A colloquio per evitare un’espansione della crisi

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 17/10/2023

MEDIO ORIENTE: MELONI INCONTRA IL RE GIORDANO ABDULLAH

Evitare un allargamento del conflitto israelo-palestinese ai Paesi limitrofi; ipotizzare l’apertura di corridoi umanitari per alleviare le sofferenze della popolazione nella Striscia di Gaza e trarre in salvo i cittadini stranieri, inclusi una decina di italiani rimasti bloccati; ottenere il contributo dell’Unione europea per favorire la ripresa di un negoziato politico che tenga conto delle esigenze di sicurezza di Israele e delle aspirazioni dei palestinesi ad avere un proprio Stato. Sono questi i principali argomenti al centro del colloquio di 45 minuti tenuto oggi a Palazzo Chigi tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il sovrano del Regno hashemita di Giordania, Abdullah II, alla presenza dei vicepremier e ministri degli Esteri dei due Paesi, rispettivamente Antonio Tajani e Ayman Safadi. “Nel corso del colloquio sono stati affrontati gli ultimi sviluppi in Medio Oriente, approfondendo in particolare le possibili iniziative per evitare l’allargamento della crisi in corso”, riferisce una nota di Palazzo Chigi, sottolineando che “Italia e Giordania sono in prima linea per favorire la soluzione dei problemi umanitari più urgenti e per la liberazione degli ostaggi”. Inoltre, il colloquio ha rappresentato anche un’occasione per uno scambio di “vedute sulla necessità di rilanciare un orizzonte politico con le legittime Autorità palestinesi per il processo di pace israelo-palestinese”, mentre “è stato rilevato che la tradizionale forte amicizia tra Italia e Giordania potrà contribuire ad affrontare le sfide complesse in corso nella regione”.

Secondo l’agenzia di stampa ufficiale del Regno hascemita “Petra”, Abdullah II ha ribadito la necessità di fornire aiuti medici e umanitari di emergenza alla Striscia di Gaza. Il sovrano arabo ha rinnovato il suo appello alla comunità internazionale affinché condanni “la ripetuta presa di mira di civili innocenti”, sottolineando che “il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale si applicano a tutti, indipendentemente dalla loro identità e nazionalità”, aggiunge l’agenzia “Petra”. Abdullah II ha anche invitato a offrire sostegno “con urgenza” all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa) e ha lanciato un appello affinché la comunità internazionale “agisca per porre fine alla guerra contro Gaza, prevenga il suo allargamento alla regione e respinga la politica di punizione collettiva contro gli abitanti dell’enclave”. Il re ha inoltre ribadito “il rifiuto da parte della Giordania dei tentativi volti a spostare con la forza i palestinesi da tutti i loro territori o a provocarne lo sfollamento estendendo la crisi ai paesi vicini”. Per il sovrano hascemita, “è necessario lavorare per trovare un oriz- zonte politico che garantisca la realizzazione una pace giusta e globale sulla base della soluzione dei due Stati e delle risoluzioni di legittimità internazionale”. Secondo “Petra”, infine, i due hanno discusso anche delle modalità per raf- forzare la cooperazione bilaterale tra Italia e Giordania.

