Nuovi razzi su Tel Aviv lanciati da Gaza Proseguono le trattative per gli ostaggi

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 18/11/2023

Per la prima volta da martedì, si sono attivate le sirene a Tel Aviv dopo il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza. Le immagini circolate in rete mostrano i missili intercettori Iron Dome che abbattono i razzi. Al momento, secondo quanto riferiscono i media locali, non vi sono feriti o danni. Sul fronte settentrionale, tre israeliani sono rimasti feriti in seguito al lancio di un razzo anticarro dal sud del Libano. Il movimento sciita libanese Hezbollah ha rivendicato oggi la responsabilità di oltre 10 attacchi verso il nord di Israele. Nel frattempo, sono proseguite le operazioni a Gaza e si segnalano anche operazioni in Cisgiordania, mentre vanno avanti le trattative per il rilascio degli ostaggi. Sul piano diplomatico, dopo la tappa in Israele, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, si è recato a oggi in visita a Ramallah. In questa occasione, Borrell, ha chiesto il ritorno dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) nella Striscia di Gaza. Il primo sì del piano per il post conflitto, ha detto in una conferenza a Ramallah con il primo ministro dell’Anp, Mohammad Shtayyeh, “è il ritorno dell’Autorità palestinese a Gaza. Sto dicendo l’Autorità palestinese, voi. Siete sempre stati là. Non avete mai lasciato Gaza”, ha detto. “Avete fornito servizi pubblici alla popolazione con il nostro sostegno. Avete la capacità di continuare a fare questo lavoro. Forse avrete bisogno del sostegno della comunità internazionale, ma l’Autorità palestinese deve tornare a Gaza”, ha proseguito.

L’Unione europea chiede pause umanitarie immediate, ha proseguito. “L’Unione europea e ora anche le Nazioni Unite, attraverso le ultime risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottate ieri, hanno richiesto pause umanitarie immediate e un maggiore accesso all’assistenza umanitaria, compresa l’acqua e il combustibile, che possa raggiungere i civili a Gaza”, ha dichiarato. “Sappiamo che i bisogni umanitari sono immensi e che fornire tutto ciò di cui hanno bisogno più di due milioni di persone è uno sforzo gigantesco. E la comunità internazionale dovrebbe essere in grado di fornire questa assistenza”, ha poi concluso ricordando l’aumento a 100 milioni dei fondi per Gaza decisi dall’Ue, che però, ha spiegato, “non sono sufficienti”. Da parte sua, Shtayyeh ha ringraziato Borrell per il coraggio mostrato nel visitare i territori in Cisgiordania e per il piano di pace per il post conflitto a Gaza, presentato nel corso degli scorsi giorni a Bruxelles e ribadito oggi, a Ramallah.

“Sono pienamente d’accordo con una serie di questioni che ha appena esposto con semplicità. E la ringrazio per il coraggio che ha”, ha detto Shtayyeh in una conferenza congiunta. “Dobbiamo mantenere i palestinesi sul loro territorio. Il 65 per cento della nostra gente che vive a Gaza è di origine profuga e non devono essere di nuovo rifugiati”, ha aggiunto. “I palestinesi non hanno mai voluto altro che la pace. Quello che vogliamo è che nessuno agisca come se fosse al di sopra del diritto internazionale, e quello che sta accadendo oggi è una grave violazione del diritto umanitario internazionale. L’Europa è stata un attore importante nel garantire e rispettare il diritto umanitario internazionale”, ha poi proseguito. “Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco immediato e della possibilità di fornire cibo. Ci sono persone che non mangiano da giorni. Vogliamo quindi una situazione in cui la calma, la pace e i palestinesi godano anche del diritto di difendersi, perché siamo stati attaccati qui” in Cisgiordania, ha detto ancora Shtayyeh. “La sua visita è tempestiva e apprezzo lo sforzo che state conducendo dall’altra parte della regione. Tutti noi guardiamo alla sua assistenza e spero che lei prenda l’iniziativa per portare davvero una soluzione che metta fine alle sofferenze dei palestinesi”, ha proseguito rivolgendosi a Borrell. “Ho ascoltato i no e i sì che ha appena citato, ai quali ci associamo”, ha poi concluso appoggiando il piano presentato da Borrell. Il progetto dell’Alto rappresentante Ue prevede sei punti, riassunti in tre “no” e tre “sì”.

Nessuno spostamento forzato dei palestinesi da e verso Gaza; no a cambiamenti territoriali, alla rioccupazione di Israele o al fatto che Gaza sia un posto sicuro per il terrorismo di Hamas; e no alla separazione di Gaza dalla questione palestinese. Fra i sì, invece il ritorno dell’Autorità palestinese a Gaza; il coinvolgimento forte dei Paesi arabi; e un maggiore coinvolgimento dell’Ue, in particolare sul processo politico per istituire lo Stato palestinese. “La guerra contro Hamas a Gaza è il risultato di un fallimento collettivo, morale, politico della comunità internazionale. Un grande fallimento politico e morale per cui il popolo israeliano e quello palestinese stanno pagando un prezzo alto. Solo una soluzione politica può far finire questo insostenibile circolo di violenza”, ha specificato Borrell nel corso della conferenza stampa.

La fornitura di carburante giunta nella Striscia di Gaza dopo il lasciapassare di Israele, destinata alle organizzazioni umanitarie, ha creato tensione all’interno del governo israeliano. I ministri della Sicurezza nazionale e delle Finanze di Israele, rispettivamente Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, hanno contestato la decisione del gabinetto di guerra di autorizzare l’invio di carburante a Gaza. Ben Gvir, leader del partito israeliano di estrema destra Otzma Yehudit, ritiene che il gabinetto di guerra “sta portando il Paese ad adottare una politica sbagliata”. “Finché i nostri ostaggi non riceveranno nemmeno una visita dalla Croce Rossa, non ha senso fare doni umanitari al nemico”, ha detto il ministro. Da parte sua, Smotrich ha definito la decisione del gabinetto di guerra “un grave errore” che “trasmette debolezza” e consente al leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, “di sedersi comodamente nel suo bunker con aria condizionata”. Da parte sua, il leader dell’opposizione e oggi membro del gabinetto di guerra, Benny Gantz, ha affermato che la fornitura di carburante alle organizzazioni internazionali per la Striscia di Gaza nelle prossime 48 ore è un “trasferimento locale approvato per il funzionamento degli impianti di desalinizzazione e delle strutture fognarie e per altre esigenze delle organizzazioni internazionali che operano nella Striscia di Gaza”.

Gantz ha sottolineato nel suo annuncio che “non si tratta di cambiare strategia”. Secondo il capo della Mezzaluna rossa egiziana nel Nord Sinai, Khaled Zayed, in totale 73 persone ferite hanno lasciato la Striscia di Gaza e sono entrate in Egitto attraverso il valico di Rafah. Zayed ha aggiunto che i feriti erano accompagnati dai familiari e sono stati portati negli ospedali del nord del Sinai. Fonti della sicurezza egiziane citate dal quotidiano “Hareetz”, hanno fatto sapere che nella città di confine di Al Arish si stanno preparando ambulanze per trasportare 35 bambini prematuri dalla Striscia di Gaza.