.

Un recente rapporto dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha registrato un forte incremento dei flussi migratori in Niger a seguito dell’abrogazione della legge 036/2015, che ha depenalizzato il traffico di esseri umani. Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione firmato da Italia e Libia a Bengasi il 30 agosto 2008 prevedeva, all’articolo 19, il rafforzamento del confine meridionale con sensori, droni e radar.

IL SUPPORTO ITALIANO

Interrogato sul ruolo della tecnologia nelle strategie di controllo delle frontiere libiche e sul supporto previsto dall’Italia, Al Lafi ha detto che «la tecnologia ha migliorato significativamente le nostre capacità, in particolare attraverso l’uso di Uav (droni) e attrezzature di monitoraggio marittimo, che hanno rafforzato le capacità delle forze governative. Inoltre, meccanismi di registrazione migliorati hanno facilitato la manutenzione di un database aggiornato, tracciando numeri e statistiche. Prevediamo che l’Italia possa fornire ulteriore supporto tecnologico, potenziando questi sforzi».

Infine, il ministro Al Lafi ha parlato dei principali partner della Libia nella gestione delle migrazioni e di come queste collaborazioni garantiscano i diritti e la sicurezza dei migranti, riducendo al contempo i flussi: «Il Trans-Mediterranean Migration Forum mira a unire i partner da entrambe le sponde del Mediterraneo per riuscire a stabilire un quadro strategico di coordinazione e cooperazione».