Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 08/12/2023
La tensione si mantiene alta anche al confine tra lo Stato ebraico e il Libano, dove continuano gli scontri tra le Idf e il movimento sciita libanese filoiraniano Hezbollah. Netanyhau ha affermato che in caso di attacco tutto il Libano sarà trasformato in un’altra Gaza
A due mesi dall’inizio del conflitto tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas, proseguono i combattimenti nella Striscia di Gaza e, in particolare, nel sud, dove le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno intensificato gli attacchi. Ma non solo: la tensione si mantiene alta anche al confine tra lo Stato ebraico e il Libano, dove continuano gli scontri tra le Idf e il movimento sciita libanese filo-iraniano Hezbollah. Durante una valutazione operativa con il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, e il capo di Stato maggiore, generale Herzi Halevi, il premier di Israele, Benjamin Netanyahu, ha affermato che se Hezbollah “sceglierà di iniziare una guerra totale, trasformerà da solo Beirut e il Libano meridionale, non lontano da qui, in Gaza e Khan Yunis”. Il capo dell’esecutivo di Israele ha fatto così riferimento all’operazione aerea e terrestre a Gaza lanciata dalle Idf dopo l’attacco del gruppo islamista palestinese del 7 ottobre scorso. Intanto, il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha dichiarato all’emittente egiziana “Al Qahera News” che un’eventuale nuova fase di negoziati con Israele “è subordinata alla completa cessazione dell’aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza”.
“Siamo pronti a riprendere i negoziati per lo scambio di tutti gli ostaggi nell’ambito di un accordo globale una volta cessate le aggressioni e i bombardamenti”, ha detto Haniyeh, aggiungendo: “Se l’occupazione israeliana cessasse completamente il fuoco e si ritirasse da tutti i territori di Gaza, a quel punto si potrebbero avviare negoziati, attraverso i nostri fratelli in Egitto e Qatar. I negoziati non sono possibili sotto il fuoco nemico”. Dopo l’attacco terroristico di Hamas in Israele il 7 ottobre scorso, le forze israeliane hanno colpito infrastrutture dei gruppi armati islamisti nella Striscia di Gaza. Il 24 novembre, attraverso la mediazione di Qatar, Egitto, e Stati Uniti, Israele e Hamas hanno poi raggiunto un’intesa che ha permesso la liberazione di circa 100 ostaggi israeliani da Gaza – dove ne rimangono ancora 138 -, in cambio del rilascio di circa 300 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Tuttavia, a causa di divergenze tra le parti, venerdì scorso, primo dicembre, è stata riavviata l’operazione militare israeliana a Gaza, da cui i gruppi armati hanno lanciato raffiche di razzi.
Sono almeno 89 i militari delle Idf morti durante l’operazione di terra nella Striscia di Gaza. Tra questi, anche il sergente venticinquenne Gal Meir Eisenkot, figlio dell’ex capo di Stato maggiore Gadi Eisenkot, membro, – quest’ultimo – dell’attuale governo di emergenza di Israele. Nel frattempo, sono morti almeno 17.177 palestinesi e 46.000 sono rimasti feriti dall’inizio dell’offensiva militare israeliana a Gaza, secondo quanto riferito dal ministero della Sanità dell’exclave, gestito da Hamas. Per quanto riguarda la Cisgiordania, invece, sono stati almeno 308 gli attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi e le loro proprietà dall’inizio della guerra. Secondo quanto si ap prende dai dati del ministero della Sanità dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), durante questi attacchi in Cisgiordania più di 1.000 palestinesi sono stati sfollati, tra cui 388 bambini.