Flussi migratori illegali, due strutture nel protocollo d’intesa Italia-Albania

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 07/11/2023

Sorgeranno in territorio albanese sotto la giurisdizione italiana e saranno pronte entro la primavera del 2024

Due strutture in territorio albanese sotto la giurisdizione italiana che serviranno a gestire i flussi migratori illegali. È questo il fulcro del protocollo d’intesa siglato ieri da Italia e Albania e annunciato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dall’omologo Edi Rama.

Una visita “a sorpresa” quella di Rama, non annunciata ufficialmente sino a ieri mattina quando una scarna nota di Palazzo Chigi comunicava che i due capi di governo si sarebbero incontrati nel pomeriggio e che, successivamente, avrebbero rilasciato delle dichiarazioni alla stampa.

La discrezione dei due governi ha avuto la meglio e, di conseguenza, anche l’effetto sorpresa al momento dell’annuncio. “E’ un accordo che arricchisce l’amicizia fra le due nazioni”, ha detto Meloni al momento dell’annuncio, spiegando successivamente i dettagli dell’intesa che si concentra su tre obiettivi primari: contrastare il traffico di esseri umani, prevenirlo e accogliere chi ha diritto alla protezione.

“L’Albania concederà alcune aree del territorio”, dove l’Italia potrà realizzare “due strutture” per la gestione dei migranti illegali: “potranno accogliere inizialmente sino a tremila persone che resteranno qui per il tempo necessario a espletare le domande di asilo ed, eventualmente, ai fini del rimpatrio”, ha detto Meloni, specificando che l’intesa non riguarda i minori, le donne in gravidanza e soggetti vulnerabili. La premier ha fornito dei dettagli anche sulle aree che ospiteranno le due strutture che, auspicabilmente, saranno pronte entro la primavera del 2024.

“Nel porto di Shengjin (lo scalo marittimo situato a nord dell’Albania) ci si occuperà delle procedure di sbarco e identificazione, mentre in un’altra area più interna si realizzerà un’altra struttura sul modello dei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr)”, ha spiegato Meloni, aggiungendo che le forze di polizia albanesi coopereranno per garantire “la sicurezza e la sorveglianza esterna delle strutture”. Secondo Meloni, l’accordo siglato ieri è un ulteriore tassello della fitta cooperazione bilaterale. “L’immigrazione illegale di massa è un fenomeno che gli Stati membri dell’Ue non possono affrontare da soli e la cooperazione fra Stati Ue e, per ora, Stati extra Ue può risultare decisiva”, ha detto il presidente del Consiglio, secondo cui l’Albania si conferma un’amica non solo dell’Italia ma anche dell’Unione europea. “Nonostante non sia ancora formalmente parte dell’Ue, l’Albania è un Paese candidato ma si comporta come se fosse già un Paese membro di fatto dell’Unione e questa è una delle ragioni per cui sono fiera del fatto che l’Italia sia stata sempre uno dei più grandi sostenitori dell’ingresso dell’Albania e dei Balcani occidentali nell’Unione”, ha aggiunto Meloni, che ha definito il protocollo d’intesa “una soluzione in- novativa” nell’auspicio che “possa diventare il modello per altri accordi di questo tipo”.

Intervenuto al termine delle dichiarazioni di Meloni, il premier Rama – sottolineando che l’idea dell’accordo è nata durante la vacanza estiva della premier a Valona – ci ha tenuto subito a precisare che “quando l’Italia chiama, l’Albania c’è”. “L’Albania non è uno Stato Ue, ma è in Europa. È uno Stato europeo, e questo non ci impedisce di vedere il mondo come europei”, ha affermato Rama. “Non avremmo fatto questo accordo con nessun altro Stato Ue. C’è un importante rapporto di natura storica, culturale, ma anche emozionale, che lega l’Albania con l’Italia”, ha proseguito il premier. “Possiamo dare una mano e aiutare a gestire una situazione che, lo vedono tutti, è difficile per l’Italia. Quando si entra in Italia, si entra in Europa, nell’Ue, ma quando si tratta di gestire questa entrata come Ue sappiamo bene come vanno le cose”, ha affermato Rama. “Noi non abbiamo la forza per essere una soluzione, ma credo che abbiamo il dovere verso l’Italia e una certa capacità per dare una mano”, ha aggiunto Rama che ha poi ricordato come il suo Paese può vantare una tradizione di accoglienza, iniziata dalle migliaia di italiani protetti dopo la Seconda guerra mondiale. “Abbiamo una storia di ospitalità”, ha sottolineato Rama, ricordando che l’Albania ha accolto più di mezzo milione di rifugiati di guerra e chi scappava per sopravvivere alla pulizia etnica dal Kosovo. “Abbiamo anche dato rifugio a migliaia di donne afgane quando la Nato ha mollato l’Afghanistan, e a qualche migliaio di iraniani”, ha aggiunto il premier albanese.