Dopo essere stato ieri a Londra, il re di Giordania ha dato il via dall’Italia a un tour nei Paesi dell’Ue che lo vedrà fare tappa a Berlino e a Parigi. L’obiettivo numero uno è evitare un deterioramento della situazione in Medio Oriente in un momento particolarmente drammatico, segnato dallo scoppio del conflitto tra Hamas e Israele dopo l’offensiva “Alluvione Al Aqsa” lanciata lo scorso 7 ottobre dal movimento islamista palestinese (circa 1.300 morti e 200 rapiti) e la risposta israeliana con l’operazione militare “Spade di ferro” nell’enclave (circa 2.750 morti e 9.700 feriti). Un’iniziativa diplomatica significativa, quella del sovrano di Amman, per esporre la posizione di uno Stato che ospita, stando ai dati delle Nazioni Unite, circa due milioni di rifugiati di origine palestinese e che, al contempo, ha un confine di circa 240 chilometri con Israele. Non ci sono solo i palestinesi. La Giordania ospita anche tantissimi siriani, oltre a un rilevante numero di soggetti di origine irachena, yemenita, sudanese e somala: di fatto è fra i primi Paesi al mondo per numero di rifugiati pro-capite, con un significativo aggravio per le finanze del Regno. Il conflitto tra Hamas e Israele rappresenta a ben vedere una questione di prioritaria importanza per Amman non soltanto dal punto di vista della sicurezza, ma anche per quanto riguarda lo spinoso dossier migratorio. Vale la pena ricordare che il sostegno finanziario da parte di organizzazioni e partner internazionali (inclusa l’Ue) è di fondamentale importanza per so- stentamento delle comunità di rifugiati e di riflesso anche per la tenuta del sistema economico ospitante.

La missione di re Abdullah punta a esercitare pressione sugli Stati europei affinché si impegnino per evitare un’ul- teriore escalation delle operazioni militari, ma anche per affrontare il dossier umanitario. “Rifiutare cibo, acqua e forniture elettriche ai civili innocenti nella Striscia di Gaza è un crimine di guerra e dovrebbe essere condannato dal mondo intero”, ha dichiarato il re di Giordania durante un incontro tenuto ieri a Londra con il primo ministro britannico, Rishi Sunak, secondo quanto riferito dall’emittente televisiva giordana “Al Mamlaka”. Domenica sera, 15 ottobre, il sovrano hashemita aveva parlato al telefono anche con Mohammed bin Zayed al Nahyan, presidente degli Emirati Arabi Uniti, il Paese del Golfo firmatario degli Accordi di Abramo per la normalizzazione delle relazioni tra Israele e gli Stati arabi. Anche con il presidente emiratino, peraltro, il re giordano ha discusso del pericolo di un allargamento del conflitto nella regione e delle modalità per inviare aiuti umanitari alla popolazione civile. Fra gli obiettivi del sovrano giordano – e questa posizione è ampiamente condivisa anche dall’Italia – c’è quello di favorire l’apertura di corridoi umanitari non appena si riuscirà a ottenere un cessate il fuoco o, quantomeno, una riduzione delle operazioni militari e consentire così l’uscita sicura dalla Striscia di Gaza di circa due milioni di persone. “Il governo italiano spera di poter far uscire oggi dalla Striscia di Gaza i 10-12 italiani che vivono a Gaza”, ha detto da parte sua il vicepremier Tajani a “Isoradio”. “Noi dobbiamo impedire che ci siano italiani coinvolti in questa guerra, per questo abbiamo rimpatriato più di mille persone”, ha detto ancora il titolare della Farnesina. L’incontro fra re Abdullah e la premier Meloni, inoltre, ha consentito di confermare l’ottimo stato dei rapporti bilaterali e anche di rafforzare il coordinamento tra Italia e Giordania in relazione alla crisi in corso nella regione.

L’intensificazione degli scontri al confine settentrionale israeliano fra le forze armate del Paese ebraico e la milizia sciita libanese Hezbollah, infatti, amplifica i timori di un’espansione del conflitto e, in questo senso, sarà importante sentire le valutazioni del sovrano giordano in merito. La Giordania, peraltro, è un Paese prioritario per la Cooperazione italiana, con rapporti regolati da un accordo bilaterale siglato nel 2018. La Cooperazione italiana, stando alla programmazione aggiornata al 2023, ha in programma iniziative pluriennali per un valore complessivo pari a 8,4 milioni di euro che riguardano settori come la formazione professionale, la tutela del patrimonio culturale, la sanità e le infrastrutture idriche, cui si aggiungono altri quattro milioni di euro di iniziative di emergenza.