Il governo egiziano corre ai ripari per superare la crisi economica

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 18/01/2024

Gli effetti degli eventi nel Mar Rosso – dove i ribelli sciiti yemeniti filo-iraniani Houthi hanno attaccato le navi commerciali in transito – stanno avendo ripercussioni sia a livello globale sul transito da e per il Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, sia sull’Egitto che trae preziose risorse in valuta estera

Gli effetti degli eventi nel Mar Rosso – dove i ribelli sciiti yemeniti filo-iraniani Houthi hanno attaccato le navi commerciali in transito – stanno avendo ripercussioni sia a livello globale sul transito da e per il Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, sia sul Paese che trae preziose risorse in valuta estera: l’Egitto. Nell’anno fiscale 2022/2023, conclusosi il 30 giugno 2023, i ricavi del Canale di Suez erano aumentati del 25,2 per cento, raggiungendo circa 8,8 miliardi di dollari, rispetto ai 7 miliardi di dollari dell’anno fiscale precedente. Nei primi dieci giorni di gennaio 2024 il traffico navale sul Canale di Suez è diminuito del 30 per cento su base annua, e il numero di navi transitate è stato pari a 544, contro le 777 dello scorso anno.

Tuttavia, l’insicurezza del Mar Rosso ha portato la gran parte dei colossi del commercio mercantile a preferire il transito dal Capo di Buona Speranza, facendo diminuire le entrate dell’Egitto, la cui economia subisce ancora l’impatto della crisi scaturita dalla pandemia Covid-19 e successivamente dalla guerra in Ucraina. Le entrate del Canale di Suez costituiscono circa il 10 per cento delle entrate in valuta estera, ma negli ultimi mesi sono drasticamente diminuite. Negli ultimi giorni, tuttavia, si è registrato un incremento dei transiti delle navi. Nella giornata di martedì 16 gennaio, 46 navi hanno solcato il Canale di Suez, dopo che alcune compagnie hanno ripreso ad attraversare la rotta che collega il Mar Rosso con il Mar Mediterraneo.

Lo ha affermato l’ammiraglio Osama Rabie, presidente dell’Autorità del Canale di Suez (Sca), intervenendo durante un programma sull’emittente televisiva “Dmc”. Rabie ha evidenziato che la media precedente agli attacchi degli Houthi era di circa 70 navi al giorno. “Questa situazione solleva preoccupazioni per la sicurezza di molte navi, che le spingono a non attraversare il Mar Rosso alla luce degli eventi attuali”, ha sottolineato Rabie, indicando che “solo 19 navi sono state prese di mira nelle ultime settimane, ma la preoccupazione per la sicurezza domina le compagnie di navigazione”. Per il numero uno di Sca, “dirottare le navi verso il Capo di Buona Speranza allunga il tempo di viaggio di 10-15 giorni.

Ciò significa un aumento del consumo di carburante”. Nel suo intervento, Rabie ha sottolineato che “le compagnie di navigazione sono state costrette ad aumentare i costi, la merce non arriva in tempo, e le compagnie assicurative hanno incrementato i premi per i rischi legati all’emergenza, con un aumento di 2.500 dollari a container”. Nel contesto della crisi nel Mar Rosso, il governo dell’Egitto sta valutando di cartolarizzare le entrate in valuta estera, in particolare gli introiti derivanti dal Canale di Suez. Lo ha reso noto un documento pubblicato dal Consiglio dei ministri, secondo cui il governo prevede di raccogliere 10 miliardi di dollari circa dalla cartolarizzazione di questi proventi per ovviare alla carenza di dollari nelle casse della Banca centrale.

