Pubblicato da – il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 03/07/2024
due governi ad un passo dalla normalizzazione ma si accende la tensione tra le comunità
Mentre i vertici istituzionali di Turchia e Siria tentano la via di un possibile ripristino delle relazioni bilaterali, un presunto abuso perpetrato da un siriano a una bambina nell’Anatolia centrale fa tornare in primo piano il sentimento ostile di una parte della comunità turca verso i rifugiati, innescando tensioni su larga scala. Nella giornata di domenica 30 giugno, forti momenti di agitazione si sono infatti verificati nel distretto Melikgazi di Kayseri, nell’area centrale della Turchia, dopo che un gruppo di cittadini turchi ha tentato di linciare un uomo di nazionalità siriana accusato di aver abusato di una bambina di cinque anni. Mentre l’uomo veniva portato via dalle forze dell’ordine, la folla ha ribaltato e dato fuoco ad alcuni veicoli, danneggiando anche abitazioni e attività commerciali siriane a Kayseri, tra cui un supermercato. “Non vogliamo più siriani, non vogliamo più stranieri”, ha gridato un rivoltoso in uno dei numerosi video circolati sui social. Nelle ore successive, la violenza si è estesa a diverse altre città della Turchia, tra cui anche Istanbul, portando le autorità a fare appelli per ripristinare la calma.
Secondo quanto reso noto su X dal ministro dell’Interno turco, Ali Yerlikaya, a seguito delle “azioni provocatorie” contro i siriani nel Paese “sono state arrestate 474 persone”. “Miei cari cittadini, non cadiamo nelle provocazioni. Agiamo con moderazione. Non commettiamo crimini danneggiando le persone, l’ambiente e le proprietà con mezzi illegali. Il nostro Stato è forte. Coloro che ordiscono queste cospirazioni contro il nostro Stato e la nostra nazione riceveranno la ricompensa che meritano”, ha scritto Yerlikaya. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, intervenuto durante una riunione parlamentare del partito al potere Giustizia e Sviluppo (Akp), ha affermato da parte sua che “una delle cause degli sfortunati eventi causati da un piccolo gruppo a Kayseri è la retorica tossica dell’opposizione”. La Turchia è il Paese con il maggior numero di rifugiati siriani: sono oltre 3,5 milioni le persone registrate ufficialmente dalle autorità. Alla luce di questo, il governo di Ankara ha creato dei campi profughi nelle zone del Paese ai confini con la Siria.
Le manifestazioni anti-siriane che si sono susseguite in Turchia hanno scatenato la reazione della popolazione residente nella Siria settentrionale. Secondo quanto ha reso noto l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr, centro di monitoraggio con sede a Londra), ieri nella città di Afrin, nel nord-ovest del Paese, si sono verificati scontri tra manifestanti siriani armati e le forze di Ankara a presidio della zona frontaliera. Il bilancio è di quattro dimostranti morti e oltre 20 persone ferite. Secondo l’agenzia di stampa siriana “Npa”, i manifestanti avevano bloccato strade, assaltando camion e altri veicoli con targhe turche, e tirando giù le bandiere turche affisse in alcuni edifici della provincia. Vale la pena ricordare che la Turchia fornisce assistenza politica e militare all’opposizione nel nord della Siria e che le truppe turche sono di stanza nel governatorato nordoccidentale di Idlib e in alcune parti delle campagne di Aleppo, nel nord del Paese. A seguito degli scontri, l’opposizione siriana sostenuta dalla Turchia ha invitato i cittadini “alla moderazione e a non attaccare le istituzioni e i checkpoint turchi”.
L’escalation delle tensioni tra la comunità siriana e quella turca giunge tra gli sforzi di Ankara e Damasco per normalizzare i rapporti. La settimana scorsa, il presidente turco Erdogan ha dichiarato che “non ci sono motivi per non sviluppare le relazioni con la Siria”. “Proprio come un tempo abbiamo sviluppato i nostri rapporti, agiremo di nuovo insieme allo stesso modo”, ha affermato il capo dello Stato. Nelle ore precedenti il presidente siriano, Bashar al Assad, aveva invece affermato nel corso di un colloquio con l’inviato speciale del presidente russo in Siria, Alexander Lavrentiev, che Damasco “è aperta a tutte le iniziative volte a rilanciare le relazioni con la Turchia, purché si basino sul rispetto della sovranità dello Stato siriano”. Come ricorda il quotidiano turco “Daily Sabah”, i due paesi hanno cercato lo scorso anno una riconciliazione attraverso colloqui promossi da Russia e Iran, ma ad oggi gli incontri non hanno prodotto risultati concreti nella normalizzazione dei rapporti. Le recenti dichiarazioni dei due presidenti rappresentano però la volontà di invertire la tendenza. Secondo quanto ha riferito il quotidiano siriano “Al Watan” la capitale irachena Baghdad ospiterà prossimamente un incontro turco-siriano nell’ambito del percorso verso la normalizzazione delle relazioni. Un passo del genere, secondo il quotidiano, può rappresentare “l’inizio di un lungo processo di negoziazione che potrebbe portare a intese politiche e sul campo”. Precedentemente, la Turchia aveva esortato l’Iraq a partecipare a un dialogo con la parte siriana, senza la partecipazione di altre parti e lontano dai media, per discutere tutti i dettagli necessari a ripristinare le relazioni bilaterali con Damasco. Secondo alcune fonti citate da “Al Watan”, l’avvio di un dialogo per riavvicinare la Turchia e la Russia riscuote “ampio sostegno” non solo dei paesi arabi, ma anche della Russia e della Cina.