Libia, l’inviato Onu bacchetta i politici «Divisi anche sulla riconciliazione nazionale»

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 07/02/2024

Abdoulaye Bathily ha messo in guardia sulle differenze di approccio tra Consiglio presidenziale e Camera dei rappresentanti

Il rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia, Abdoulaye Bathily, ha nuovamente richiamato all’ordine i politici libici, divisi anche su un processo che dovrebbe in teoria unire come la riconciliazione nazionale. Parlando alla riunione del Comitato di alto livello dell’Unione africana sulla Libia, presieduto dal presidente del Congo-Brazzaville, Denis Sassou Nguesso, il funzionario Onu ha messo in guardia sulle differenze tra il Consiglio presidenziale (organo tripartito con sede a Tripoli che svolge le funzioni di capo di Stato) e la Camera dei rappresentanti (il Parlamento eletto nel 2014 e basato nell’est) sulla sponsorizzazione della riconciliazione nazionale: «È un processo a lungo termine e che deve svolgersi parallelamente al processo politico».

LE PREOCCUPAZIONI

Le continue divisioni tra i leader politici, per Bathily, sono diventate un ulteriore ostacolo di fronte all’unificazione delle istituzioni libiche. «Le differenze di approccio emerse nelle ultime settimane riguardo la sponsorizzazione della riconciliazione nazionale rischiano di ostacolarne le attività future – ha detto l’inviato Onu – La riunificazione delle istituzioni politiche, in particolare l’unificazione del governo e il rinnovamento delle istituzioni legislative, contribuirà a creare un ambiente favorevole e faciliterà la comunicazione tra le parti di tutte le regioni». Oltre al politico e diplomatico senegalese delle Nazioni Unite, all’incontro di due giorni fa a Brazzaville hanno partecipato anche il presidente del Consiglio presidenziale, Mohamed Menfi, il vice segretario generale della Lega degli Stati arabi, Abdel Hussein Yacoub Aziz, il primo ministro algerino, Nadir Larbaoui, il ministro degli Esteri tunisino, Nabil Ammar, e il ministro degli Esteri ciadiano, Mohamed Saleh al Nadif, rappresentanti dei leader e dei governi dei Paesi vicini e membri del Comitato africano di alto livello per la Libia. Nel suo intervento, il presidente Menfi ha elogiato il «sostegno e la perseveranza dell’Unione africana nell’assistere il processo globale di riconciliazione nazionale in Libia», annunciando l’intenzione di formare il prima possibile un’Alta commissione di riconciliazione nazionale. La dichiarazione finale del Vertice del Comitato di alto livello dell’Unione africana sulla Libia ha lodato i «significativi progressi politici» nel Paese maghrebino verso le elezioni, sottolineando la necessità di «una riconciliazione nazionale completa» tramite una conferenza che si terrà a Sirte nelle prossime settimane. L’incontro ospitato nella Repubblica del Congo-Brazzaville, alla presenza dei rappresentanti di Algeria, Tunisia, Egitto, Niger, Sudan, Mauritania, Sudafrica, Etiopia e Uganda, ha sollecitato «l’unificazione delle istituzioni nazionali in risposta alle aspirazioni del popolo libico» e ha accolto con favore l’accordo tra le parti libiche per tenere una conferenza per la riconciliazione nazionale il 28 aprile nella città di Sirte.

DICHIARAZIONE FINALE

La dichiarazione invita tutte le parti esterne «a cessare e astenersi dall’interferire negli affari interni della Libia, sottolineando la necessità di «ritirare tutti i combattenti stranieri, le forze straniere e i mercenari dal Paese», in conformità con le decisioni dell’Unione africana e le pertinenti risoluzioni internazionali. «Abbiamo sottolineato l’urgente necessità di convergenza e integrazione delle azioni dell’Unione africana, dell’Onu, della Ue, della Lega araba e della comunità internazionale per evitare la duplicazione degli sforzi fatti per la Libia », conclude la dichiarazione. Il 2024 si è aperto in Libia con un rinnovato slancio nel dialogo politico su almeno tre livelli: uno internazionale, un altro africano e un terzo riconducibile alla Casa reale dei Senussi, con un possibile clamoroso ritorno del principe ereditario Mohamed al Senussi. L’inviato Onu Bathily sta portando avanti un’iniziativa rivolta ai cinque principali soggetti istituzionali libici: il Consiglio presidenziale (organo tripartito che svolge le funzioni di capo di Stato), la Camera dei rappresentanti (la Camera bassa), l’Alto consiglio di Stato (il “Senato” con sede a Tripoli), il governo di unità nazionale (Gun, l’esecutivo riconosciuto dall’Onu basato a Tripoli) e il Comando generale dell’Esercito nazionale libico (Enl, coalizione di milizie guidate dal generale Khalifa Haftar). Questi cinque stakeholder dovrebbero nominare tre rappresentanti che dovranno sedere allo stesso tavolo per trovare un compresso sulle questioni irrisolte: il secondo turno obbligatorio delle elezioni presidenziali; la validazione delle elezioni presidenziali insieme alle parlamentari; la formazione di un nuovo governo incaricato di portare il Paese al voto. Bathily ha intensificato i suoi incontri a Tripoli con diverse parti locali e rappresentanti internazionali per rafforzare la sua iniziativa per sbloccare la crisi libica. Sul fronte africano, il presidente del Congo-Brazzaville, Nguesso, si è mosso in Libia e all’estero in preparazione del vertice di due giorni fa per aumentare la pressione sulle parti libiche per appianare le differenze sulle norme costituzionali e sbloccare il processo di voto, ma anche per consentire lo svolgimento della conferenza di riconciliazione patrocinata dall’Unione africana che si terrà a Sirte.

GHEDDAFI GRANDE ASSENTE

Grande assente, per ora, Saif al Islam Gheddafi, erede del precedente regime. Agli incontri preparatori della conferenza, i “verdi” nostalgici dell’ex Jamahiriya hanno lamentato di essere sottorappresentati. Accuse a cui ha risposto la portavoce del Consiglio presidenziale, Najwa Wahiba, secondo cui i gheddafiani sono stati «rappresentati da più di una fazione e da più di un gruppo». Va ricordato che Sirte, designata per ospitare la conferenza sulla riconciliazione nazionale, ha una forte valenza simbolica e strategica in Libia. Anzitutto si trova nel centro del Golfo della Sirte ed è uno snodo fondamentale lungo l’arteria stradale che percorre la costa libica. Su impulso del defunto colonnello Muammar Gheddafi, in questa città ha avuto origine l’Unione africana. Sirte ha visto anche l’ascesa e il tramonto dello Stato islamico, estirpato dalla città nel dicembre 2016 a caro prezzo dalle milizie di Misurata. Oggi Sirte si trova proprio sulla linea del fronte del conflitto congelato tra le due coalizioni politiche e militari rivali nell’est e ovest del Paese. Non solo. La città ospita la sede permanente del Comitato militare 5+5, formato da cinque alti ufficiali del Gun e altrettanti dell’Enl, unico organismo della roadmap a guida Onu capace di raggiungere qualche risultato tangibile: il cessate il fuoco raggiunto a Ginevra nel 2020, che regge ancora oggi.