Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’altravoce dell’Italia – 12/09/2023
Lanciata in occasione del vertice del G20 di Nuova Delhi, in India, è una risposta alla Nuova via della seta (Belt and road initiative, Bri) della Cina
L’iniziativa del Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec), lanciata in occasione del vertice del G20 di Nuova Delhi, in India, è una risposta alla Nuova via della seta (Belt and road initiative, Bri) della Cina, ma ha anche l’obiettivo di favorire la ripresa delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita, caldeggiata dagli Stati Uniti, la cui portata storica sarebbe pari alla distensione tra Riad e Teheran mediata da Pechino lo scorso marzo. Da un lato, come ha sottolineato il suo primo ministro Benjamin Netanyahu, Israele sarà uno dei Paesi coinvolti nel progetto, in virtù della sua posizione strategica sul Mediterraneo. Dall’altro, i negoziati per l’Imec sono stati possibili solo in virtù di una distensione tra l’amministrazione del presidente Joe Biden e l’erede al trono saudita, Mohammed bin Salman, suggellata dalla calorosa stretta di mano tra i due in occasione della presentazione dell’iniziativa. Un gesto che stride con il gelo che finora aveva caratterizzato i rapporti tra Wa- shington e Riad, avvelenati dalle accuse della Cia a Mohammed bin Salman per il ruolo avuto nell’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi nel 2018, dal braccio di ferro sul tetto alla produzione di greggio (l’Arabia Saudita, secondo la Casa Bianca, ha aiutato in questi anni la Russia a sopportare gli effetti delle sanzioni internazionali tenendo artificialmente alto il prezzo del petrolio) e dai crescenti rapporti tra Riad e Pechino, che hanno prodotto lo scorso marzo uno storico accordo per la ripresa delle relazioni diplomatiche tra l’Arabia Saudita e l’Iran.
Seppur non del tutto superate, le tensioni di questi ultimi anni sembrano ora in via di allentamento. Tanto più che ieri il quotidiano “Wall Street Journal” ha riferito che Stati Uniti e Arabia Saudita starebbero lavorando anche a un accordo per collabo- rare nel campo strategico delle terre rare e dei minerali critici, sfidando la Cina in Africa per l’approvvigionamento di cobalto, litio e altri metalli fondamentali per la produzione di batterie ricaricabili agli ioni di litio che servono ad alimentare auto elettriche, computer e smartphone. Secondo Amos Hochstein, nominato da Biden coordinatore speciale Usa per le Infrastrutture globali e la Sicurezza energetica, il progetto del corridoio economico è così destinato a “cambiare il Medio Oriente”. In un’intervista all’emittente “Al Arabiya”, il funzionario ha definito l’iniziativa “un piano ambizioso” e ha ricordato come Washington vi abbia lavorato “per mesi”. Il corridoio comprenderà un’infrastruttura per il trasporto di energia pulita, un collegamento ferroviario tra i porti strategici dall’Asia al Medio Oriente e un sistema di rotte marittime. Questi ultimi due, inoltre, saranno articolati in un “corridoio orientale” dall’Asia al Golfo Persico, e in un “corridoio occidentale” dal Golfo all’Europa.
Un’ ossatura, dunque, non troppo differente da quella dell’iniziativa cinese della Nuova via della seta. I Paesi che ne guideranno la realizzazione, per la quale il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, ha chiesto di accelerare i tempi, sono, oltre a Usa e Arabia Saudita, l’India, gli Stati membri dell’Unione europea e gli Emirati Arabi Uniti, che hanno preso parte ad alcune sessioni di lavoro del G20 di Nuova Delhi come “ospite d’onore”. La delegazione emiratina, guidata dal presidente Mohammed bin Zayed, ha assistito all’annuncio del progetto da parte di Mohammed bin Salman. La partecipa- zione di Abu Dhabi al G20, del resto, è in linea con la strategia di crescente intensificazione delle relazioni economiche e commerciali con i Paesi dell’Asia, come dimostra la presenza, lo scorso 5 settembre a Giacarta, al vertice dell’Associa- zione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean). Non è chiaro, al momento, se l’adesione all’Imec comporti, per le due monarchie del Golfo, una scelta di campo a favore degli Stati Uniti nella partita con la Cina per la supremazia globale.
Del resto, Riad e Abu Dhabi figurano ancora tra i principali partner commerciali della Cina nella regione. Di recente, anzi, il fondo sovrano emiratino Mubadala ha annunciato l’apertura di una filiale a Pechino, e quasi simultaneamente Bank of China (la quarta maggiore banca pubblica di Pechino) ha annunciato l’apertura di una sua filiale in Arabia Saudita. Tra le due monarchie e la Cina, negli ultimi mesi, si era intensificata anche la cooperazione sul piano militare e della difesa, con le esercitazioni congiunte sino-emiratine Falcon Shield 2023, effettuate lo scorso agosto, e con l’accordo del giugno 2022 tra Pechino e Riad per la produzione di droni da guerra nel Regno. Per il momento, il corridoio di transito intercontinentale annunciato lo scorso sabato da Mohammed bin Salman sembra comunque rafforzare la posizione di Arabia Saudita ed Emirati come partner energetici indispensabili a livello internazionale, al di là della produzione di idrocarburi, dalla cui dipendenza cercano entrambi l’emancipazione. Lo stesso principe ereditario saudita, nell’annunciare il relativo protocollo d’intesa sul quale si basa il progetto, ha sottolineato che uno degli obiettivi primari è garantire la sicurezza energetica globale, mentre ai Paesi coinvolti (circa 52, tra i quali figura anche la Giordania, ma nessuna menzione è stata fatta della Turchia) si offre l’opportunità di creare un numero consistente di posti di lavoro a lungo termine. “Sarà il collegamento più diretto ad oggi tra l’India, il Golfo Persico e l’Europa”, ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “un ponte verde e digita- le che attraversa continenti e civiltà. La linea ferroviaria renderà gli scambi tra India ed Europa più veloci del 40 per cento”. Analogamente, il consigliere Usa per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha affermato che la realizzazione del progetto comporterà un’integrazione regionale che recherà benefici pratici.