Algeria-Italia: il ministro Piantedosi oggi in visita ufficiale ad Algeri

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 31/01/2024

Il titolare del Viminale sarà accompagnato dal viceministro degli Affari esteri, Edmondo Cirielli. E’ una missione che si inserisce nell’ambito degli accordi tra i due Paesi in materia di cooperazione nel campo della sicurezza

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, accompagnato dal viceministro degli Affari esteri, Edmondo Cirielli, compirà oggi e domani una visita di lavoro in Algeria. Una missione che si inserisce nell’ambito degli accordi tra Italia e Algeria in materia di cooperazione nel campo della sicurezza, con focus in particolare sulla cooperazione di polizia, senza dimenticare il dossier migranti ma anche l’instabilità nella regione del Sahel. Il titolare del Viminale sarà ricevuto dal ministro dell’Interno algerino, Ibrahim Merad, e i due dovrebbero effettuare delle dichiarazioni alla stampa nella mattinata di oggi. Fonti diplomatiche algerine hanno riferito ad “Agenzia Nova” che il ministro Piantedosi “sarà ricevuto dal presidente della Repubblica, Abdelmajid Tebboune, come segno dell’importanza data da Algeri a questa particolare cooperazione”.

Gli algerini, proseguono le fonti, sono molto preoccupati per l’instabilità nel Sahel e in particolare in Mali, dove la giunta al potere ha deciso di porre fine all’Accordo di pace di Algeri stipulato nel 2015: il rischio è quello di riaccendere il conflitto tra i gruppi indipendentisti a maggioranza tuareg che si muovono tra il nord del Paese saheliano e il sud dell’Algeria. “Speriamo che la ragione prenderà il sopravvento, soprattutto in Mali”, commenta la fonte. Nel suo intervento in occasione della conferenza Italia-Africa tenuta ieri a Roma, Piantedosi ha sottolineato come il dialogo tra le due sponde del Mediterraneo sia un pilastro irrinunciabile del nostro Paese.

“Siamo pienamente consapevoli che la pressione migratoria che l’Italia deve affrontare è analoga a quella di diversi Stati dell’area Africana. Ed è proprio per questo che dobbiamo continuare a lavorare assieme esplorando nuovi modelli di partenariato strategico”, ha dichiarato il ministro. “Abbiamo infatti bisogno di circuiti di mobilità governata che impediscano ai trafficanti di gestire i flussi, ma consentano di creare, insieme, percorsi migratori legali e sicuri”, ha aggiunto Piantedosi. Vale la pena ricordare che l’Algeria resta marginale nelle rotte dei flussi migratori illegali via mare che arrivano in Italia. Poco più di 500 persone hanno raggiunto le coste italiane in modo irregolare nel 2023, a fronte di 1.273 arrivi dell’anno precedente. I pochi “harraga” (migranti illegali) algerini che sbarcano in Sardegna considerano l ’Italia come punto di transito e non la destinazione finale.

La stragrande maggioranza degli algerini, infatti, vuole raggiungere arenti o amici residenti in Francia o in Spagna, dove vivono milioni rispettivamente 2,5 milioni e 250 mila algerini, secondo le statistiche dei consolati algerini. La comunità algerina in Italia conta invece 30 mila individui circa, concentrati soprattutto in Campania e Lombardia. Secondo le ultime statistiche di gennaio della polizia di Stato italiana, solo 18 algerini risultano attualmente trattenuti nei Centri di permanenza per i rimpatri. L’Algeria può invece giocare un ruolo cruciale per frenare i flussi migratori che arrivano in Italia tramite la vicina Tunisia, primo paese di partenza dei migranti (circa 97 mila) salpati dal Nord Africa e sbarcati nelle coste siciliane nel 2023.

A tal proposito, è opportuno menzionare la recente visita del ministro tunisino dell’Interno, Kamal Feki, ad Algeri per partecipare alla prima sessione della riunione della commissione mista per lo sviluppo e la promozione delle aree di confine tra Algeria e Tunisia, con la partecipazione dei governatori dei distretti interessati. Nel suo discorso di apertura dei lavori, il ministro dell’Interno algerino Merad ha dichiarato che “è necessario garantire una strategia efficace di sviluppo per rendere sicure le nostre zone di frontiera e proteggerle dalle nuove sfide alla sicurezza, compresa l’immigrazione clandestina”.