TRA LIBANO E ISRAELE CRESCE LA TENSIONE AL CONFINE

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 28/03/2024

La cellula di Jama’a al Islamiyya colpita dal bombardamento delle Idf ad Habbariyeh pianificava un attacco in territorio israeliano

Dall’inizio delle tensioni, lo scorso 8 ottobre, tra Israele e il movimento sciita libanese Hezbollah, le forze israeliane hanno colpito circa 4 mila postazioni in tutto il Libano, principalmente nella zona meridionale, in risposta al lancio di razzi sul nord dello Stato ebraico. Hezbollah ha lanciato la sua rappresaglia contro Israele a sostegno della popolazione della Striscia di Gaza, all’indomani dell’attacco del movimento islamista palestinese Hamas contro lo Stato ebraico e al conseguente avvio di un’operazione militare israeliana nell’exclave palestinese. Si è trattato del primo confronto di ampia portata fra Israele ed Hezbollah dopo la seconda guerra del Libano, combattuta nel 2006 e fermata nello stesso anno con la risoluzione del Consiglio di sicurezza 1701, che stabilisce il mandato della missione di interposizione delle Nazioni Unite nel Libano del sud (Unifil). L’ingresso in scena di Hezbollah nel confronto con Israele rientra nel quadro più ampio delle operazioni dei gruppi armati della regione, sciiti e sunniti, vicini all’Iran, accomunati dalla resistenza (muqawama in arabo) allo Stato ebraico. Secondo i dati delle Nazioni Unite precedenti agli ultimi attacchi, dall’inizio del conflitto in Libano sono state uccise oltre 300 persone, almeno 54 delle quali civili.

Il confronto militare tra Israele ed Hezbollah ha reso necessaria l’evacuazione di circa 60 mila israeliani che vivono in comunità vicine al confine e di circa 100 mila libanesi. Per consentire il ritorno degli sfollati, Israele vuole respingere le forze di Hezbollah oltre il fiume Litani, che segna una sorta di zona cuscinetto tra Beirut e il confine israeliano. Non è chiaro se le parti in causa – Israele ed Hezbollah – vogliano effettivamente ingaggiare uno scontro di ampia portata, considerando che l’esercito israeliano è tuttora impegnato nella Striscia di Gaza. Ma quel che appare evidente è un conflitto a moderata intensità. Finora la gran parte degli attacchi rivendicata da Israele in Libano “si è concentrata nei 20 chilometri lungo il confine tra i due paesi e ciò, per quanto riguarda il Libano, significa i governatorati del sud e di Nabatieh”, ha spiegato ad “Agenzia Nova” l’esperta di Libano, Roberta La Fortezza. L’ultimo degli attacchi israeliani è avvenuto l’altra notte ad Habbariyeh, nel sud-est del Libano. Secondo Hezbollah, il bombardamento ha provocato la morte di sette soccorritori dell’Islamic Relief Committee, (un’organizzazione affiliata al movimento sciita).

Al contrario, secondo fonti israeliane, nell’attacco sono stati uccisi dei “sabotatori” e un combattente di Jama’a al Islamiyya, una formazione politica sunnita, che si ispira ai precetti dell’Islam politico dei Fratelli musulmani, e il cui braccio armato, le Forze Al Fajr, ha lanciato sporadicamente dei razzi verso Israele, nel contesto delle tensioni tra Hezbollah e le Idf, scaturito l’8 ottobre, sulla scia dello scontro fra i militari israeliani e il movimento islamista Hamas nella Striscia di Gaza. Il Gruppo islamista, pur non avendo un’agenda comune con Hezbollah, condivide la “resistenza”a Israele. La cellula di Jama’a al Islamiyya colpita l’altra notte dal bombardamento delle Idf ad Habbariyeh pianificava un attacco a ridosso del confine con Israele, secondo le Idf. In risposta al bombardamento, il movimento sciita libanese Hezbollah ha lanciato almeno 30 razzi verso Kyriat Shmona, nel nord di Israele, dove è morta una persona. Inoltre, fanno sapere le Idf, ieri un drone di Hezbollah è stato localizzato nella zona di Rosh Hanikra, la città israeliana sul confine con l’omonima Ras Naqura sul versante libanese.

Le tensioni delle ultime ore nel nord di Israele e nel sud del Libano seguono all’attacco lanciato martedì dai militari israeliani nel punto più a nord del Paese dei cedri dall’inizio del confronto. Martedì, infatti, le Idf hanno colpito infrastrutture militari del movimento sciita libanese Hezbollah nella zona di Zboud, nel governatorato Baalbek-Hermel, nel nord-est del Libano, a ridosso del confine con la Siria, a causa del quale sono morti due membri di Hezbollah. Al riguardo, in un’intervista a “Nova”, l’esperta La Fortezza ha chiarito che “la progressiva estensione geografica, ben oltre cioè le zone di confine, delle azioni di rappresaglia e contro-rappresaglia da parte sia di Israele che di Hezbollah, desta numerose preoccupazioni in merito a una possibile ulteriore escalation del conflitto in corso nella regione”. La zona della Valle della Beqaa, teatro dell’ultimo attacco di Israele in territorio libanese, circa 110 chilometri a nord del confine, “è una delle principali roccaforti in Libano del gruppo Hezbollah, oltre che il principale centro di produzione nazionale di droga e fondamentale zona di transito per numerosi traffici illeciti, tra cui anche quelli legati alle armi”, ha evidenziato l’esperta La Fortezza.

Non è la prima volta, tuttavia, che Israele si spinge ben oltre la zona a ridosso del confine tra i due paesi. In alcuni casi le Idf hanno confermato di aver compiuto attacchi, in altri no. A tal proposito, l’analista ricorda che “in particolare dal gennaio 2024, alcuni raid e attacchi con droni hanno interessato anche aree molto lontane dal confine: il 2 gennaio un drone avrebbe provocato un’esplosione nella capitale Beirut, il 10 febbraio droni avrebbero colpito la località di Jadra, nel governatorato del Monte Libano, e il 26 febbraio un raid avrebbe interessato Bodai, nel governatorato di Baalbek-Hermel”. “Proprio quest’ultimo governatorato, in particolare la Valle della Beqaa e le località di Duris, Nabi Chit, Shmustar, Saraain el Tahta, è stato interessato tra l’11 e il 12 marzo da una serie di raid israeliani che hanno colpito posizioni del gruppo sciita libanese Hezbollah”, evidenzia l’esperta. Tra i misteriosi attacchi avvenuti in Libano e attribuiti dalla stampa libanese a Israele figura anche quello del 2 gennaio scorso a Beirut, dove è stato ucciso il numero due dell’ufficio politico di Hamas, Saleh al Arouri.