JxCat boccia i decreti anticrisi dopo il no alle sanzioni per le imprese in fuga

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 11/01/2023

PRIMO SCOGLIO DELLA LEGISLATURA PER IL GOVERNO SPAGNOLO DI PEDRO SANCHEZ

Il governo spagnolo di Pedro Sanchez si è scontrato contro il primo scoglio di questa legislatura dopo il no di Uniti per la Catalogna (JxCat) di Carles Puigdemont ai decreti anticrisi che hanno avuto il via libera del Consiglio dei ministri. La formazione indipendentista aveva chiesto all’esecutivo, infatti, l’approvazione di un piano che permetta di sanzionare le imprese fuggite dalla Catalogna dopo l’instabilità politica provocata dal referendum illegale del 2017 attraverso una riforma della legge sulle società di capitali. La misura deriva dall’accordo che JxCat ed il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) hanno firmato per favorire l’investitura alla presidenza del governo di Pedro Sanchez.

Il patto sottoscritto tra i due partiti prevedeva di “concordare gli elementi essenziali di un piano per facilitare e promuovere il ritorno in Catalogna delle sedi delle imprese che negli ultimi anni si sono trasferite in altri territori”. Secondo il registro mercantile spagnolo, dal 2017 sono state già 4.942 le aziende che hanno trasferito la sede legale fuori dalla Catalogna. Tra di esse figurano CaixaBank, Banco Sabadell, Catalana Occidente, Aguas de Barcelona e Abertis. Diverse fonti legali consultate dal quotidiano “El Economista” hanno evidenziato che le richieste di JxCat relative a sanzioni e incentivi per il ritorno delle sedi delle imprese in Catalogna si scontrano con la legislazione e la giurisprudenza non solo della Spagna, ma anche dell’Unione europea che tutela la libertà di impresa.

Incentivare il ritorno delle sedi aziendali in Catalogna attraverso vantaggi fiscali o aiuti diretti o indiretti potrebbe costituire, inoltre, un aiuto di Stato, che non è ammesso come regola generale dalle normative europee. Questa misura potrebbe rappresentare, infine, un ulteriore disincentivo per gli investimenti delle imprese internazionali e spagnole in una regione che ha già subito una fuga di capitali senza precedenti negli ultimi sei anni. La proposta di JxCat è stata criticata da diversi esponenti dell’esecutivo di Pedro Sanchez. Il ministro dell’Industria e del turismo spagnolo, Jordi Hereu, ha sottolineato che il governo è favorevole a trovare un “modello positivo” per agevolare gli investimenti in Catalogna ma “mai attraverso la coercizione”.

Sulla stessa linea la ministra della Transizione ecologica, Teresa Ribera, ha evidenziato che multare le imprese che hanno abbandonato la regione è contrario alla Costituzione spagnola che sancisce la libertà di impresa. “Mi sembra che una cosa sia incoraggiare la realizzazione di progetti industriali sul territorio attraverso politiche di pianificazione o una distribuzione equilibrata della ricchezza, e un’altra sia imporre alle persone dove devono localizzarsi”, ha aggiunto Ribera. Forti critiche sono state espresse anche dal presidente della Confederazione spagnola delle organizzazioni imprenditoriali (Ceoe), Antonio Garamendi, il quale ha chiarito che le aziende non hanno lasciato la Catalogna “per piacere”, ma perché “non avevano altra scelta, e con grande dolore”.

“Quello che dobbiamo fare è creare le condizioni perché le persone tornino nella loro terra, che è quello che voglio, quello che vogliamo, ma questo non si fa dicendo ‘tornate indietro perché se non lo fate sarete multati'”, ha detto Garamendi secondo il quale ciò che occorre fare è generare un clima di fiducia e di incoraggiamento affinché le aziende che hanno dovuto lasciare la Catalogna “con vera tristezza” possano tornare nella loro zona d’origine. Per il governo Sanchez si tratta della prima battuta d’arresto di una legislatura che sarà legata a doppio filo alle rivendicazioni dei partiti indipendentisti, in particolare a quelle di JxcCat dell’ex presidente Puigdemont.