ATTACCO DEI RIBELLI YEMENITI CRESCE LA PRESSIONE IN MEDIO ORIENTE

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 13/12/2023

L’azione contro una nave cisterna norvegese rientra nell’allargamento della strategia del gruppo sostenuto dall’Iran. Lo ha affermato a “Nova” Alessio Patalano, professore di “guerra e strategia in Asia orientale” presso il King’s College di Londra

L’ attacco dei ribelli yemeniti Houthi alla nave cisterna battente bandiera norvegese Mt Strinda, diretta alle bioraffinerie Eni in Italia, non è stato un errore di valutazione, ma rientra nell’allargamento della strategia del gruppo sostenuto dall’Iran contro Israele. Lo ha affermato a “Nova” Alessio Patalano, professore di “guerra e strategia in Asia orientale” presso il dipartimento di studi bellici (Dws) del King’s College di Londra.

Secondo Patalano gli Houthi sono stati molto precisi e calibrati nel prendere di mira gli obiettivi mercantili, per cui, nonostante diversi media avessero inizialmente riferito che Strinda fosse diretta verso il porto israeliano di Ashdod, i ribelli yemeniti erano probabilmente consapevoli che la nave petroliera era diretta in Italia. Tuttavia, ha proseguito Patalano, questo non va interpretato come un attacco mirato al nostro Paese, quanto piuttosto come “il risultato dell’espansione degli obiettivi per mettere pressione su Israele” in relazione al conflitto in corso contro il movimento islamista palestinese Hamas. Il Mar Rosso è un punto di transito per il commercio marittimo internazionale di fondamentale importanza, ha ricordato il professore, e non è raro che in contesti di crisi internazionali come quello attuale diventi un punto di pressione significativo.

“Nelle ultime settimane alcuni mezzi di trasporto marittimo sono stati attaccati con droni, tentativi di arrembaggio o di assalto con barchini con persone armate a bordo” ha spiegato Patalano, aggiungendo che a queste azioni sono seguite diverse reazioni internazionali. “Gli incrociatori statunitensi hanno risposto abbattendo droni e missili diretti verso alcune navi mercantili, così come il cacciatorpediniere missilistico guidato Arliegh Burke Uss Mason ha cercato di intervenire nel tentativo di assalto di un barchino contro un’altra nave mercantile”.

Anche la fregata multimissione (Fremm) Languedoc della Marina francese ha abbattuto nel Mar Rosso un drone lanciato contro la nave norvegese Strinda. Gli attacchi degli scorsi giorni si spiegano con il sostegno della Repubblica islamica dell’Iran ai diversi “sistemi d’arma, che siano missili o droni, utilizzati in questo momento dai ribelli yemeniti”, ha affermato Patalano. “Ciò che è successo nelle ultime settimane ha portato l’Iran a intensificare la propria presenza marittima e a inasprire i toni nelle recenti dichiarazioni della Marina, in linea con la volontà di ribadire la propria centralità nel Mar Rosso attraverso lo stretto di Babel Mandeb, aumentando di conseguenza la vulnerabilità di chiunque si trovi nell’area, anche per prestare soccorso”.

In questo contesto si inserisce anche l’annuncio di un’esercitazione congiunta della Marina iraniana con quella cinese e russa. “Questa iniziativa trilaterale, che si è svolta per la prima volta nel 2019, conferma la volontà di Teheran di comunicare agli in- terlocutori internazionali, non solo statunitensi, la propria prerogativa in quella zona del mondo”, ha ribadito Patalano. Dal punto di vista cinese, il professore fa notare che, trattandosi di operazioni di routine già avviate, non ci sono rischi concreti di supporto a un’eventuale escalation. Al contrario, Pechino potrebbe cercare di rafforzare una narrativa che la vede protagonista di un dialogo con diversi attori “per assicurarsi il più ampio consenso nella gestione di una situazione abbastanza tesa e critica”. Il messaggio politico veicolato dagli Houthi diventa più chiaro alla luce dell’analisi del contesto regionale.

I ribelli intendono aumentare la pressione su Israele allargando il raggio d’azione alla comunità internazionale, “in particolare mettendo a rischio il naviglio mercantile con l’eventualità di un aumento dei premi assicurativi”, ha spiegato Patalano. In questo modo “il numero di paesi (sia di quelli armatori, sia di quelli che dipendono molto dalle importazioni esterne come l’Italia) che potrebbero contribuire a far crescere la pressione su Israele aumenterebbe”, ha affermato Patalano. “Non si tratta di un problema specifico con l’Italia, ma il nostro Paese ha un’economia basata su import ed export in cui il naviglio mercantile ha una funzione fondamentale e questo lo rende potenzialmente parte di quegli stati che potrebbero allarmarsi sui rischi di navigazione nella regione del Mar Rosso”.