Ue, Mattarella: «Decisioni rapide e difesa comune per tornare protagonisti»

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 23/04/2024

Il presidente della Repubblica italiana parla delle nuove sfide che attendono l’Europa in occasione delle celebrazioni dei vent’anni dell’ingresso della Slovenia nell’Unione europea

L’Unione europea ha bisogno di riforme incisive e coraggiose per tornare protagonista e non spettatrice della comunità internazionale. Riforme economiche, utili ad aumentare la capacità competitiva dell’Unione in settori strategici, ma soprattutto istituzionali: la modifica del processo decisionale, l’introduzione di una difesa comune e il completamento del sistema finanziario. È la ricetta proposta ieri a Lubiana dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. 

Invitato dalla presidente della Slovenia, Natasa Pirc Musar, al castello di Brdo pri Kranju per le celebrazioni in occasione dei vent’anni dall’ingresso del Paese nell’Unione europea, Mattarella ha discusso delle nuove sfide che attendono l’Ue, dai conflitti internazionali in corso all’allargamento ai Paesi dei Balcani occidentali, insieme agli omologhi di Austria, Croazia e Ungheria. In vista delle elezioni europee, secondo Mattarella, sarà compito delle istituzioni europee e dei governi adoperarsi perché l’Ue sia protagonista nella vita internazionale. “Nel mondo di oggi i problemi nascono velocemente e richiedono risposte tempestive – ha spiegato – chi le fornisce prima orienta le soluzioni del mondo. 

L’Unione europea non è in questa condizione, ma i problemi non aspettano, li risolvono altri e l’Ue rimane spettatrice”. Per Mattarella occorre oggi recuperare uno spirito costruttivo analogo a quello che 20 anni fa portò all’ingresso di Slovenia, Ungheria e di altri otto Paesi, anche di fronte alle sfide attuali. Il riferimento è innanzitutto all’aggressione russa dell’Ucraina, dopo la quale, secondo il capo dello Stato, non è più rinviabile l’introduzione di una difesa comune europea. “La condizione di alcuni Paesi dell’Ue che si trovano al confine sarebbe ben diversa se non fossero parte dell’Unione. La storia presenta sempre il conto delle occasioni perdute e poi sono i popoli a pagarlo a caro prezzo”, ha ammonito Mattarella. Ripartire da una maggiore coesione renderebbe la casa comune europea anche più pronta ad aprirsi all’esterno. 

Tutti e cinque gli Stati membri riuniti oggi a Lubiana sono concordi sulla necessità di accelerare il processo di adesione dei Paesi dei Balcani occidentali, a cui proprio la regione composta da Italia, Slovenia, Austria e Ungheria può fare da “modello di cooperazione e rispetto delle diversità”, secondo Pirc Musar. Il presidente ungherese Tamas Sulyok ha anticipato che a inizio novembre, quando l’Ungheria avrà la presidenza di turno dell’Unione europea, si terrà un summit per mettere attorno allo stesso tavolo i Paesi dei Balcani occidentali e quelli dell’Unione europea e discutere di allargamento. Un tema su cui, per il presidente austriaco Alexander Van der Bellen, anche gli Stati membri devono prepararsi. “Abbiamo un interesse strategico ben chiaro, e ciò riguarda anche i nostri interessi di sicurezza, dobbiamo fare i compiti a casa”. L’obiettivo è avere “un’Europa salda e forte, non solo dal punto di vista economico ma anche politico”. Se c’è unità di intenti nel portare a bordo i vicini dei Balcani occidentali, divergono però le ricette per rafforzare la casa comune. 

Per il presidente della Croazia, Zoran Milanovic, l’Ue non può accogliere tutti. “Il mantra di un’unione sempre più stretta alla fine ha spinto il Regno Unito a lasciare questo progetto. Dobbiamo trovare una via di mezzo – ha detto – tra la visione dogmatica e la visione estremamente scettica”. Superare l’unanimità a favore di decisioni più rapide per Milanovic non è la soluzione, perché “quando si dice che l’Unione europea dovrebbe parlare con voce unica, non è realistico”. Anche l’omologo ungherese è scettico all’idea di rafforzare la coesione interna e si è scagliato contro le “crescenti tendenze federaliste nell’Ue”. “Questa integrazione più stretta che ci viene imposta – ha detto – porterà a un’Europa più debole”. Nell’attesa di allargare i confini, si pensa a quelli interni. Dalla presidente Pirc Musar è arrivato l’appello ad abolire i controlli alle frontiere per ripristinare la libera circolazione. “La Slovenia è favorevole a Schengen: dove prima esistevano muri, i confini aperti rappresentano un grande vantaggio”, ha detto la presidente. Appello subito accolto da Mattarella, convinto che insieme ai Paesi vicini si possa rilanciare l’Unione europea “come comunità di valori e non come semplice cornice di utile collaborazione economica”.