M.O., INTESA ISRAELE-HAMAS VICINA PER LIBERARE PARTE DEGLI OSTAGGI

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 22/11/2023

Sul tema è intervenuto anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, affermando per un accordo mancherebbe molto poco

Un accordo tra Israele e il gruppo armato palestinese Hamas che prevede lo scambio di ostaggi per i detenuti palestinesi e un cessate il fuoco temporaneo sembra imminente, mentre aumentano le tensioni tra Israele, Arabia Saudita e Giordania. Ieri si sono susseguite le indiscrezioni e le dichiarazioni relative a un’imminente intesa per il rilascio di parte dei 240 ostaggi rapiti da Hamas lo scorso 7 ottobre, accordo che deve essere approvato dal governo israeliano che si riunisce in queste ore.

Secondo quanto riferisce il quotidiano israeliano “The Times of Israel”, Hamas avrebbe 210 ostaggi nelle sue mani, mentre una trentina sarebbe nelle mani di un altro gruppo armato palestinese, la Jihad islamica. Le parti avrebbero negoziato un accordo per il rilascio di circa 50 ostaggi, in gran parte donne e bambini, in cambio di un cessate il fuoco di quattro giorni a Gaza e della liberazione di 150-300 prigionieri palestinesi, oltre all’ingresso di carburante e altri beni nell’enclave, secondo i resoconti dei media israeliani. Altri media riferiscono che gli ostaggi liberati potrebbero essere 80. Secondo una fonte governativa citata dal “The Times of Israel” gli ostaggi non dovrebbero esse- re rilasciati tutti insieme, ma dilazionati in gruppi di 12-13 al giorno, se reggerà il cessate il fuoco.

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato ieri che Israele “sta facendo progressi” a proposito dell’accordo sul rilascio degli ostaggi detenuti dal movimento islamista palestinese Hamas nella Striscia di Gaza. Netanyahu ha detto: “Spero di avere presto buone notizie”.

Sul tema è intervenuto anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, affermando che un accordo per la liberazione di alcuni degli ostaggi catturati da Hamas dopo l’attacco sferrato il 7 ottobre scorso contro Israele è “molto vicino”. Ieri mattina, un membro del movimento islamista palestinese Hamas, Izzat al Rishq, ha affermato che nelle prossime ore potrebbe essere annunciato un accordo di cessate il fuoco mediato dal Qatar. Lo ha reso noto l’emittente panaraba di proprietà qatariota “Al Jazeera”, secondo cui l’accordo includerà anche “uno scambio di prigionieri per rilasciare le donne e i bambini palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane, in cambio di donne e bambini israeliani” tenuti in ostaggio da Hamas. Secondo quanto riferito da Al Rishq, la mediazione del Qatar permetterà anche l’accesso di aiuti umanitari nell’intera Striscia di Gaza e il trasferimento dei feriti in altri Paesi per essere curati. Il funzionario di Hamas ha anche dichiarato che “i collo- qui proseguono da settimane” ma il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, “sta prendendo tempo”.

I partiti israeliani di estrema destra, Sionismo religioso e Otzma Yehudit, si oppongono all’accordo con il gruppo palestinese Hamas sulla liberazione degli ostaggi nella sua forma attuale. Sionismo religioso, il partito guidato da Bezalel Smotrich, ha affermato che l’accordo proposto “è negativo e non deve essere accettato”, indicando che il partito sostiene il proseguimento della guerra fino alla completa distruzione di Hamas, alla restituzione di tutti gli ostaggi e all’eliminazione delle minacce rappresentate dalla Striscia di Gaza. Secondo il partito, Hamas e il suo leader Yahya Sinwar stanno proponendo l’accordo perché sono alla disperata ricerca di “giorni di tregua per potersi organizzare per continuare i combattimenti”. Per il partito di Smotrich, l’accordo abbandonerà gli ostaggi che non verranno liberati per un periodo di tempo indefinito, “alzerà il prezzo” del loro rilascio e darà ad Hamas l’opportunità di nasconderli più a lungo. Da parte sua, il partito Otzma Yehudit, guidato da Itamar Ben-Gvir, ha scritto che l’intesa deve includere il rilascio di tutti gli ostaggi.

Mentre l’accordo per il rilascio di parte degli ostaggi sembra sempre più vicino, sono risuona- te le sirene nel centro di Israele, in seguito al lancio di razzi dalla Striscia di Gaza. Nel nord di Israele si sono attivati i sistemi di allarme in seguito a una presunta infiltrazione con droni dal Libano meridionale. Intanto, il governo di Gaza (in mano al gruppo islamista palestinese Hamas) ha aggiornato a 14.128 il numero dei morti palestinesi, tra cui almeno 5.600 minori e 3.550 donne, dall’inizio del conflitto con Israele lo scorso 7 ottobre. I feriti sono almeno 33 mila. Sul piano operativo, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno dichiarato di aver circondato il campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza. Circa 20.000 abitanti di Gaza stanno evacuando ogni giorno verso sud, hanno detto le Idf, aggiungendo che per ora non potranno tornare, anche se le operazioni si dovessero spostare nel sud dell’enclave palestinese. Sul piano internazionale, il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, ha chiesto di fermare le esportazioni di armi a Israele.

Durante un vertice straordinario virtuale dei Paesi membri del gruppo Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), l’erede al trono saudita ha chiesto l’avvio di un processo di pace “serio e completo per la creazione di uno Stato palestinese lungo i confini del 1967”. Bin Salman ha ribadito che “non c’è modo di raggiungere la sicurezza e la stabilità in Palestina se non attraverso l’attuazione delle decisioni internazionali relative alla soluzione dei due Stati” e la condanna del suo Paese “all’offensiva di Israele nella Striscia di Gaza e allo sfollamento forzato dei palestinesi dall’enclave”. Infine, il principe ereditario ha auspicato “sforzi collettivi per fermare il deterioramento delle condizioni umanitarie a Gaza”.

La Commissione ha pubblicato i risultati della revisione dell’assistenza finanziaria dell’Ue ai territori palestinesi, annunciata due giorni dopo l’attacco terroristico di Hamas contro Israele il 7 ottobre. “L’Ue è il principale donatore internazionale di aiuti ai palestinesi. Dopo i terribili eventi del 7 ottobre era necessaria un’attenta revisione della nostra assistenza finanziaria. Questa revisione ha confermato che le salvaguardie in atto sono efficaci. Ora si sta lavorando alla progettazione del nostro futuro sostegno ai palestinesi in vista di una situazione in continua evoluzione”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “La revisione ha dimostrato che i controlli della Commissione e le salvaguardie esistenti, che sono state significativamente rafforzate negli ultimi anni, funzionano bene e non sono state trovate prove che il denaro sia stato deviato per scopi non voluti”, si legge in una nota della Commissione europea.