«IL CONFLITTO NON SI INTENSIFICA MA CI SONO ASPETTI PERICOLOSI»

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 12/01/2023

Durante le visite in Turchia, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Israele, Cisgiordania, Giordania, Bahrein ed Egitto, il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken ha raggiunto un’intesa su una serie di passi concreti

Il conflitto in Medio Oriente non si sta intensificando, ma ci sono molti aspetti pericolosi e stiamo cercando di affrontarli uno per uno. Lo ha dichiarato il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, al termine del suo viaggio nella regione. Durante le visite in Turchia, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Israele, Cisgiordania, Giordania, Bahrein ed Egitto, il capo della diplomazia ha raggiunto un’intesa su una serie di passi concreti. “In primo luogo, un accordo da parte di Israele affinché le Nazioni Unite inviino una squadra di valutazione a nord di Gaza per esaminare le condizioni necessarie per iniziare a riportare la popolazione verso il nord” della Striscia, ha affermato.

In secondo luogo, ha proseguito Blinken, “abbiamo ricevuto l’impegno da parte dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) a perseguire riforme significative”. In terzo luogo, l’aggressione dei ribelli yemeniti Houthi in corso rappresenta un pericolo per la navigazione nel Mar Rosso e rappresenta una minaccia per paesi di tutto il mondo. Il conflitto in Medio Oriente non si sta intensificando, ma ci sono molti aspetti pericolosi e stiamo cercando di affrontarli uno per uno. Lo ha dichiarato il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, al termine del suo viaggio nella regione. Durante le visite in Turchia, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Israele, Cisgiordania, Giordania, Bahrein ed Egitto, il capo della diplomazia ha raggiunto un’intesa su una serie di passi concreti.

“In primo luogo, un accordo da parte di Israele affinché le Nazioni Unite inviino una squadra di valutazione a nord di Gaza per esaminare le condizioni necessarie per iniziare a riportare la popolazione verso il nord” della Striscia, ha affermato. In secondo luogo, ha proseguito Blinken, “abbiamo ricevuto l’impegno da parte dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) a perseguire riforme significative”. In terzo luogo, l’aggressione dei ribelli Houthi in corso rappresenta un pericolo per la navigazione nel Mar Rosso e rappresenta una minaccia per paesi di tutto il mondo. Dall’Egitto, decima tappa in sette giorni del suo viaggio nella regione, la delegazione guidata da Blinken si è concentrata su una serie di obiettivi chiave.

Innanzitutto, “evitare che il conflitto si estenda; fornire maggiore assistenza umanitaria alle persone che ne hanno bisogno; aumentare la protezione dei civili; liberare gli ostaggi; continuare a sostenere Israele nei suoi sforzi per garantire che il 7 ottobre non possa mai più verificarsi e che questo conflitto possa finire”, ha affermato Blinken. Nel suo intervento davanti ai giornalisti, il capo della diplomazia Usa ha fatto sapere di aver discusso anche della fase successiva al conflitto e “del lavoro necessario per prepararci ad esso e per una sicurezza duratura e a lungo termine”. Blinken ha evidenziato anche le differenze rispetto alle precedenti visite nella regione dal 7 ottobre a oggi.

“Penso che ci fosse una riluttanza a parlare di alcune delle questioni del giorno dopo e della stabilità e sicurezza a lungo termine su base regionale, ma ora stiamo scoprendo che i nostri partner sono molto concentrati su questo e vogliono impegnarsi su queste domande. Quindi anche questa è stata una parte importante della nostra conversazione”, ha affermato Blinken, spiegando che i Paesi dove si è recato “sono pronti a compiere passi, ad assumere gli impegni necessari sia per il futuro di Gaza che per la pace e la sicurezza a lungo termine nella regione”. Nel futuro, Blinken vede “un percorso che unisce i bisogni e i desideri di Israele di integrazione nella regione e di vera sicurezza con, allo stesso tempo, le aspirazioni palestinesi ad un proprio Stato.

E penso che quello che stiamo scoprendo, soprattutto da tutte le nostre conversazioni in questo viaggio, è che bisogna fare entrambe le cose e bisogna farlo con un coordinamento e un approccio regionale. Non è possibile avere l’uno senza l’altro, e non è possibile avere nessuno dei due senza un impegno regionale ad avanzare su entrambi i binari. E questo, penso, è ciò che possiamo vedere e ciò che abbiamo”. Pur ammettendo che “niente di tutto questo accadrà dall’oggi al domani”, Bliken ha evidenziato che “ora c’è una maggiore disponibilità da parte dei Paesi a prendere le decisioni difficili e a fare ciò che è necessario per avanzare su quella strada. E penso che si possano davvero vedere due alternative molto nette per la regione.

Una è un’alternativa in cui si ha una regione integrata con Israele, con garanzie di sicurezza e impegni da parte dei Paesi regionali, e anche degli Stati Uniti – e uno Stato palestinese. L’altra strada è continuare a vedere il terrorismo, il nichilismo, la distruzione da parte di Hamas, degli Houthi, di Hezbollah – tutti sostenuti dall’Iran”. Nel frattempo proseguono le operazioni militari sul campo. Oggi le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno scoperto un tunnel a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, dove vi sono tracce della presenza degli ostaggi rapiti il 7 ottobre scorso. Il tunnel, riferiscono le Idf su X (ex Twitter), era collegato a una rete più ampia al di sotto di un’area civile.

Secondo le stime, milioni di shekel sarebbero stati utilizzati per scavare il tunnel e dotarlo di sistemi di ventilazione, elettricità e acqua. Sempre a Khan Yunis le Idf hanno effettuato un attacco aereo che ha preso di mira un veicolo nel quartiere Al Manara uccidendo almeno otto persone. Il conteggio dei morti nella Striscia di Gaza è salito a 23.469 dall’inizio del conflitto, secondo le stime del ministero della Sanità dell’exclave palestinese, gestito da Hamas, che ha aggiunto che 59.604 persone sono rimaste ferite. Continuano tuttavia gli sforzi diplomatici di importanti attori regionali come l’Egitto, che sta lavorando per presentare una nuova proposta nei negoziati tra Israele e Hamas.

Secondo quanto riferito dall’emittente televisiva panaraba di proprietà saudita “Al Arabiya”, Il Cairo sarebbe in contatto con diverse fazioni palestinesi per esaminare diverse ipotesi. La diplomazia è al lavoro anche in Libano, dove resta alta la tensione dopo che due membri dell’organizzazione sociale Islamic Health Society, affiliata al partito sciita filo-iraniano Hezbollah, sono stati uccisi in seguito a un attacco mirato di Israele contro un centro medico nella città di Hanine, a Bint Jbeil, nel sud del Paese. L’inviato e mediatore degli Usa in Libano, Amos Hochstein, ha incontrato il primo ministro libanese, Najib Miqati, e ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno lavorando a una “soluzione diplomatica” affinché i libanesi possano tornare nelle loro case nel sud, al confine con Israele.