MALI, GLI SCONTRI FRA ESERCITOE TUAREG FRENANO IL PROCESSO DI PACE

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’altravoce dell’Italia – 14/09/2023

 È ormai guerra aperta in Mali tra i gruppi tuareg e le Forze armate maliane. Dopo che nei giorni scorsi il Coordina- mento dei movimenti Azawad (Cma) aveva accusato la giunta militare salita al potere dopo il duplice colpo di Stato del 2020 e 2021 di ripetute violazioni del cessate il fuoco, e aveva per questo annunciato l’intenzione di adottare tutte le “misure di legittima difesa” contro la giunta sull’intero territorio dell’Azawad (il nome con cui i tuareg identificano parte della regione settentrionale da loro rivendicata), martedì 12 settembre i suoi combattenti hanno strappato la città di Bourem alle Forze armate maliane (Fama). La località, dove le Fama sono affiancate dai contractor russi del gruppo paramilitare Wagner, è situata fra Gao e Timbuctù e ritenuta strategica perché all’intersezione di strade che portano – oltre che verso la capitale Bamako – da un lato verso il Niger, dall’altro all’Algeria.

L’esercito ha tuttavia annunciato solo poche ore dopo di aver ripreso il controllo della città grazie all’intervento aereo dell’aeronautica maliana. In una dichiarazione diffusa oggi, mercoledì 13 settembre, lo Stato maggiore delle Fama ha rivendicato l’uccisione di 46 combattenti tuareg e ha ammesso l’uccisione di dieci suoi militari nella battaglia per il controllo di Bourem. Il Cma, da parte sua, ha dichiarato di aver perso nove combattenti e di aver ucciso 97 soldati maliani, oltre ad aver requisito veicoli, armi e munizioni.

Poco prima dell’offensiva su Bourem, lo stesso Cma aveva dichiarato in un comunicato di essere ormai “in tempo di guerra” con la giunta militare al potere a Bamako. In un comunicato diffuso sui social nella tarda serata di lunedì 11 settembre, il Cma aveva inoltre esortato “tutti gli abitanti dell’Azawad” a “scendere in campo per contribuire allo sforzo bellico con l’obiettivo di difendere e proteggere la patria e riprendere così il controllo dell’intero territorio nazionale azawadiano”. Il Cma aveva quindi invitato i civili a stare lontani dalle posizioni dei “terroristi Fama/Wagner”.

Il Cma, a ben vedere, si era guardato bene dal parlare di una dichiarazione di guerra da parte sua, evocando piuttosto una “risposta di legittima difesa” a quella che è stata ritenuta “un’aggressione” dell’esercito nazionale maliano e dei mercenari Wagner.

La coalizione tuareg – che dal dicembre scorso è riunita nel Quadro strategico permanente per la pace, la sicurezza e lo sviluppo (Csp-Psd), nata con il dichiarato obiettivo di difendere il territorio dell’Azawad dalla crescente minaccia jihadista – è impegnata da tempo nel contrasto ai gruppi affiliati allo Stato islamico e ad al Qaeda che da un anno a questa parte si stanno spartendo le zone del Paese rimaste scoperte dopo il ritiro delle forze internazionali voluto dalla giunta golpista, completato a giugno del 2022.

L’escalation di attacchi armati nella regione aveva spinto lunedì scorso le autorità di Timbuctù, nel nord del Mali, a dichiarare un coprifuoco notturno (dalle 20 alle 6 del mattino), come misura di sicurezza. Rivolgendosi ai media locali, il governatore della città, Bakoun Kanté, aveva precisato che la misura resterà in vigore per un mese su tutta la regione omonima e potrà essere rinnovata.

La decisione segue quella, analoga, annunciata nei giorni scorsi dalle autorità della regione centrale di Gao: qui, oltre al coprifuoco notturno, il governatore militare Moussa Traoré ha vietato la circolazione nella zona di veicoli Land Cruiser, di frequente usati dai jihadisti per effettuare sanguinosi attacchi armati. Timbuctù è stata conquistata dai jihadisti del Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Jnim) – affiliato ad al Qaeda – a fine agosto, dopo che il comandante dello Jnim per la regione, Talha Abou Hind, ha dichiarato “guerra totale” allo Stato maliano.

I miliziani dello Jnim hanno imposto un blocco alla città e hanno di fatto “sequestrato” gli abitanti, vietando inoltre l’ingresso in città – considerata la “perla del deserto” saheliana – ai camion merci provenienti dall’Algeria, dalla Mauritania e dalla regione meridionale maliana di Mema. Nei giorni scorsi, inoltre, due razzi sono stati lanciati verso l’aeroporto della città mentre stava per atterrare un volo della compagnia di bandiera SkyMali.

Oltre a Timbuctù, i miliziani Jnim hanno preso di mira nelle ultime settimane anche la città di Ber, approfittando in questo caso del ritiro dei caschi blu Minusma dalla base militare locale, sollevando forti preoccupazioni per le successive fasi di ritiro in programma. La scorsa settimana i combattenti del Jnim hanno inoltre rivendicato un duplice attentato, colpendo prima un traghetto passeggeri sul fiume Niger, poi una postazione dell’esercito usata dalle forze Wagner a Bamba, nella regione centrale di Gao, che ha provocato almeno 110 morti e costretto le autorità a chiudere l’aeroporto di Gao, ugualmente coinvolto nell’azione jihadista.

I miliziani hanno fatto entrare quattro auto – due cariche di esplosivo e le altre di miliziani armati – nella cinta militare, fatto esplodere quelli che portavano ordigni all’ingresso del campo militare e si sono diretti con un terzo verso l’aeroporto, dove hanno ingaggiato uno scontro a fuoco con i militari ed i mercenari Wagner che è durato secondo alcune fonti un’ora, per altro più tempo. Verso le 11, i jihadisti hanno attaccato il battello della compagnia maliana Comanav che collegava Abakoira a Zorghoi.

Nella nota dello Jnim si afferma che “decine di soldati maliani e delle forze di Wagner” sono stati uccisi, diversi aerei e veicoli sono andati distrutti, e che gli scontri sono durati l’intera giornata. Il governo di Bamako ha sottolineato che la risposta dell’esercito maliano ha permesso di “neutralizzare circa 50 terroristi” e annunciato tre giorni di lutto nazionale, concluso domenica.