Israele entra nel quartier generale di Hamas II vertici di Cia e Mossad volano a Doha

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 10/11/2023

Il 34esimo giorno consecutivo di conflitto tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas, l’esercito israeliano annuncia di aver fatto irruzione nel quartier generale di Hamas a Gaza City, vicino all’ospedale Al Shifa, uccidendo almeno 50 presunti miliziani. “L’operazione nel cuore delle attività di intelligence e operative di Hamas, dove sono stati ideati e preparati i miliziani operativi durante l’attacco omicida del 7 ottobre, è avvenuta con il sostegno dell’aviazione e delle forze speciali”, ha annunciato il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), Daniel Hagari. Nel frattempo, il direttore della Cia, William Burns, il capo del Mossad, David Barnea, e il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, hanno discusso a Doha un piano che prevede il ri- lascio da parte di Hamas di 10-20 ostaggi al giorno in cambio di un’interruzione di tre giorni dell’offensiva di Israele e della consegna nella striscia di Gaza di nuovi aiuti umanitari. Secondo una fonte diplomatica, la proposta su cui i tre si sono confrontati prevede anche la compilazione e la consegna da parte di Hamas di una lista degli ostaggi detenuti nella striscia.

La “Cnn” non precisa se durante l’incontro sia stato raggiunto un accordo, né se il piano sia stato proposto ai vertici di Hamas. La stessa emittente nella giornata di ieri aveva riferito dell’opposizione di Israele a qualsiasi interruzione dell’offensiva senza un impegno da parte del gruppo palestinese a rilasciare un numero significativo di ostaggi. Da parte loro, secondo quanto annunciato dal coordinatore per le comunica- zioni strategiche al Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, durante un briefing con la stampa, le autorità israeliane avrebbero acconsentito a pause umanitarie giornaliere di quattro ore a nord della striscia di Gaza, le quali saranno annunciate poche ore prima. Intanto, in Israele l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu, ha inviato una lettera ai responsabili di alcuni media internazionali per chiedere spiegazioni sull’uso delle foto scattate dai giornalisti durante l’attacco perpetrato da Hamas, spiegando che considera con “massima gravità il fatto che i fotoreporter che lavorano con i media internazionali si siano uniti alla copertura dei brutali atti di omicidio” commessi da Hamas. “Questi giornalisti sono stati complici di crimini contro l’umanità, le loro azioni sono state contrarie all’etica professionale”, conclude il testo.

Intanto, continua a salire il bilancio dei morti nella striscia di Gaza, dove sono almeno 34 i militari israeliani uccisi nell’offensiva di terra, mentre è di oltre 10.800 il numero dei morti degli attacchi israeliani nella striscia di Gaza dal 7 ottobre. Secondo quanto riferito dal ministero della Sanità di Gaza, gestito dal movimento islamista palestinese Hamas, fra le vittime sono presenti 4.412 minori. Tra le vittime figurano inoltre anche 99 operatori dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa), secondo quanto annunciato dal commissario generale dell’Agenzia Philippe Lazzarini, ricordando che si tratta del “numero più alto di operatori umanitari Onu uccisi in un conflitto in così poco tempo”. Di fronte all’aggravarsi della situazione umanitaria nell’exclave palestinese, l’agenzia di stampa “Wafa”, ha fatto sapere che le forze israeliane hanno attaccato con colpi d’artiglieria l’ospedale pediatrico Al Nasr della striscia. Inoltre, secondo il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, 18 dei 35 ospedali di Gaza hanno smesso di funzionare, mentre il 71 per cento delle strutture di assistenza primaria è stato chiuso a causa della mancanza di carburante o dei bombardamenti israeliani.

Inoltre, i medici stanno operando senza anestesia. Resta alta la tensione anche in Cisgiordania, dove almeno 11 palestinesi sono rimasti uccisi un’incursione dell’esercito israeliano nella città di Jenin. Secondo il ministero della Sanità dell’Autorità nazionale palestinese, le forze israeliane sono entrate nel campo profughi di Jenin con un bulldozer mentre i cecchini occupavano i tetti. Durante gli scontri sono rimaste ferite altre 13 persone, tra cui un paramedico. La Mezzaluna rossa palestinese ha dichiarato che le forze israeliane hanno preso di mira un’ambulanza, ferendo uno degli operatori e impedendo alle squadre mediche di entrare nel campo. Secondo l’emittente panaraba di proprietà qatariota “Al Jazeera”, gli scontri sono ancora in corso.

Proseguono le tensioni anche sul fronte nord, al confine con in Libano, dove nei pressi della linea blu (linea di demarcazione tra i due Paesi) diversi razzi teleguidati anticarro lanciati dal movimento sciita libanese Hezbollah dal territorio libanese sono stati abbattuti dalle forze israeliane, che hanno risposto con colpi di artiglieria. Sul fronte diplomatico, la Turchia è pronta a risolvere il conflitto in corso assumendosi la responsabilità di “garante” della pace. Lo ha detto il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, durante un incontro con l’omologo iraniano, Ebrahim Raisi, a margine di un vertice dell’Organizzazione per la cooperazione economica in Uzbekistan. I due hanno discusso della crisi umanitaria nella striscia di Gaza e delle possibili soluzioni per fermare la guerra, oltre che delle relazioni bilaterali tra i due Paesi. “La cessazione degli attacchi di Israele a Gaza favorirebbe la pace nella regione e nel mondo”, ha affermato Erdogan. Il presidente turco ha aggiunto che l’Organizzazione per la cooperazione islamica dovrebbe sforzarsi di raggiungere una soluzione equa al suo prossimo vertice a Riad domenica, 12 novembre, e che il mondo islamico dovrebbe trovare una posizione comune per aumentare la pressione su Israele. Da parte sua, Raisi ha affermato che “i governi che sostengono i crimini del regime israeliano sono gli esseri più bassi della terra”.