IN ATTESA DI UN SEGNALE DELL’ONU ISRAELE COLPISCE ANCHE OLTRE GAZA

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 23/12/2023

Il bilancio totale dei morti palestinesi è salito a 20.057, mentre i feriti sono 53.320. Secondo una tv il governo di Tel Aviv avrebbe proposto una tregua di circa due settimane in cambio di decine di ostaggi

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno esteso le operazioni nella parte centrale della Striscia di Gaza, in vista del voto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per facilitare l’accesso degli aiuti umanitari ai civili. Il portavoce delle Idf in lingua araba, Avichay Adraee, ha pubblicato un avviso sul suo profilo X (ex Twitter) destinato ai residenti del campo profughi di Al Bureij in cui chiede di evacuare verso sud e di dirigersi verso i rifugi di Deir al Balah. Successivamente, i media hanno riferito che almeno due persone sono state uccise dall’attacco di un drone in quella zona.

L’offensiva prosegue anche in altre zone dell’exclave palestinese: secondo il ministero della Sanità di Gaza, controllato dal movimento islamista palestinese Hamas, sono state uccise circa 410 persone nelle ultime 48 ore. In particolare, 16 persone sono morte in un bombardamento che ha colpito una casa a Jabaliya (nel nord), mentre altre cinque sono state uccise a Rafah, nella parte meridionale della Striscia, al confine con l’Egitto. Il bilancio totale dei morti palestinesi è salito a 20.057, mentre i feriti sono 53.320. Da parte loro, le Idf hanno annunciato la morte di due militari: sono in tutto 139 i morti dell’esercito israeliano dall’inizio dell’offensiva di terra a Gaza, mentre 784 sono rimasti feriti.

Nel frattempo non risultano esserci progressi significativi circa le trattative per una cessazione temporanea delle ostilità e ognuna delle parti sembra rimanere ferma sulle proprie posizioni. Un membro dell’ufficio politico del movimento islamista Hamas, Husam Badran, ha ribadito che il suo gruppo è favorevole a uno scambio “tutti contro tutti”, ovvero tutti gli ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre in cambio di tutti i prigionieri palestinesi. Israele ha già espresso il proprio netto rifiuto a tale ipotesi, ma, secondo indiscrezioni della televisione israeliana “Kan”, lo Stato ebraico avrebbe proposto una tregua di circa due settimane in cambio di decine di ostaggi.

Badran ha anche parlato dell’esigenza di ritrovare una posizione unitaria tra le fazioni palestinesi e ha dichiarato che Hamas è in contatto con tutte le fazioni. Il leader ha fatto riferimento all’unità territoriale della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, riferendosi probabilmente alla possibilità di riaprire un dialogo con l’Autorità nazionale palestinese (Anp), guidata da Mahmoud Abbas. Da parte di quest’ultimo non sono arrivate conferme in tal senso, ma proseguono gli sforzi nel fare pressione sulla comunità internazionale attraverso colloqui con i leader di altri Paesi.

In questo contesto, Abbas ha discusso con il presidente russo, Vladimir Putin, in merito “all’escalation senza precedenti del conflitto israelo-palestinese”, secondo quanto riferito da una nota del Cremlino. Putin ha ribadito che Mosca proseguirà nelle forniture di beni essenziali alla Striscia di Gaza, tra cui attrezzature mediche. Il presidente russo ha poi informato Abbas delle misure adottate da Mosca per facilitare la risoluzione del conflitto e garantire la fornitura ininterrotta di aiuti umanitari. “La parte russa ha espresso sostegno per gli sforzi compiuti dalla dirigenza palestinese guidata da Mahmoud Abbas”, ha aggiunto il Cremlino. I due leader hanno anche sottolineato la necessità di porre fine “allo spargimento di sangue nella regione” e di riprendere i negoziati. A sostenere l’autorità basata a Ramallah è arrivata anche la decisione della Commissione europea, che ha annunciato l’adozione di un pacchetto di aiuti dal valore di 118 milioni di euro per sostenere l’Anp.

Quanto alle Nazioni Unite, in una bozza della risoluzione, ripresa dal “New York Times”, nel testo è stata cancellata la richiesta di un cessate il fuoco, anche se viene sottolineata la necessità di “misure urgenti” per garantire l’accesso degli aiuti umanitari ai civili. La risoluzione chiede anche al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, di nominare un “coordinatore” che si occuperà di “facilitare, coordinare e verificare la natura umanitaria” delle forniture inviate a Gaza.