Libia, più migranti dalla Tripolitania diminuiscono dalla Cirenaica

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 25/01/2024

l flusso di migranti provenienti dalla Libia e diretti in Italia ha registrato una leggera diminuzione nel corso del 2023, ma è fondamentale considerare la significativa disparità tra le regioni di Tripolitania e Cirenaica, controllate da governi rivali. Secondo gli ultimi dati ufficiali italiani visti da “Agenzia Nova”, il numero totale di migranti sbarcati in Italia dalla Libia al 31 dicembre 2023 è stato di circa 51.700, di cui 16.500 provenienti dalla regione orientale della Cirenaica e 35.200 dalla regione occidentale della Tripolitania. Si tratta effettivamente di una riduzione del 2,45 per cento rispetto ai circa 53 mila arrivi registrati nel 2022. Tuttavia, analizzando nel dettaglio, si nota un aumento degli sbarchi dalla Tripolitania, sotto il controllo del Governo di unità nazionale (Gun) guidato dal primo ministro Abdulhamid Dabaiba, che ha segnato un incremento dell’8,31 per cento nel 2023, rispetto ai 32.500 arrivi registrati nel 2022.

Al contrario, gli arrivi dalla Cirenaica hanno subito una significativa diminuzione del 19,51 per cento nell’anno precedente, con un totale di 20.500 arrivi dalla regione controllata dal generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl), colpita lo scorso settembre dal devastante ciclone subtropicale “Daniel”. Per ottenere una visione più completa dei flussi migratori via mare dalla Libia, è essenziale considerare non solo gli sbarchi in Italia, ma anche gli intercetti e i salvataggi effettuati dalle guardie costiere libiche. Da questa prospettiva, le recenti stime dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) suggeriscono un netto calo delle attività, accompagnato da un significativo aumento del numero di morti e dispersi lungo l’intera rotta del Mediterraneo centrale, che include anche la Tunisia. Nell’anno precedente, l’Oim ha registrato 17.025 migranti fermati in mare e riportati a terra, in diminuzione del 31,03 per cento rispetto ai 24.684 intercetti del 2022.

Tuttavia, il numero totale di vittime ha visto un aumento significativo, con 974 persone decedute e 1.372 risultanti disperse, per un totale di 2.346 vittime. Questo rappresenta un incremento del 70 per cento rispetto alle 1.377 vittime (529 morti e 848 dispersi) registrate nel 2022. Vale la pena sottolineare che il dossier migratorio è stato affrontato sabato scorso, 20 gennaio, nell’incontro a Istanbul tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il capo dello Stato turco, Recep Tayyip Erdogan. La Turchia, infatti, può vantare una forte influenza in Tripolitania, dove ha due basi militari: quella aerea di Al Watiya, situata a est di Tripoli e a circa 27 chilometri dal confine tunisino, e quella navale di Al Khums, a metà strada fra la capitale e la “città-Stato” di Misurata. Non solo. Gli istruttori e i consiglieri militari turchi hanno addestrato la Brigata 444, un gruppo armato noto nella Libia occidentale per la lotta al contrabbando e alla criminalità organizzata.

Domenica 21 gennaio, la stessa Brigata 444 ha inflitto un “colpo senza precedenti” ai contrabbandieri di carburante e trafficanti di esseri umani nel deserto. In un messaggio via Facebook, il gruppo armato libico legato alla Turchia ha annunciato il sequestro di “convogli di camion cisterne nel deserto che trasportavano carburante di contrabbando fuori dal Paese” e di “auto cariche di migranti irregolari che provenivano dall’estero per attraversare il mare”. La brigata libica comandata da Mahmoud Hamza, miliziano seguace dell’Islam salafita, ha denunciato la presenza di “bande internazionali organizzate provenienti da Etiopia, Eritrea e altri paesi nell’area desertica vicino al Fezzan, nel sud della Libia”. Il gruppo ha pubblicato su Facebook le immagini di almeno sette camion cisterna sequestrati e 12 fuoristrada del marchio Toyota. La Cirenaica dominata proprio da Haftar, a sua volta sostenuto dai mercenari del gruppo russo Wagner, sembra aver attraversato una marcata inversione di tendenza nel corso del 2023.

Nei primi mesi dell’anno scorso, la regione orientale della Libia aveva superato la Tripolitania per quanto riguarda le partenze dei migranti. Tuttavia, a partire dalla metà di giugno, dopo l’incontro tra la presidente Meloni e il generale Haftar a Roma e il tragico naufragio di Pylos, che ha causato la perdita di altre 600 vite provenienti da Tobruk, i flussi si sono significativamente ridotti fino a esaurirsi quasi completamente a settembre. Questo declino è stato accentuato dal ciclone subtropicale Daniel, che ha colpito le coste della Libia orientale, provocando migliaia di morti e gravi danni ai porti e alle imbarcazioni locali.

A ciò si aggiungono le espulsioni di massa, principalmente di cittadini sudanesi ed egiziani, ma non solo. Nel corso del 2023, il Servizio anti-immigrazione clandestina (Dcim) della regione orientale della Libia ha espulso complessivamente 7.706 immigrati clandestini solo dalla città di Tobruk. Questi includono 5.292 sudanesi, 1.045 egiziani, 510 pakistani, 481 ciadiani, 193 bengalesi, 104 siriani, 70 nigeriani, oltre a cinque yemeniti, quattro ghanesi, tre indiani, un tunisino, un etiope e un eritreo, come riportato dalla Dcim di Tobruk tramite il proprio profilo Facebook