Niger, Macron si arrende e ritira il contingente militare

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 26/09/2023

DOPO IL GOLPE NESSUNO VUOLE AVVENTURARSI IN UNA GUERRA AFRICANA

La portata strategica di una possibile distensione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita, con la mediazione degli Stati Uniti, emerge non solo in relazione al Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec), lanciato in occasione dell’ultimo vertice del G20 a Nuova Delhi, ma anche, e forse soprattutto, per quanto riguarda il progetto Trans Europe Asia System (Teas), annunciato nel 2020 dalla compagnia Cinturion. Si tratta di un sistema di cavi a fibra ottica che dovrebbe collegare Mumbai a Marsiglia passando per l’Oceano Indiano e, per il tratto terrestre, attraverso la Penisola Araba. Lo scorso 20 settembre, Cinturion ha annunciato la stipula di un memorandum di intesa con la compagnia emiratina Emirates Integrated Telecommunications Company, per la realizzazione di una stazione di passaggio negli Emirati. Vale la pena notare che, tanto nel caso dell’Imec, quanto in quello del Teas, due medie potenze regionali, Egitto e Turchia, non sono incluse nei tracciati previsti.

Al contrario, i cardini di entrambi i progetti sono Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giordania e Israele, mentre un punto di passaggio essenziale è individuato nello Stretto di Hormuz, che separa il Golfo dell’Oman dal Golfo Persico. Uno snodo strategico che, tuttavia, pone alcuni problemi per le tensioni ancora esistenti tra Iran e Israele e tra Iran e Stati Uniti. Basti pensare che negli ultimi anni il controllo dei mari ha assunto un’importanza crescente proprio per la necessità di garantire alle potenze coinvolte, essenzialmente Stati Uniti e Cina, la sicurezza dei cavi sottomarini. Per quanto concerne il tratto terrestre, invece, il passaggio dei cavi attraverso il territorio israeliano, in prossimità di aree interessate da scontri tra le autorità dello Stato ebraico e i movimenti di “resistenza” palestinesi, potrebbe comportare la necessità di risolvere prima tale conflitto.

L’approdo negli Emirati, invece, consente di evita- re il passaggio per il canale di Khawr Abdullah, estuario dello Shatt al Arab, sul quale sono in corso controversie tra Iraq e Kuwait. Nel corso del suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York venerdì 22 settembre, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto che la “pace tra Israele e Arabia Saudita creerà davvero un nuovo Medio Oriente”. Prima ancora, lo scorso 3 settembre, durante un incontro con gli omologhi di Grecia e Cipro a Nicosia, Netanyahu aveva dichiarato che c’era la “possibilità di realizzare un corridoio tra Asia, Medio Oriente ed Europa”, aggiungendo che il miglior esempio di tale progetto sarebbe stato un sistema di cavi a fibra ottica. A tale scopo, infatti, il passaggio per il Medio Oriente sarebbe stato “la via più breve, più sicura e più economica”. Tali dichiarazioni erano giunte una settimana prima dell’annuncio, da parte del principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, dell’Imec, al G20 di Nuova Delhi. Tale iniziativa, infatti, tesa a rafforzare l’integrazione economica e la connettività tra i Paesi coinvolti, include la proposta di un sistema di cavi a fibra ottica, che dovrebbe seguire un percorso simile al tracciato delineato dal Teas. L’esclusione dell’Egitto, invece, è tesa a ridurre il monopolio del Cairo e della compagnia Telecom Egypt sulla connettività, dal momento che per lo snodo strategico del Canale di Suez, oltre a passare buona parte del commercio marittimo mondiale, transita una fetta consistente del traffico internet globale, stimata tra il 17 e il 30 per cento. Per il Canale di Suez, infatti, passano attualmente tutti i cavi in fibra ottica che collegano l’Europa all’Asia, attraverso il Mar Rosso. Un elemento che, di fatto, assicura al Cairo un notevole peso geostrategico, oltre a significativi proventi economici.

L’Egitto, infatti, era stato escluso anche da un altro importante progetto per la connettività tra Europa e Asia, lanciato nel 2021 da Google e noto come Blue Raman. Anche questa infrastruttura di cavi in fibra ottica, dal valore stimato di 400 milioni di dollari e realizzata dal gruppo italiano Sparkle, passerebbe per Arabia Saudita, Giordania e Israele. Finora, la compagnia Cinturion ha firmato accordi con la compagnia Emirates Integrated Telecommunications Company e, lo scorso luglio, con la società saudita Edgnex Data Centers, per la realizzazione di una stazione di passaggio vicino Gedda, nel nuovo centro economico King Abdullah, affacciato sul Mar Rosso. Secondo il sito di informazione “Middle East Eye”, invece, più “ambiguo” risulta il coinvolgimento di Israele, in particolare la partecipazione della società Keystone. Quest’ultima, sul suo sito web ufficiale, nel 2021 aveva annunciato di avere una partecipazione nel progetto Teas del 25 per cento, mentre il suo amministratore delegato, Navot

Bar, aveva dichiarato che tra i principali partner dell’iniziativa figuravano “ex ufficiali delle Forze armate statunitensi, investitori britannici e investitori dai Paesi del Golfo e da Israele. Cinturion, da parte sua, non aveva fornito dati specifici sul coinvolgimento di Israele nell’iniziativa. Secondo Michael Ruddy, direttore del settore ricerca presso la compagnia statunitense Terabit Consulting, “corrono voci su collegamenti terrestri (per i cavi in fibra ottica, ndr) tra Arabia Saudita e Israele, ma c’è la volontà di mantenere il silenzio”. Infatti, ha spiegato, si tratta di una questione delicata dal punto di vista geopolitico, al quale, di conseguenza, non si vuole dare un eccessivo risalto mediatico, onde scongiurare qualsiasi rischio di compro- mettere i complessi equilibri regionali.

Qualche tensione, inoltre, potrebbe scaturire dall’esclusione, sia dall’Imec, sia dal Teas di Turchia ed Egitto. Se dal Cairo non sono giunti commenti ufficiali su nessuna delle due iniziative, poco dopo l’annuncio dell’Imec da parte del principe ereditario saudita al G20, invece, Ankara ha fatto sapere che “non può esserci alcun corridoio senza la Turchia”. “La linea più conveniente per gli scambi tra est e ovest deve passare attraverso la Turchia”, aveva dichiarato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, durante il volo di ritorno dal G20. “Stiamo discutendo di un corridoio per l’Europa che dovrebbe passare attraverso Iraq, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Turchia”, aveva aggiunto, in riferimento al progetto denominato La via dello Sviluppo.