Washington punta su Nairobi per limitare la perdita d’influenza in Africa

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 03/05/2024

Il congresso usa potrebbe ospitare un intervento del presidente del kenya

Il Congresso degli Stati Uniti potrebbe ospitare presto un intervento del presidente del Kenya, William Ruto, atteso in visita di Stato a Washington il 23 maggio in occasione del 60simo anniversario delle relazioni Usa-Kenya.

E’ questa la proposta della commissione per gli Affari esteri della Camera dei rappresentanti statunitense, che in una lettera al presidente Mike Johnson ha presentato una richiesta formare di invitare Ruto a parlare in una sessione congiunta del Congresso. Se Johnson darà seguito alla domanda, Ruto sarebbe il primo presidente africano dopo 18 anni ad intervenire al Congresso di Washington, come fece nel 2006 l’allora presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf. Un gesto che è stato letto come un chiaro messaggio di interesse da parte dell’amministrazione Biden nei confronti del Kenya, che si sforza di consolidare il ruolo di bastione democratico in una regione – quella dell’Africa orientale – sempre più martoriata da conflitti, insicurezza e instabilità. “Quest’anno celebriamo lo storico 60mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Kenya. Un simile invito sottolineerebbe l’importanza delle relazioni tra Stati Uniti e Kenya e invierebbe un segnale prezioso al popolo africano”, hanno dichiarato in una lettera congiunta il presidente repubblicano della commissione Esteri, Michael McGaul, ed il deputato democratico Gregory Meeks, chiedendo allo “speaker” della Camera di inviare prontamente un invito a Nairobi.


Il rafforzamento delle relazioni con il Kenya appare utile in un momento storico nel quale gli Usa necessitano di rendere evidenti e più stretti i suoi partenariati a livello globale, con un riflesso sul continente africano in pieno assestamento. Qui, infatti, il Sudafrica ha assunto posizioni antagoniste rispetto a quelle statunitensi e la Nigeria – gigante dai piedi d’argilla – non sembra essere in grado di frenare il declino della Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (Cedeao), blocco regionale sul quale la Francia prima e gli Stati Uniti poi stanno perdendo inesorabilmente presa. In questo contesto, la mano giovane e ambiziosa di Ruto potrebbe fornire a Washington un posizionamento prezioso in un quadro regionale dove i principali Paesi – Etiopia e Somalia in particolare – sono alle prese con continui conflitti interni e crisi diplomatiche nocive per lo sviluppo di solide relazioni economiche. Proprio sul fronte economico Nairobi ha ottenuto di recente una significativa prova di fiducia dal Fondo monetario internazionale (Fmi), che a gennaio ha approvato l’esborso immediato di una nuova tranche di credito di 624,5 milioni di dollari a favore del governo keniota, riconoscendone un’attuazione delle riforme richieste “sostanzialmente in linea” con quanto concordato. “La costante attuazione del pacchetto di politiche e riforme è la chiave per mantenere la stabilità macroeconomica, rafforzare la sostenibilità del debito e creare riserve contro gli shock”, scrivono i tecnici del Fondo, osservando che le risposte politiche a breve termine dovrebbero integrare le misure necessarie per rafforzare le prospettive a medio termine del Kenya verso un’economia vivace, inclusiva, verde e orientata al mercato.


