Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 03/01/2024
Da settimane sono in corso i colloqui mediati da Qatar, Egitto e Stati Uniti per una nuova tregua, dopo quella di fine novembre, volta al rilascio degli ostaggi
Nell’88esimo giorno di guerra tra Israele e il movimento palestinese Hamas è stato ucciso Saleh al Arouri, vicepresidente dell’ufficio politico del gruppo islamista, in un presunto attacco israeliano a Beirut, capitale del Libano. Al Arouri, comandante fondatore del braccio armato di Hamas, le Brigate al Qassam, è stato anche comandante militare del gruppo in Cisgiordania dal 2023. Nato a Ramallah, in Cisgiordania, nel 1966, da tempo viveva in Libano dopo aver trascorso 15 anni nelle carceri israeliane. L’alto esponente di Hamas è stato ucciso in un presunto attacco israeliano con drone nella periferia sud di Beirut, il cui obiettivo era un ufficio attribuito al gruppo islamista ad Al Musharrafiya, vicino ad Al Sharq Sweets, nella periferia sud della città.
Nell’attacco sarebbero morte almeno sei persone e molte altre sarebbero rimaste ferite. Nel frattempo, proseguono le operazioni delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza. E’ di oltre 22.100 morti e almeno 57.035 feriti il bilancio delle vittime palestinesi dal 7 ottobre scorso, secondo quanto si apprende dai dati diffusi dal gruppo islamista. Intanto, in un discorso televisivo, Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas, ha affermato che gli oltre 120 ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023 “saranno rilasciati alle condizioni di Hamas”. Da settimane sono in corso i colloqui mediati da Qatar, Egitto e Stati Uniti per una nuova tregua, dopo quella di fine novembre, volta al rilascio degli ostaggi.
Il movimento islamista è “pronto a un governo nazionale in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza”, ha detto Haniyeh. Il numero uno di Hamas, che risiede a Doha, in Qatar, ha aggiunto: “Qualsiasi accordo sulla questione (politica) senza Hamas è un’illusione, un miraggio”. Da settimane si parla dello scenario successivo all’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza e Israele si oppone a un’autorità gestita dall’Autorità nazionale palestinese. Infine, Haniyeh ha aggiunto: “Non c’è sicurezza o stabilità nella regione se il nostro popolo non otterrà i propri diritti”. A proposito del futuro dell’enclave palestinese, l’Autorità suprema delle tribù palestinesi nella Striscia di Gaza ha respinto un piano attribuito alle Idf, in base al quale le grandi famiglie locali prenderebbero il posto di Hamas nella gestione del territorio.
In un comunicato, Akef al Masry, commissario generale dell’Autorità suprema delle tribù palestinesi, ha dichiarato: “Lo Stato di occupazione (Israele, ndr) cerca di coprire il suo fallimento a Gaza e di creare confusione e conflitti nella società palestinese”, sottolineando la necessità di una leadership unificata nella Striscia “per rafforzare la fermezza del popolo e prevenire le opportunità per tutti i piani dell’occupazione”. Secondo quanto riferito dall’emittente israeliana “Kan”, il piano preparato dalle Idf prevede che i clan e le tribù locali gestiscano e distribuiscano gli aiuti umanitari a Gaza. La Striscia verrebbe quindi divisa in governatorati e distretti, e ogni famiglia gestirebbe un governatorato, ha spiegato “Kan”.
A fine anno le Idf hanno annunciato un progressivo ritiro di reggimenti di riservisti da Gaza. Una fonte della Casa Bianca ha affermato che la decisione di Israele di ritirare alcune delle sue truppe da Gaza, dopo quasi tre mesi di intensi combattimenti, segna il “graduale passaggio” a una nuova fase del conflitto, segnata da operazioni di minore intensità, “che noi abbiamo incoraggiato”. Da parte sua, il ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant, in visita nel centro di Gaza, ha dichiarato che: “La sensazione che staremmo per fermare la campagna militare contro il movimento palestinese Hamas nella Striscia di Gaza “è sbagliata”. “A nord abbiamo distrutto 12 battaglioni di Hamas – ha affermato -.
Restano ancora dei terroristi, poche migliaia dei 15-18 mila presenti nella zona”. Parte dei combattenti è stata eliminata “men – tre altri sono fuggiti verso sud”, ha proseguito. Nel nord dell’enclave palestinese, le Idf proseguiranno operazioni minori per individuare i combattenti di Hamas rimasti. “L’obiettivo è stremare il nemico, uccidere i suoi membri e controllare il territorio”, ha proseguito. Nel sud della Striscia di Gaza “la situazione è diversa” e i combattimenti proseguiranno “ad alta intensità. I risultati saranno chiari. Finiremo questa operazione quando Hamas non sarà più un organismo di governo e certamente non sarà un gruppo militare. Ci vorrà tempo”, ha concluso Gallant