Di fatto, l’idea è quella di utilizzare i guadagni in valuta estera come una forma di “garanzia” per il valore futuro di titoli finanziari. “I flussi di valuta estera provenienti dalle entrate del Canale di Suez costituiscono il sottostante (la garanzia) dei nuovi titoli finanziari che andranno emessi sui mercati internazionali per fare cassa e ripagare i debiti e interessi. Resta da vedere se i finanziatori esteri ritengono sostenibili nel tempo le entrate del Canale data la situazione di guerra o di guerre che stanno crescendo nell’area”, spiega ad “Agenzia Nova” Umberto Triulzi, professore ordinario di Politica economica all’Università di Roma “La Sapienza”. Secondo il quotidiano egiziano “Al Shorouk”, le entrate in valuta forte nel Paese delle piramidi provengono principalmente dalle esportazioni, dal turismo, dalle rimesse dei lavoratori e dal Canale di Suez.

Per l’ex capo dell’Autorità di vigilanza finanziaria, Sherif Samy, il governo potrebbe ricorrere alla cartolarizzazione del patrimonio delle azioni statali in progetti petroliferi, minerari o in alcune attività legate al Canale di Suez. L’assistente del primo ministro egiziano, Osama el Gohary, ha affermato che il progetto del governo prevede la cartolarizzazione del 20-25 per cento delle entrate statali in valuta estera, senza specificare esplicitamente le entrate del Canale di Suez, crollate del 40 per cento a dicembre a causa degli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso. Un rapporto della Banca centrale dell’Egitto sulla situazione esterna dell’economia egiziana rivela che i debiti esteri che il governo del Cairo dovrà rimborsare nel 2024 ammontano a circa 29 miliardi di dollari: questo valore comprende pagamenti di interessi per un totale di oltre 6 miliardi di dollari e rate del debito stimate a circa 22 miliardi di dollari.

Secondo il rapporto, circa 14 miliardi di dollari dovranno essere pagati durante la prima metà del 2024, mentre circa 14 miliardi di dollari dovrebbero essere pagati durante la seconda metà dello stesso anno. Il 10 gennaio, la banca statunitense JP Morgan ha escluso l’Egitto dalla sua serie di indici dei titoli di stato dei mercati emergenti a partire dal prossimo 31 gennaio. Hassan al Sadi, professore di economia finanziaria all’Università del Cairo, ha dichiarato ad “Al Arabiya Business” che questo sviluppo comporterà grandi difficoltà per l’Egitto nell’offrire nuove obbligazioni in valuta forte. “Il governo ricorrerà al raddoppio degli interessi per compensare gli investitori stranieri per i rischi derivanti dall’impossibilità di trasferire i suoi soldi all’estero”, ha aggiunto Al Sadi.

Secondo i piani del governo egiziano, l’Egitto intende reperire fonti in valuta estera per un valore di 300 miliardi di dollari entro il 2030, allo scopo di rafforzare la solidità e la flessibilità dell’economia. Il governo egiziano mira a raggiungere il volume delle esportazioni a 145 miliardi di dollari nel 2030, aumentando del 20 per cento gli introiti del turismo per raggiungere i 45 miliardi di dollari e gli investimenti diretti esteri del 10 per cento per raggiungere i 19 miliardi di dollari durante il nuovo mandato egiziano. Nel contesto della crisi economica dell’Egitto, dove vivono oltre 105 milioni di persone, e della necessità di mantenere la stabilità, secondo il quotidiano “Al Borsa”, le autorità sarebbero alla ricerca di una garanzia statunitense che gli consenta di ritornare sui mercati internazionali del debito.

Nell’ultimo rapporto pubblicato il 9 gennaio scorso, la Banca mondiale ha ridotto le aspettative di crescita dell’economia egiziana per l’anno fiscale in corso al 3,5 per cento. Secondo la Banca mondiale, “il conflitto in Medio Oriente rischia di aggravare il problema dell’inflazione, che potrebbe erodere il potere d’acquisto delle famiglie egiziane e, pertanto, influenzare la crescita economica del Paese”. L’Egitto sta già soffrendo di tassi d’inflazione elevati. Tra le ragioni su cui la Banca mondiale ha basato le sue previsioni figurano il calo dell’attività del settore privato e le crescenti pressioni sui conti esteri.