L’avvicinamento a Nairobi risponde anche all’esigenza, da parte di Washington, di non perdere presa sul continente africano dopo la progressiva ma inesorabile espulsione delle forze francesi ed internazionali dal Sahel e dalla connessa penetrazione russa nel continente. A fine settembre, in occasione della visita a Nairobi del segretario alla Difesa Floyd Austin, gli Stati Uniti hanno siglato con il Kenya un accordo di cooperazione che prevede l’addestramento dei soldati delle Forze di difesa del Kenya (Kdf) e un programma di assistenza finanziaria e tecnica nei prossimi cinque anni. L’accordo, ha affermato Austin nel corso di una conferenza stampa, prevede anche una collaborazione negli sforzi di pace e sicurezza all’interno del Paese e nella regione, compreso il previsto dispiegamento di agenti di polizia kenioti ad Haiti”. “Il governo degli Stati Uniti apprezza profondamente la nostra partnership con il Kenya nel contrastare Al Shabaab ed è grato al Kenya per la sua leadership nell’affrontare le sfide alla sicurezza nella regione e nel mondo”, ha chiosato Austin, che ha inoltre ringraziato l’omologo keniota Aden Duale per “la disponibilità a prendere in considerazione la possibilità di guidare una missione multinazionale di assistenza alla sicurezza ad Haiti”, progetto poi avallato anche dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ma sospeso in seguito all’esplosione della guerra tra gang nell’isola caraibica. In occasione della visita di settembre, Austin aveva anche annunciato la disponibilità di Washington a fornire fino a 14,8 miliardi di scellini (circa 100 milioni di dollari), oltre all’assistenza tecnica, alla missione ad Haiti, una volta ottenuta l’approvazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

L’interesse statunitense per Nairobi è del resto strettamente connesso al ruolo che il Kenya può giocare nella stabilizzazione regionale anche per l’attiva partecipazione all’offensiva che la vicina Somalia sta conducendo contro Al Shabaab. Con il progressivo ritiro dal Paese delle forze della Missione di transizione dell’Unione africana in Somalia (Atmis) – alla quale Nairobi partecipa -, Mogadiscio dovrà assumere entro fine anno la responsabilità della sicurezza nazionale, e su questo fronte la spalla esperta del Kenya rimane un sostegno fondamentale, come prova anche la presenza militare keniota al di fuori delle missioni internazionali. La sfida è ben chiara a Washington, come testimoniato dalle stesse parole di Austin a settembre. Prima di arrivare in Kenya, il segretario alla Difesa statunitense aveva visitato Gibuti, quindi a Nairobi non aveva mancato di ringraziare il presidente Ruto e le autorità “per l’ospitalità” offerta ai militari statunitensi di stanza a Manda Bay. Nell’incontro con l’omologo Duale, Austin aveva osservato che la Somalia ha compiuto notevoli progressi nell’ultimo anno nella lotta contro Al Shabaab, ma ricordato che, “come sappiamo, il progresso non è sempre una linea retta e possiamo vedere miglioramenti significativi un giorno e trovarci ad affrontare nuove sfide il giorno successivo. Il nostro approccio in tutto il continente è sempre stato una combinazione di capacità di difesa, sviluppo e diplomazia, e penso che sia la giusta combinazione per garantire un impatto duraturo” ha dichiarato. Austin aveva quindi visitato la base statunitense di Manda Bay, a Lamu, prima di partire per l’Angola, ultima tappa del suo tour africano.

Se è vero che Washington in Africa è alla ricerca di nuove, solide partnership, la strategia statunitense potrebbe includere fra gli elementi da considerare anche la prossima elezione del presidente della commissione dell’Unione africana, principale organismo di rappresentanza del continente che ora ha conquistato anche un seggio all’interno del G20. L’elezione del successore del ciadiano Moussa Faki Mahamat è prevista solo nel 2025, ma fra i candidati più convincenti spicca l’ex premier e leader di opposizione keniota Raila Odinga, cinque volte candidato sconfitto alla presidenza ma con una rete di solide influenze internazionali. Un elemento che appare significativo soprattutto per l’appoggio ricevuto proprio dal presidente Ruto, suo acerrimo rivale in politica ma – almeno in apparenza – sostenitore a livello multilaterale, fosse anche solo in un gioco di strategia volto a “liberarsene” come rivale alle prossime elezioni generali del 2027. Secondo alcune fonti, anche l’ex presidente keniota Uhuru Kenyatta starebbe valutando di proporsi come prossimo presidente della commissione Ua, ma sarebbe disponibile a rinunciare in favore di Odinga, contribuendo ad accendere una volta di più i riflettori sul Kenya.