Pubblicato da Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 13/02/2024
Il primo ministro del Governo di unità nazionale della Libia (Gun), Abulhamid Dabaiba, ha inviato una delegazione a Niamey, la capitale del Niger, nel tentativo di frenare la crescente cooperazione tra la giunta militare golpista nigerina e l’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl) del generale Khalifa Haftar. Quest’ultimo, infatti, continua ad intessere stretti legami con i nuovi leader del colpo di Stato militare in Niger, avvenuto alla fine del luglio scorso.
Il “feldmaresciallo” della Cirenaica, il più alto grado militare libico equivalente a un generale a cinque stelle, ha inviato a Niamey diverse delegazioni per discutere del potenziamento della collaborazione, inclusa la fornitura di sostegno militare all’esercito nigerino. Una cooperazione che trova il suo punto di convergenza a Mosca, mentre il nascente Corpo militare russo in Africa (Africa Corps) sta ereditando il ruolo precedentemente svolto dal gruppo paramilitare Wagner.
Fonti di “Agenzia Nova” riferiscono che Dabaiba ha espresso preoccupazione riguardo all’asse Bengasi-Niamey e sta lavorando per contrastarlo. Una fonte diplomatica libica ha riferito a “Nova” che la delegazione inviata da Dabaiba a Niamey vuole garantire ai vertici nigerini l’impegno di Tripoli nel rilanciare la zona franca di Sebha, il capoluogo della regione sud-occidentale libica del Fezzan, confinante con il Niger. L’iniziativa include il potenziamento della cooperazione economica e l’avvio di progetti e investimenti libici in Niger. Gli emissari di Dabaiba hanno visitato il Niger diverse volte dal golpe di luglio, ma ora stanno lavorando per organizzare una potenziale visita del primo ministro del Governo di unità nazionale a Niamey. Non solo. La delegazione starebbe lavorando anche ad un incontro con i rappresentanti del governo del Mali e di altri paesi del Sahel, nell’intento di ostacolare l’espansione dell’influenza di Haftar nelle capitali della regione scossa dai colpi di Stato.
Durante l’epoca di Muammar Gheddafi, la Libiaaveva avviato ingenti investimenti nel Sahel, in particolare in Mali, Niger e Burkina Faso. E’ anche vero che il Paese nordafricano ha debiti pendenti con la maggior parte di questi paesi. È possibile che Dabaiba stia ora cercando di rivendicare o regolare questi debiti a vantaggio di Tripoli, sia dal punto di vista politico che economico.
Vale la pena di ricordare che il leader della giunta nigerina, Omar Tchiani, aveva partecipato il 31 ottobre scorso alla “conferenza ombra” sulle migrazioni in Africa organizzata a Bengasi dal Governo di stabilità nazionale (Gsn), l’esecutivo della Libia orientale, non riconosciuto dalla comunità internazionale, manovrato da Haftar. L’evento ha avuto uno scarso seguito, ma è avvenuto proprio mentre Dabaiba si trovava a Roma per partecipare al vertice Italia-Africa, dedicata alla presentazione del Piano Mattei, volto a sviluppare il continente africano e arginare le cause più profonde dell’emigrazione irregolare. Nel dicembre scorso, la giunta militare del Niger aveva annunciato l’intenzione di porre fine agli accordi di difesa e sicurezza con l’Unione europea, stipulati per sostenere le autorità nigerine nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e all’immigrazione irregolare. Oltre alla missione Eucap, la giunta nigerina ha comunicato di aver ritirato il consenso concesso per il dispiegamento della Missione di partenariato militare dell’Ue in Niger (Eumpm), attualmente a guida italiana. L’Italia è comunque ancora presente in Niger con la Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (Misin) – la cui area geografica di intervento è allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin – al fine d’incrementare le capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell’ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell’area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del G5 Sahel. La missione, istituita nel 2018, conta attualmente circa 200 effettivi, prevedendo l’impiego di un massimo di 13 mezzi, tutti terrestri.